SCIENZA E RICERCA

Inquinamento acustico sottomarino: la sfida per la mitigazione nell'Adriatico

“La United Nations Convention on the Law of the Sea riconosce il rumore sottomarino come un inquinante di interesse internazionale, mentre la Marine Strategy Framework Directive impone agli Stati membri dell’UE di monitorarlo e mitigarlo per il raggiungimento del buono stato ambientale del mare”. La pagina dedicata a UNDERSEA, UNDerwatER Soundscape bEyond Ais, contiene le premesse e la sostanza del progetto CNR IRBIM (Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine), avviato nel febbraio scorso, sotto la guida dell’Istituto di Scienze marine e all'interno del programma Interreg Italia/Croazia. Trasporto marittimo, turismo, pesca, sfruttamento delle risorse: queste attività producono “suoni che possono avere effetti dannosi sulla fauna marina. E i livelli di rumore nelle acque dell’UE, in particolare nel Mare Adriatico, sono raddoppiati tra il 2014 e il 2019”. Andiamo con ordine. Cosa si intende per inquinamento acustico in mare? Non tutti i suoni del mare lo provocano. “L'inquinamento acustico sottomarino è sempre generato dall'essere umano: nello specifico, in questo caso, noi ci occupiamo del rumore continuo generato da vari tipi di imbarcazioni”, spiega a Il Bo Live Iole Leonori, ricercatrice ed esperta di acustica marina, in prima linea nel progetto di ricerca al centro di questo approfondimento. “Ma le nostre registrazioni ci riportano anche i dati relativi a suoni di origine ambientale, penso alla pioggia, e segnali biologici di pesci e mammiferi marini, tutti gli organismi che emettono suoni in acqua".

La riduzione e la mitigazione dell’inquinamento acustico marino rappresenta una vera e propria sfida e per questo richiede un approccio mirato e transnazionale. “UNDERSEA segue il progetto precedente, Soundscape, avviato nel 2019 e concluso nel 2021, con cui abbiamo iniziato la raccolta di informazioni sui segnali presenti nell'Adriatico avviando un monitoraggio del rumore sottomarino, in particolare nel nord dell'Adriatico, grazie all'attivazione di una rete di nove stazioni caratterizzate da differenti condizioni naturali e pressioni antropiche. A me è stata affidata la stazione di Ancona”. 

Tra Italia e Croazia, partendo da Venezia, Rimini, Ancona, Trieste, e poi Susak (Susak Lošinj), Lussino (in croato: Lošinj), Zuri (in croato: Žirje), Spalato (in croato: Split) e la piattaforma Ivana D a largo di Pola/Pula (affondata nel 2020 e sostituita da Ivana E), ora con UNDERSEA l'area di interesse è stata estesa a tutto l'Adriatico. I temi di ricerca esplorati riguardano gli impatti antropici su biota ed ecosistemi marini e lagunari - “per comprendere e mitigare le conseguenze dell’impatto e valutare lo stato di salute del mare” - e la tecnologia della pesca e la bioacustica marina, con obiettivi perseguiti “attraverso progettazione, sviluppo in laboratorio e test finale in campo di tecnologie e attrezzi innovativi in grado di migliorare l’efficienza di pesca e la selettività e di ridurre l’impatto delle attività di pesca sul biota e sui fondali”.

Lo scopo è quello di ottenere una mappa di distribuzione del rumore in tutto l'Adriatico, condividere le informazioni e permettere di attivare, poi, efficaci misure di mitigazione

Grazie alla raccolta dati avviata cinque anni fa, oggi i ricercatori possono già contare su informazioni preziose e diversificate a seconda della stazione presa in esame. Spiega Leonori: “La nostra stazione si trova di fronte al Monte Conero, a sud di Ancona, vicino a Sirolo: si tratta di una stazione particolarmente silenziosa, in cui l'inquinamento acustico risulta abbastanza ridotto, perché è lontana dal porto. Qui siamo riusciti a captare anche molti suoni biologici. Stiamo elaborando i dati e sono in corso di realizzazione una tesi e un dottorato di ricerca con l'ateneo di Bologna”.

Le informazioni raccolte grazie ad UNDERSEA “ci permetteranno di osservarne l'evoluzione: lo scopo è quello di ottenere una mappa di distribuzione del rumore in tutto l'Adriatico, condividere le informazioni e permettere di attivare, poi, efficaci misure di mitigazione”. E Leonori continua: “Nell'ambito della Marine strategy il descrittore 11 riguarda proprio i rumori: dunque, stiamo contribuendo a raggiungere il fine del buono stato ambientale. Forniremo informazioni sui livelli di pressione del rumore e questi dati verranno confrontati con la mappa di distribuzione delle specie più sensibili, i cetacei, per riuscire infine a ottenere una riduzione del rumore almeno in alcune aree. Come? Per esempio diminuendo la velocità delle imbarcazioni”. 

Si diceva, l'attenzione dei ricercatori è rivolta all'effetto del rumore continuo: “In particolare, affrontiamo il problema delle sorgenti rumorose, il rumore che viene prodotto dalla imbarcazioni da pesca, considerandone tutte le fasi: pensiamo allo strascico, che genera un inquinamento acustico importante. E poi vanno considerati i traghetti. Venezia, nello specifico, dovrà acquisire anche il rumore delle piccole imbarcazioni da diporto”. Per quanto riguarda l'identificazione delle imbarcazioni, oltre al sistema di identificazione automatica (Ais), con il nuovo progetto si potranno utilizzare anche dati da sistema satellitare, attraverso cui “potremo identificare anche le imbarcazioni più piccole, prive di Ais, riuscendo così a caratterizzare il rumore di diversi tipi di imbarcazioni”.  

Guarda il video di Internazionale. Realizzato da Elisabetta Zavoli e Francesco Martinelli. Elaborazione dati di Michol Ghezzo Ismar-CNR, Venezia.


UNDERSEA è coordinato dal CNR, sotto la guida dell’Istituto di Scienze marine, e vede la partecipazione di 7 partner e 2 partner associati.

Partner di progetto: Consiglio Nazionale delle Ricerche (Coordinatore), Blue World Institute of Marine Research and Conservation (Croazia), Istituto di Pesca e Oceanografia (Croazia), ARPA Friuli Venezia Giulia (Italia), Fondazione Cetacea (Italia), ARPA Puglia(Italia), Istituto Pubblico per la Gestione delle Aree Naturali Protette della regione di Dubrovnik-Neretva (Croazia), Museo Croato di Storia Naturale (Croazia). A questi si aggiungono i partner associati: Regionalna razvojna agencija Dubrovačkoneretvanske Županije (Croazia), Regione Emilia Romagna (Italia)

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