Mangiare troppo formaggio aumenta davvero il rischio di avere incubi?

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Un uomo corre a perdifiato lungo una strada che diventa sempre più stretta e che si annoda vorticosamente su se stessa fino a sembrare un tunnel. Una donna, impiegata in un centralino, viene letteralmente sommersa da una montagna di numeri sbagliati. Poi, per fortuna, entrambi si svegliano dai rispettivi incubi, attribuendo la colpa di quell’esperienza spiacevole all’aver mangiato troppo formaggio.
Queste situazioni, tratte da un fumetto di inizio Novecento dal titolo Dream of the rarebit field (opera dell’artista statunitense Windsor McCay) riflettono la convinzione piuttosto diffusa che determinati cibi aumentino la probabilità di fare sogni strani, inquietanti o spaventosi. Ma è davvero così?
Questa domanda se la sono posta anche gli autori di un recente studio, pubblicato su Frontiers in Psychology con la prima firma di Tore Nielsen, professore all’università di Montreal, e direttore del Dream and night laboratory del Center for advanced research in sleep medicine. L’indagine non era progettata per individuare relazioni di causa-effetto tra cibo e sogni, ma dai dati raccolti emergono alcune correlazioni interessanti riguardanti, in particolare, il consumo di alcuni alimenti (tra cui, come suggeriva McCay, anche i latticini), le intolleranze alimentari e una maggiore frequenza di incubi.
Come ricordano gli autori in una presentazione del loro recente lavoro su The Conversation, l’idea che ciò che mangiamo possa influenzare i nostri sogni è radicata nell’immaginario comune da molto tempo e le ragioni potenzialmente in grado di spiegare questa percezione sono diverse: è possibile che alcuni cibi abbiano effetti diretti specifici sui sogni, ma potrebbe anche darsi che siano determinati disturbi gastrointestinali – causati, magari, da allergie o intolleranze – a disturbare il sonno e, di conseguenza i sogni; ma anche l’ansia e le preoccupazioni di sperimentare reazioni allergiche a causa di intolleranze alimentari potrebbero interferire con la qualità del sonno e aumentare il rischio di avere incubi, come hanno suggerito alcuni studi sull’argomento.
Nel tempo sono state raccolte diverse evidenze scientifiche sulla connessione tra il microbioma intestinale e il sistema nervoso centrale. Un collegamento che in letteratura è stato definito come asse intestino-cervello (gut-brain axis).
Alcuni studi hanno approfondito, in particolare, gli effetti dell’alimentazione e di cibi specifici sulla qualità del sonno. È stata indagata, ad esempio, l’associazione tra l’alto consumo di grassi e zuccheri e un sonno poco ristoratore; altre ricerche suggeriscono invece che la frutta e la verdura aiutino a dormire meglio. Nielsen e coautori segnalano come la letteratura sia ancora limitata per quanto riguarda invece il rapporto dieta e sogni. Ripercorrono quindi i risultati di alcuni studi precedenti, che suggerivano che un’alimentazione a base di cibo biologicoe il consumo di molta frutta migliorinoil contenuto e la vividezza dei sogni.
Nielsen stesso aveva già affrontato la questione insieme al collega Russell Arnold Powell, oggi professore emerito in psicologia alla MacEwan University; nel 2015 i due studiosi avevano indagato, in particolare, la percezione di 396 studenti universitari riguardo alla relazione tra cibo e sogni. Circa il 18% dei partecipanti erano convinti che il consumo di alcuni alimenti influenzasse i sogni riconducendo, in particolare, il consumo di latticini a una maggiore probabilità di avere incubi.

A distanza di dieci anni da quel risultato, Nielsen e Powell sono tornati ad approfondire l’argomento attraverso un sondaggio sottoposto a 1082 studenti e studentesse di psicologia in Canada, ai quali sono state rivolte domande riguardanti le abitudini alimentari, lo stato di salute, la qualità del sonno e dei sogni.
Il 40,2% del campione riteneva che il consumo di alcuni alimenti influenzasse la qualità del sonno in positivo (secondo il 20,1% dei partecipanti) o in negativo (24,7%).
In particolare, gli studenti e le studentesse con un’intolleranza al lattosio erano più propensi a credere che specifici alimenti li facessero dormire peggio.
Tra i cibi considerati maggiormente responsabili di un sonno di scarsa qualità troviamo i dolci (ritenuti dannosi, da questo punto di vista, dal 22,7% dei partecipanti) le pietanze piccanti (19,5%) e i latticini (15,7%); chi invece ha notato un miglioramento del sonno legato alla dieta ha attribuito questo effetto positivo alla frutta (17,6% del campione), alle tisane di erbe (13,4%) o alle verdure (l’11,8%).
Solo il 5,5% del campione (cioè 59 persone) riteneva che il cibo avesse un impatto sui sogni, riconducendo in particolare il consumo di dolci e di latticini a una maggiore possibilità di avere incubi. Anche in questo caso, erano soprattutto le persone con sensibilità alimentari a riferire questo problema. In particolare, chi collegava certi cibi agli incubi aveva infatti una probabilità tre volte maggiore di essere intollerante al glutine e una doppia di soffrire di allergie alimentari.
“In sintesi – scrivono Nielsen e coautori – i partecipanti con allergie alimentari e intolleranza al glutine avevano maggiori probabilità di riferire che il cibo influenza i sogni, mentre quelli con intolleranza al lattosio avevano maggiori probabilità di riferire che il cibo peggiora il sonno”.
Gli studenti e le studentesse con sensibilità alimentari erano quelli che tendevano più spesso a fare incubi e sogni ansiogeni in generale, una condizione a sua volta correlata a una maggiore prevalenza di disturbi gastrointestinali, dolore addominale e gonfiore. Questo – suggeriscono i ricercatori – apre la possibilità che le esperienze oniriche spiacevoli non siano causate direttamente da alcuni alimenti, ma piuttosto dai fastidi gastrointestinali che quei cibi provocano.
Nielsen e coautori hanno individuato anche altre correlazioni: hanno notato, ad esempio, che le persone che seguivano un’alimentazione più sana e mangiavano poco la sera si ricordavano meglio i sogni; al contrario, chi riferiva una dieta poco salutare e affermava di mangiare molto prima di andare a dormire soffriva maggiormente di disturbi gastrointestinali e raccontava di avere molti incubi.
Naturalmente, queste e le altre correlazioni riportate poc’anzi forniscono indizi di una possibile associazione tra dieta, intolleranze, qualità del sonno e quantità di incubi, ma non sono sufficienti a dimostrare l’esistenza di un rapporto causa-effetto, che potrebbe essere accertato solo con metodo sperimentale.
Non è detto, inoltre, che le convinzioni di chi crede che alcuni cibi influenzino i sogni riflettano davvero la realtà: le opinioni personali e il retaggio culturale potrebbero condizionare la percezione, rendendola meno attendibile. Va notato, inoltre, che in quest’ultimo sondaggio solo il 5,5% del campione ha segnalato tale correlazione tra dieta e sogni, una quota ben inferiore rispetto al 17,8% emerso della ricerca di Nielsen e Powell del 2015. Forse – ipotizzano gli studiosi – queste credenze erano più diffuse all’epoca e quindi si tendeva a farci maggiormente caso. Un’altra possibilità è che oggi la consapevolezza sull’importanza di un’alimentazione equilibrata sia più diffusa, anche tra le persone con intolleranze e allergie. Ciò potrebbe aver ridotto la quantità di disturbi gastrointestinali e, di conseguenza, di incubi legati a regimi alimentari poco salutari.
Nonostante questi limiti, Nielsen e colleghi ritengono che, alla luce sia dei loro dati sia di quelli raccolti nelle ricerche precedenti, la relazione tra dieta, qualità del sonno e frequenza degli incubi meriti di essere approfondita con ricerche sperimentali, poiché una migliore comprensione di questa eventuale associazione potrebbe rivelarsi utile anche nel trattamento di alcuni disturbi del sonno.