MONDO SALUTE

Il termometro della salute: la relazione tra clima e benessere

“È importante cercare di capire in che misura le persone siano esposte a un aumentato rischio di eventi estremi come ondate di calore, periodi di siccità, inondazioni, che sono principalmente legati al cambiamento climatico. Nel tempo le generazioni sono esposte con maggiore frequenza a questi fenomeni: i bambini nati negli ultimi anni vivranno nell’arco della loro vita un numero cumulativo di eventi estremi maggiore rispetto a chi è nato negli anni Cinquanta. Questo crea una differenza intergenerazionale e dimostra che gli effetti del cambiamento climatico sono ben visibili e hanno un impatto già oggi: non stiamo parlando di proiezioni verso il futuro, ma di effetti sulla salute già riscontrabili”. A parlare è Lorenzo Richiardi, professore di statistica medica all’università di Torino e vicepresidente dell’Associazione italiana di epidemiologia, presente in questi giorni al Cicap Fest a Padova con un intervento dal titolo Il termometro della salute: la relazione tra clima e benessere.

Abbiamo approfondito questi temi nel corso di una conversazione con il docente, durante la quale abbiamo discusso di riscaldamento globale e impatti dell’inquinamento atmosferico sulla salute dell’uomo, di cambiamenti climatici e malattie infettive, di esposoma e One Health. Abbiamo cercato di capire, soprattutto, quali siano i provvedimenti che si stanno adottando per far fronte alla situazione e limitare le conseguenze di questi fenomeni sul benessere psico-fisico di uomini e donne.  

Intervista completa a Lorenzo Richiardi, vicepresidente dell'Associazione italiana di epidemiologia. Servizio di Monica Panetto, montaggio di Barbara Paknazar

Il cambiamento climatico sta aumentando la frequenza e l'intensità di molti eventi meteorologici estremi, con gravi danni ai sistemi naturali e sociali da cui dipende la salute. Qualche dato fornisce la dimensione del fenomeno. Il rapporto di Lancet Countdown del 2022 riferisce che gli adulti con più di 65 anni e i bambini di età inferiore ai 12 mesi hanno affrontato nel complesso 3,7 miliardi di giorni/persona di ondate di calore in più nel 2021 rispetto alla media del periodo 1986-2005, e i decessi legati al caldo sono aumentati del 68% tra il 2000-2004 e il 2017-2021 (si tenga conto che in quest’ultimo periodo, il numero di morti è stato significativamente aggravato anche dalla confluenza della pandemia da Covid-19). A causa dell’aumento della frequenza delle ondate di calore nel 2020, nei 103 Paesi analizzati dal rapporto, 98 milioni di persone in più hanno dichiarato un'insicurezza alimentare da moderata a media, rispetto alla media del 1981-2010. 

Il clima più secco e caldo rende le condizioni sempre più adatte all'innesco e alla diffusione di incendi, con conseguenze sulla salute e sulla sicurezza delle persone. La siccità mette a rischio inoltre la sicurezza alimentare e idrica, minaccia le strutture igienico-sanitarie, influisce sui mezzi di sussistenza e aumenta anche il rischio di trasmissione di malattie infettive. In media, il 29% in più della superficie globale è stato colpito da siccità estrema per almeno un mese all'anno nel periodo 2012-21 rispetto al periodo 1951-1960. Sul versante opposto, alluvioni e tempeste sono state associate allo straripamento delle acque reflue, con conseguente trasmissione diretta e per via alimentare di norovirus, hantavirus, epatite e Cryptosporidium.

Ancora, i cambiamenti climatici stanno influenzando la distribuzione e la trasmissione di molte malattie infettive, trasmesse da vettori, dal cibo e dall'acqua. L'idoneità climatica per la trasmissione della dengue per esempio è aumentata dell'11,5% per la zanzara Aedes aegypti e del 12% per la Aedes albopictus dal 1951-60 al 2012-21. Il ciclo biologico di molti insetti può essere modificato in maniera sostanziale dal cambiamento climatico, e ciò può causare un aumento importante della loro numerosità e della loro densità, facendo crescere in maniera significativa la probabilità di venire in contatto con questi vettori. 

Dalla consapevolezza della relazione, stretta, tra salute dell'uomo e “salute ambientale”, su cui influisce evidentemente anche il clima, è sorto un nuovo modello multisettoriale e transdisciplinare: l’approccio One Health guarda alla medicina attraverso uno studio complessivo degli ecosistemi umani, animali e vegetali. “È un concetto che impatta già sulle decisioni politiche e sanitarie, anche se forse in maniera ancora limitata”. Continua Richiardi: “Da tempo si ragiona sulle cosiddette politiche dei co-benefici, secondo cui alcune azioni di protezione dell'ambiente possono avere anche effetti positivi sulla salute e viceversa”. Una riduzione del consumo eccessivo di carne rossa, per esempio, contribuirebbe a diminuire gli allevamenti intensivi e le emissioni, ma gioverebbe anche alla salute dell’uomo. Ancora, il trasporto attivo nelle nostre città, dunque gli spostamenti a piedi o in bicicletta, contribuirebbe alla riduzione dell’inquinamento atmosferico, con ricadute sia sull’ambiente che sulla salute dell’uomo: gli abitanti infatti  sarebbero meno esposti agli inquinanti da un lato, e dall’altro potrebbero beneficiare degli effetti positivi dell’attività fisica. Sono, questi, solo due dei possibili aspetti da considerare in un'ottica di salute globale.  

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