SOCIETÀ

La ricetta per una salute pubblica migliore: "Curare la povertà"

Non era ancora vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno Matteo Salvini quando poche settimane fa, nel corso di un incontro con il presidente della Republica, aveva pronunciato queste parole: “Senza un lavoro stabile non c’è prospettiva, famiglia, figli. Non è possibile che il 20% degli italiani usi psicofarmaci, spesso per mancanza di speranza, fiducia, prospettive”, mettendo così in relazione il consumo di psicofarmaci con la situazione politica e sociale del Paese. In Italia rispetto al passato, l’utilizzo di questi farmaci è in aumento, lo riferisce il Rapporto sulla salute mentale (2016)pubblicato dal ministero della Salute.

Secondo definizione medica, lo psicofarmaco è un medicinale che agisce sul sistema nervoso centrale modulando i sintomi di diversi disturbi mentali. I più comunemente utilizzati nella pratica clinica sono i neurolettici, gli antidepressivi, gli stabilizzatori dell’umore, gli ansiolitici e alcuni antiepilettici. L’analisi del ministero raccoglie i dati relativi alla situazione italiana facendo riferimento nello specifico a pazienti che nell’arco di un anno hanno avuto almeno un contatto con i servizi psichiatrici pubblici o privati accreditati ed escludendo invece tutte quelle persone con disagio psichico che, non rivolgendosi a servizi accreditati, vengono trattate nella medicina di base o in ambito privato. Dalla fotografia che ne ha fatto il ministero, nel nostro Paese chi si rivolge ai servizi psichiatrici ha, nella maggioranza dei casi, tra i 45 e i 54 anni, è soprattutto donna (54%), è per lo più coniugato, possiede un titolo di studio medio basso, ed è professionalmente occupato. Per quanto riguarda le patologie, invece, i disturbi maggiormente trattati sono per gli uomini quelli schizofrenici e di personalità, i disturbi da abuso di sostanze e il ritardo mentale mentre per le donne i disturbi affettivi, nevrotici e depressivi. Con un’incidenza di 15,7 casi su 10.000 abitanti, la patologia mentale più comune in Italia è proprio la depressione e a soffrirne sono soprattutto le donne. Una malattia questa molto diffusa anche nel resto del mondo che, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, colpisce circa 300 milioni di persone, il 18% in più rispetto al 2005.

La patologia mentale più comune in Italia è proprio la depressione e a soffrirne sono soprattutto le donne

Nel 2016 le persone con problemi di salute mentale assistite dai servizi specialistici del territorio sono state in Italia oltre 800.000 (l’anno precedente erano circa 770.000). Per quanto riguarda il consumo di farmaci invece, solo per gli antidepressivi nello stesso anno nel nostro Paese sono stati spesi quasi 340 milioni di euro. In generale le persone trattate con questa tipologia di medicinale sono state oltre 8 milioni per una spesa totale di oltre 525 milioni di euro. Ma il costo della salute mentale non è legato soltanto al consumo dei farmaci. In Italia in salute mentale si investe ancora poco, circa il 3,5% della spesa sanitaria totale a fronte di percentuali del 10 – 15% di altri Paesi europei, come Francia, Germania e Inghilterra. E i numeri parlano chiaro anche per quanto riguarda il personale sanitario. Il nostro Paese, con circa 10 psichiatri  e 27 infermieri ogni 100.000 persone,  si posiziona al di sotto di Paesi come il Regno Unito che conta invece per lo stesso numero di persone 14 psichiatri e 67 infermieri, la Grecia con 14 psichiatri e 50 infermieri, l’Estonia, gli Stati Uniti e molti altri ancora.

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