SOCIETÀ

Il testamento biologico e gli italiani: arrivano i primi dati

Otto mesi di richieste di accessi agli atti, 4.362 comuni italiani analizzati e la messa a disposizione di tutti i cittadini del risultato. Il lavoro è stato effettuato dall’Associazione Luca Coscioni che dal febbraio 2022 ha iniziato a monitorare quante DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento) sono state ricevute dai Comuni dall’entrata in vigore della legge a oggi. 

Quando parliamo di DAT intendiamo quello che più comunemente viene definito testamento biologico. Come si legge nel sto del Ministero della Salute, le DAT possono essere effettuate da tutte le persone maggiorenni e capaci di intendere e volere. 

La legge sul testamento biologico

È del 22 dicembre 2017 la legge sulle “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento” che danno la possibilità a tutti e tutte di redigere le proprie volontà in materia di testamento biologico. Per farlo ci sono diverse modalità che vanno dall’atto notarile, alla scrittura privata recandosi all'Ufficio di stato civile del Comune di residenza, dagli uffici consolari per i cittadini residenti all’estero fino alla scrittura privata presso le strutture sanitarie competenti nelle regioni che abbiano regolamentato la raccolta delle DAT.

Tutte queste DAT poi, cioè sia quelle consegnate ai notai, che quelle dei Comuni o delle strutture sanitarie, devono essere trasmesse ed inserite nella Banca dati nazionale delle DAT.

È proprio su questo passaggio che si è concentrata l’Associazione Luca Coscioni, per capire quante Disposizioni Anticipate di Trattamento sono state ricevute dai Comuni dall’entrata in vigore della legge a oggi e quante di queste sono state poi trasferite alla Banca dati nazionale.

Il lavoro dell'Associazione Luca Coscioni

Il lavoro dell’associazione è ancora in corso d’opera ma sono 4.362 i Comuni italiani a cui è stata fatta una richiesta di accesso agli atti generalizzato per avere a disposizione questi dati. 4.362 significa più della metà del totale dei Comuni italiani, una quantità che ci permette di poter fare già una prima analisi. I dai ricevuti dall’Associazione Luca Coscioni sono stati puliti e resi a disposizione in modo aperto dall’Associazione OnData, che da sempre si batte per l’importanza d’avere dati aperti e machine readable.

Ciò che i dati ci dicono è che più di una DAT su 10 ancora non è stata trasmessa alla Banca dati nazionale. È come si si fosse bloccata nel passaggio tra chi l’aveva ricevuta dal cittadino (Comuni, notai o strutture sanitarie) e chi avesse il compito poi di trasmetterla alla banca dati nazionale.

Quello che sappiamo però è che, nonostante il campione analizzato non sia la totalità dei Comuni italiani, ci sono diversi capoluoghi di provincia che non hanno risposto alla richiesta di accesso agli atti o l’hanno fatto in modo parziale. Questi Comuni, come riportato dall’Associazione Luca Coscioni, sono Chieti, Frosinone, Latina, Isernia, Caserta, Salerno, Barletta, Enna e Brindisi.

I dati

Analizzando le regioni italiane vediamo che la Lombardia è quella in cui in questi anni sono state depositate più DAT. Con un totale di 35.864 è anche quella in cui sono stati analizzati più comuni (1.082 su 1.506).

Al secondo posto in termini quantitativi di testamenti biologici consegnati c’è l’Emilia-Romagna con 18.355, seguita da Piemonte (14.027), Veneto (13.938) e Toscana (9.594).

Delle regioni appena elencate però, vediamo come in Emilia-Romagna abbiano risposto solo 153 comuni su 330, in Piemonte 254 su 1.181, in Veneto 403 su 563 e in Toscana 61 su 272. Questi numeri sono importanti per capire che l’analisi che stiamo facendo è tanto importante quanto incompleta. È utile però sapere che dal 2018 c’è la possibilità di decidere autonomamente sul proprio testamento biologico e che farlo è più semplice di quanto si possa immaginare. 

Continuando a leggere i dati messi a disposizione in modo aperto dall’Associazione On Data vediamo che ci sono alcune Regioni in cui le DAT depositate sono inferiori alle mille unità. In Valle D’Aosta all’8 ottobre 2022 sono 397 mentre in Molise sono solo 184. Questa Regione è anche quella che ha il rapporto peggiore tra DAT depositate e numero di residenti, cioè un testamento biologico ogni 1.580 persone. Sempre guardando al rapporto DAT7residenti, troviamo al penultimo posto la Campania con un rapporto di 1/1.257, seguita dalla Sicilia (1/832) e dalla Calabria (1/628).

Prima abbiamo visto come in Lombardia siano state depositate quasi 36mila DAT. Questa però non è la Regione con il rapporto per persona migliore. I numeri tra le regioni del Nord Italia non si discostano di molto, ma in Emilia-Romagna, in base ai dati che abbiamo,  è presente una DAT ogni 241 residenti, in Liguria una ogni 257 residenti, in Friuli-Venezia Giulia una ogni 285 e in Trentino-Alto Adige una ogni 297 residenti.

“Particolarmente gravi i dati che abbiamo ottenuto circa il mancato inserimento delle DAT nella Banca dati nazionale - hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, segretario nazionale e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni - . A più di una persona su 10 tra quelle che hanno depositato le DAT, senza questo inserimento non è garantito il rapido rispetto delle proprie volontà, con picchi negativi del 40% di mancati inserimenti in alcune Regioni. Un malfunzionamento dovuto alla mancata formazione del personale da parte dei Ministeri competenti”.

Formazione ed informazione verrebbe da dire, perché analizzando i dati provinciali vediamo che nelle grandi città qualcosa sembra essersi mosso. La provincia con più DAT depositate è quella di Milano che ha rapporto di un testamento biologico ogni 236 residenti. È seguita da Roma e Torino che hanno depositato rispettivamente 8.322 e 9.612 Disposizioni Anticipate di Trattamento, per una proporzione con i loro residenti che è comunque inferiore ad una ogni 300 persone.

È bene ribadire che l’analisi fatta fino ad ora è suscettibile rispetto alla completezza dei dati. Facendo un esempio concreto, vediamo che la provincia di Vercelli ha una sola DAT ogni 27.627 residenti, ma all’8 ottobre solamente un Comune aveva risposto alla richiesta. L’analisi quindi verrà rieffettuata una volta che il campione sarà completo, ma ciò che è importante ribadire è che, come dichiarato dalla stessa Associazione “a livello istituzionale non è mai stata condotta alcuna campagna informativa sul tema e anche in questo caso, come già accade in tema di suicidio assistito, tocca a una piccola associazione sostituirsi allo Stato nel garantire alla popolazione diritti civili fondamentali”

 

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