SCIENZA E RICERCA

In salute in movimento. L'esercizio fisico come medicina (non solo preventiva)

Spesso quando si parla dei benefici dell’attività fisica e della riduzione della sedentarietà l’accento è posto sul mantenimento di benessere e salute, sull’importanza di rimanere in forma ed evitare l’accumulo di eccesso ponderale e lo sviluppo di molte patologie croniche, tipiche della nostra era. Si tende quindi a sottolineare il ruolo dello sport e dell’esercizio in termini di prevenzione primaria, come strumento per evitare l’insorgere di malattie che dipendono, almeno in parte, da fattori modificabili, come lo stile di vita.

E’ però altrettanto importante che maturi una piena consapevolezza della funzione dell’attività fisica anche sulle persone che già presentano comorbidità. Una pratica motoria individualizzata, prescritta dal medico e svolta anche sotto la guida di professionisti del settore, potrebbe rappresentare per questi pazienti un vero e proprio supporto terapeutico in grado di migliorare la prognosi e di avere un impatto positivo anche sulla qualità della vita più in generale.

Sarebbe quindi importante riuscire a diffondere la cultura dell’esercizio fisico su tutta la popolazione e in ogni fascia di età. Restringendo lo sguardo all'Italia i dati Istat, relativi al 2019, ci dicono che a praticare sport in modo continuativo è il 26,6% della popolazione, l’8,4% lo fa in modo saltuario e il 29,4% svolge solo qualche attività fisica. Questo significa che nel nostro Paese oltre un terzo delle persone, precisamente il 35,9%, non pratica alcun tipo di sport o di attività motoria, con numeri ancora superiori nelle regioni del Centro-sud e nelle isole.

Negli ultimi mesi Il Bo Live ha pubblicato diversi approfondimenti dedicati al rapporto tra esercizio fisico e salute: siamo partiti dall’impatto che Covid-19 ha avuto sulla possibilità di svolgere attività motorie. Le misure di contenimento, soprattutto nel primo anno di pandemia, hanno favorito la sedentarietà, sia perché il lavoro è stato spesso svolto da casa, sia perché la chiusura prolungata di palestre, piscine e centri sportivi ha limitato la possibilità di praticare attività fisica.

In seguito ci siamo soffermati sui benefici dello sport tra le persone che hanno specifici problemi di salute: alcuni (purtroppo) abbastanza comuni, come sovrappeso e obesità, altri più rari ma complessi da gestire, come le condizioni che possono arrivare a rendere necessario un trapianto di organo. E più di recente abbiamo affrontato il fenomeno delle morti improvvise negli atleti, un ambito che ha nell'università di Padova un punto di riferimento a livello internazionale.

Praticare sport in modo regolare è un tassello fondamentale di quello che viene definito uno stile di vita sano. Ma c'è di più: l'approccio secondo cui l'esercizio fisico può essere considerato come un farmaco è sorretto da evidenze sempre più robuste e anche l'Organizzazione mondiale della sanità ha inserito nelle linee guida aggiornate nel 2020 la raccomandazione che tutte le persone adulte, compresi gli anziani, svolgano una quantità di attività fisica di moderata intensità tra i 150 e i 300 minuti settimanali o tra i 75 e i 150 se l'esercizio è più vigoroso.

Il documento è in continuità con le precedenti raccomandazioni ma, oltre a ribadire alcuni messaggi chiave, propone aggiornamenti mirati, a seconda delle diverse classi di età, su quantità e tipo di attività fisica che occorre svolgere per ottenere benefici significativi e ridurre i rischi per la salute. In linea generale sappiamo che l'esercizio fisico riduce il rischio di mortalità per tutte le cause e anche quella correlata a patologie cardiovascolari e questo, ricorda l'Istituto superiore di sanità, vale non solo nella popolazione generale, ma anche in persone con fattori di rischio coronarici e nei cardiopatici. 

Le patologie croniche per le quali l'attività fisica si è dimostrata efficace sono numerose ma per ottenere i risultati migliori (e per evitare rischi) è importante che l'esercizio sia personalizzato. Prescritto cioè da un medico che ha il compito di individuare il tipo di attività più indicata e la "dose": proprio come accade per la somministrazione di un farmaco.

Gli esperti dell’American College of Sport Medicine sostengono da tempo questo approccio e ne incentivano la diffusione attraverso il programma Exercise is Medicine che ha la finalità di "rendere la valutazione e la promozione dell'attività fisica uno standard nell'assistenza clinica". Recentemente questa iniziativa sanitaria globale ha compiuto un ulteriore passo avanti anche nel nostro Paese con il lancio del sito web Exercise is Medicine Italy e tutto questo accade nell'anno in cui sarà proprio la città di Padova ad ospitare il decimo congresso europeo dell'European Initiative for Exercise is Medicine. 

Abbiamo quindi fatto il punto con il professor Andrea Ermolao, direttore dell’unità operativa complessa di Medicina dello sport dell’azienda ospedaliera dell'università di Padova e della scuola di specializzazione in Medicina dello sport e dell'esercizio fisico dello stesso ateneo.

L'intervista completa al professor Andrea Ermolao. Servizio, riprese e montaggio di Barbara Paknazar

"L’importanza dell’attività fisica per la salute dell’uomo - introduce il professor Andrea Ermolao - è nota ormai da millenni: possiamo ricordare una frase di Ippocrate che diceva “se potessimo dare ad ogni persona il giusto nutrimento e la giusta quantità di attività fisica avremmo trovato la strada per la salute”. All’inizio chiaramente questa frase era supportata solo da evidenze empiriche ma a distanza di 2500 anni la scienza ha dimostrato che l’attività fisica e l’esercizio possono essere una vera e propria medicina per tutta la popolazione e per molte tipologie di patologie".

"Nell’ultimo mezzo secolo, e ancor di più negli ultimi 20 anni, sono stati realizzati molti studi sull’importanza dell’attività fisica per la salute dell’uomo e hanno evidenziato l’importanza di tre concetti: quello di attività fisica, di sedentarietà e di capacità funzionale. Il primo viene chiamato dagli anglosassoni vital sign, quindi un segno vitale, perché la quantità di attività fisica è risultata essere un importante predittore di mortalità cardiovascolare per qualsiasi causa, oltre che predittore di sviluppo di patologie. Lo stesso vale per la sedentarietà che va intesa come la quantità di ore che trascorriamo seduti ogni giorno e che ha un effetto deleterio sul nostro organismo. Il terzo concetto importante è la capacità funzionale che può essere valutata con gli ergometri e che sostanzialmente esprime la capacità lavorativa di un soggetto nel compimento di uno sforzo. Sono tre variabili molto importanti che hanno un forte peso nel determinare lo stato di salute di una persona", spiega il direttore dell'unità di medicina dello Sport dell'azienda ospedaliera dell'università di Padova.

Una pillola... di esercizio

L'esercizio fisico apporta poi benefici non solo in termini di prevenzione delle patologie ma anche quando i problemi di salute sono già presenti (soprattutto patologie croniche molto diffuse tra la popolazione). "In particolare l’esercizio si è dimostrato efficace sia nella prevenzione primaria, quindi per evitare lo sviluppo di alcune patologie, soprattutto quelle croniche della nostra era, ma anche per la prevenzione secondaria e terziaria, cioè quando ci sono fattori di rischio e le patologie iniziano ad presenti, o per limitarne l’impatto quando esse siano già sviluppate e stanno dando effetti deleteri sull’organismo. Oggi sappiamo che una quarantina di patologie croniche, tra le più frequenti a livello mondiale, possono beneficiare dell’attività fisica. Pensiamo alle patologie metaboliche, come obesità, diabete, sindrome metabolica, steatosi epatica, ma anche a quelle cardiovascolari come ipertensione, cardiopatia ischemica, ictus. E poi patologie di tipo neurologico come demenza senile e Alzeihmer o neoplasie come il carcinoma mammario e quello del colon. O ancora patologie psichiatriche come forme depressive e di ansia. In tutte queste situazioni le evidenze di efficacia da parte dell’esercizio fisico oggi sono robuste", conferma il professor Ermolao.

Ma quali sono le ragioni che spiegano l’efficacia così ampia dell’esercizio su questa gamma di patologie? "Il motivo - entra nel merito il direttore dell'unità di medicina dello Sport dell'azienda ospedaliera dell'università di Padova - è che l’esercizio agisce attraverso molti meccanismi, parecchi dei quali sono ben noti mentre altri devono ancora essere approfonditi. Un primo meccanismo è il fatto che contrasta l’accumulo di adiposità a livello viscerale, che sappiamo essere un fattore causale di molte patologie croniche: si esplica attraverso la presenza di uno stato infiammatorio cronico di basso grado e se è prolungato nel tempo provoca lo sviluppo di queste patologie. Ci sono poi altri meccanismi molto importanti come l’effetto sulla sensibilità insulinica, che è importante non solo per il diabete ma anche per tante altre condizioni. Il lavoro sulla massa muscolare, con tutti gli effetti che il muscolo esplica attraverso la produzione di miochine, favorisce uno stato di benessere sul nostro organismo. Altri meccanismi sono il miglioramento della funzione immunitaria e il contrasto dello stato ossidativo. Processi che agiscono in modo sinergico e riescono ad avere questo effetto così esteso".

Il problema è riuscire a diffondere l’esercizio su tutta la popolazione visto che circa un terzo degli italiani non svolge un’adeguata quantità di attività fisica. Le ragioni, osserva il docente, sono molteplici: in parte bisogna promuovere la cultura dell’attività fisica a scopo salutare ma "sono anche gli stessi medici che dovrebbero imparare a prescrivere l’esercizio. In secondo luogo i policy makers dovrebbero affrontare il problema dedicando maggiore attenzione alla prevenzione e le evidenze scientifiche ci dicono che in questo modo si potrebbero anche ottenere risparmi rilevanti sulla spesa sanitaria.

Un terzo aspetto riguarda i singoli individui: malgrado si sappia che l’esercizio fa bene, l’importanza di un’attività fisica strutturata e personalizzata non è ancora ben nota. Da questo punto di vista ci dovrebbe essere un’azione globale che coinvolge tutti gli stakeholders".

L'iniziativa Exercise is Medicine

La prescrizione di attività fisica nel giusto “dosaggio” è altamente efficace per la prevenzione, il trattamento e la gestione di oltre 40 delle più comuni patologie croniche riscontrate nella pratica clinica, ricorda l'iniziativa Exercise is Medicine sul proprio sito. 

"E' nata nel 2007 negli Stati Uniti ad opera dell’American Medical Association e dell’American College of Sports Medicine, che è la maggiore società scientifica di medicina dello sport americana, e dell’Office del Surgeon General". Nel 2015 è stata fondata la divisione europea (European Initiative for Exercise in Medicine) e complessivamente l'iniziativa è oggi "diffusa in circa 40 Paesi di tutti i continenti e l'obiettivo è sopperire e colmare questo gap tra le evidenze scientifiche e il fatto che nella realtà quotidiana molte persone non praticano alcuna attività fisica", spiega il professor Ermolao. 

"Nell’idea dell’Exercise is Medicine l’esercizio deve essere concepito come un farmaco prescritto dal medico. Quindi un primo obiettivo è convincere tutti i medici a prescivere l’attività fisica in forma scritta e individualizzata. E’ molto importante che l’esercizio sia su misura del paziente, soprattutto nel caso di persone che presentano patologie croniche e hanno diverse comorbidità che possono avere anche delle controindicazioni ad alcuni esercizi o ad alcune intensità di esercizio".

Exercise is Medicine Italy e il decimo congresso europeo in programma a Padova ad ottobre 

"In Italia questa iniziativa è stata portata avanti proprio a Padova, dal dipartimento di Medicina, in collaborazione con altre università, enti e società scientifiche. L’auspicio è il massimo coinvolgimento perché è un progetto che vuole essere inclusivo proprio con lo scopo di diffondere la cultura dell’attività fisica come terapia. Per l’università è quindi anche uno scopo di terza missione. Vogliamo informare non solo le persone che stanno bene e che devono continuare a stare bene anche attraverso l’esercizio fisico, ma anche coloro che hanno patologie croniche e spesso pensano di non poter svolgere attività motoria proprio a causa della loro patologia, quando invece la loro patologia è proprio il motivo per cui dovrebbero iniziare a praticare l’esercizio. L’attività personalizzata può infatti dare un contributo importante a questi pazienti non solo in termini di prognosi ma anche di qualità della vita e di funzione fisica".

Recentemente è stato aperto il sito dell'iniziativa italiana e si propone come uno spazio informativo che mette in comunicazione medici, professionisti della salute in generale, pazienti e persone che possono beneficiare dell’attività fisica. Ci sono schede illustrative con suggerimenti pratici sulle tipologie di attività (di tipo aerobico oppure orientate allo sviluppo della forza o di flessibilità ed equilibrio) che possono essere svolte a seconda delle diverse patologie, ma anche consigli e precauzioni. Il sito si rivolge però anche al medico che prescrive l’esercizio affinché possa sapere quali sono i professionisti sul territorio che hanno le competenze specifiche per la patologia di cui soffre il loro paziente. "In Veneto la creazione delle rete di palestra salute potrebbe essere di importante supporto per questa iniziativa. Sono strutture che riconoscono la presenza di un professionista specifico, che è il kinesiolgo specialista in attività motoria preventiva e adattata. Occorrono poi percorsi di prescrizione cha vanno dall’ospedale al territorio, dai medici alle palestre e quindi alle persone che possono beneficiare da queste indicazioni", afferma il professor Andrea Ermolao.

E Padova ospiterà dal 27 al 29 ottobre il decimo congresso dell'European Initiative for Exercise in Medicine: l'appuntamento è all'Orto botanico e l'appuntamento è rivolto, come spiega il professor Ermolao, ai colleghi delle università, stakeholders, policy makers ma anche a tutti i cittadini.

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