TikTok non sarà più disponibile a Hong Kong. Lo ha annunciato la ByteDance, azienda cinese proprietaria dell'app, come conseguenza dell'introduzione della legge cinese "per reprimere le minacce sulla sicurezza nazionale".
La legge, approvata martedì 7 luglio, formalmente istituita per salvaguardare la sicurezza del paese, di fatto comporta una significativa limitazione delle libertà civili dei cittadini. Per questo motivo è arrivata la decisione di TikTok: uscire da Hong King piuttosto di adeguarsi alle regole sull'utilizzo dei dati imposte dalla Cina. Questa decisione sembra fare fronte comune con la posizione adottata da Facebook, Google e Twitter, che, dopo l'introduzione della legge, hanno respinto la richiesta dei dati degli utenti arrivata dal governo di Hong Kong.
Hong Kong è una regione amministrativa speciale che dal 1997, dopo il suo passaggio da colonia britannica a regione sotto il controllo cinese, ha sempre mantenuto un sistema economico e un ordinamento giuridico, politico e legislativo autonomi rispetto alla Cina, secondo un rapporto che viene definito "un paese, due sistemi".
Per comprendere i delicati equilibri che in questo momento regolano la situazione geopolitica internazionale abbiamo intervistato Francesca Benatti, docente di Diritto cinese presso l'università di Treviso, e di Diritto comparato nel corso Diritto e tecnologia presso l'università di Padova.
Dopo ventitré anni dal passaggio di Hong Kong da protettorato britannico a regione amministrativa speciale posta sotto la sfera di influenza di Pechino, il Comitato permanente del Congresso Nazionale del Popolo, che costituisce il nodo centrale del parlamento di Pechino, ha approvato la legge dopo settimane scandite da arresti, proteste e appelli dei cittadini.
"La legge - spiega Francesca Benatti - introduce, in materia di diritto penale, quattro nuove tipologie di reati: eversione, secessione, atti terroristici e cospirazione con potenze straniere contro la Cina. Dal punto di vista occidentale, il fatto che sia una legge tipicamente cinese e dunque caratterizzata da una certa vaghezza della tecnica legislativa può apparire problematico".
"Sono due le prospettive che rendono difficile oggi valutare la legge - prosegue - da un lato quella cinese, che considera il provvedimento come "una spada e uno scudo": una spada perché va a colpire coloro che minano la stabilità di Hong Kong, e uno scudo per tutto il resto della popolazione, dall'altro quella di Hong Kong, che considera la legge un'intrusione nei suoi affari, che comporterà un cambiamento del suo status".
"Di fatto aumenterà il controllo della Cina su Hong Kong, grazie alla creazione di un Comitato per la sicurezza nazionale, presieduto dal governatore, e all'istituzione di un ufficio per la sicurezza nazionale che dipenderà da Pechino. Per quanto riguarda il potere giudiziario, vi saranno dei magistrati scelti dal governatore che avranno la competenza su questi reati e in poche ipotesi definite specificatamente le questioni saranno devolute all’ufficio per la sicurezza nazionale ".
Quali saranno le conseguenze sull’introduzione della legge?
"Le conseguenze andranno viste nel lungo periodo. Bisogna ricordare che, non solo Hong Kong costituisce un hub finanziario di fondamentale importanza per le relazioni economiche a livello globale della Cina, ma che partecipa inoltre a importanti progetti cinesi, come la Greater Bay Area. È dunque probabile che lo Stato cinese sia interessato a mantenere attraverso Hong Kong un punto di apertura verso la realtà internazionale".
"Tuttavia, - sottolinea - la crescita del prestigio internazionale di città come Shanghai e Shenzhen potrebbe portare, come risultato inverso, ad una minore rilevanza di Hong Kong nella politica economica internazionale cinese. C'è infatti il timore che un controllo forte da parte della Cina possa portare molti operatori economici a preferire direttamente altre città cinesi, venendo a mancare i vantaggi che garantiva Hong Kong, o a spostarsi verso Singapore, un timore aggravato dall'attuale situazione di disuguaglianza sociale ed economica nella regione".
È significativo il commento di Joshua Wong, uno dei fondatori di Demosisto, il più noto movimento per la democrazia a Hong Kong, che in un tweet ha dichiarato "è la fine di Hong Kong come il mondo l'ha conosciuta". L'organizzazione Demosisto ha annunciato con un comunicato stampa il suo scioglimento a seguito delle dimissioni dei suoi quattro fondatori Joshua Wong, Nathan Law, Jeffrey Ngo e Agnes Chow, che dalla famosa "protesta degli ombrelli", avvenuta nel 2014, fino a questo momento, avevano portato avanti una lotta per l'ottenimento del suffragio universale e contro i tentativi di Pechino di intaccare l'autonomia di Hong Kong.
The primary election is our first time to let #Beijing know #HongKongers never bow down to #China. The turnout will serve as a litmus test of broader opposition to the #NationalSecurityLaw. We urge the world to put #HongKong under the global spotlight.https://t.co/CyeNPpssOS
— Joshua Wong 黃之鋒 😷 (@joshuawongcf) July 11, 2020
L’introduzione di questa legge rappresenta una violazione del principio “un paese, due sistemi”?
"La legge comporta un probabile affievolimento del principio "un paese, due sistemi", in quanto, con l'imposizione di un'influenza della Cina molto forte su Hong Kong, incrina quella posizione di privilegio di cui quest'ultima ha goduto fino ad ora". " Vi è una base giuridica incerta - sottolinea Francesca Benatti - tuttavia l'Articolo 18 della Basic Law di Hong Kong prevede che tutte le leggi nazionali cinesi possano essere estese nell'ex-protettorato britannico".
"Il principio in questione era stato utilizzato come un compromesso per garantire l'entrata di Hong Kong e Macao in Cina, con un passaggio graduale che, allo stesso tempo, desse garanzie internazionali. In questo senso la volontà della Cina è sempre stata quella di arrivare ad una progressiva uniformazione delle due regioni. D'altro canto assistiamo ad una rivalutazione del principio da parte di Hong Kong, che rivendica il diritto ad avere una diversità di regolamentazioni rispetto alla situazione cinese".
L'uscita di TikTok da Hong Kong
TikTok è un'app gratuita che si è imposta sul mercato come uno dei principali fenomeni di intrattenimento usati dai giovani. Gli utenti possono guardare e pubblicare brevi video della durata massima di un minuto, avendo a disposizione un vastissimo database di brani e filtri per creare i propri contenuti. C'è chi, però, ha trovato il modo per sfruttare una piattaforma che da molti è intesa per lo svago, per diffondere il dissenso politico e, nel caso di Hong Kong, per la propaganda democratica.
Va fatta, inoltre, una distinzione tra due app, TikTok e Douyin, che, anche se apparentemente uguali, presentano alcune differenze non trascurabili. La prima si rivolge al mercato occidentale e per questo ha adottato una policy sulla privacy che ricalca quella del colosso Facebook & Co. La seconda, invece, è disponibile nella Cina continentale e dal momento che utilizza server cinesi, è sottoposta al rigido controllo da parte del governo.
Bisogna tenere presente che TikTok è un'app che raccoglie un'enorme quantità di dati sui suoi utenti, attraverso la registrazione delle visualizzazioni e dei commenti ai video, della posizione, del modello di telefono e del sistema operativo utilizzati, dei ritmi di battitura sulla tastiera quando si scrive. Nonostante si tratti di una raccolta di informazioni sugli utenti paragonabile a quella che viene fatta dalla maggior parte dei social network, in questo contesto si è sollevato il sospetto che il governo cinese possa usare TikTok per rafforzare il controllo sulle persone, tant'è che, secondo quanto riportato dalla BBC, anche l'Information Commissioner's Office del Regno Unito avrebbe iniziato un'indagine sull'app. È un fatto noto che la Cina eserciti uno dei controlli sul web più rigidi al mondo grazie al Golden Shield Project, comunemente chiamato Great Firewall, ovvero un progetto di censura e di sorveglianza gestito dal Ministero di pubblica sicurezza della Repubblica popolare cinese, che blocca la circolazione di tutti i contenuti ritenuti non idonei.
Le reazioni sul panorama internazionale
L'approvazione della legge non è stata ben accolta nel panorama internazionale e in particolare dagli Stati Uniti, dove è arrivata una proposta di legge da parte dei parlamentari Repubblicani e Democratici per garantire lo status di rifugiati ai residenti di Hong Kong, considerati a rischio di persecuzione a causa della nuova legge.
"Mentre l'inchiostro è ancora fresco sulla repressiva legge sulla sicurezza nazionale, - dice Mike Pompeo, il Segretario di Stato degli Stati Uniti, in un tweet - le autorità di Hong Kong stanno rimuovendo libri dalle biblioteche, vietando gli slogan politici e richiedendo la censura nelle scuole. Gli Stati Uniti condannano questi assalti orwelliani ai diritti e alle libertà del popolo di Hong Kong".
With the ink barely dry on the draconian National Security Law, HK authorities are now removing books from libraries, banning political slogans, and requiring censorship in schools. The U.S. condemns these Orwellian assaults on the rights and freedoms of the Hong Kong people.
— Secretary Pompeo (@SecPompeo) July 7, 2020
"Ci troviamo in un momento di transizione tra un passato in cui gli Stati Uniti hanno giocato un ruolo guida e di modello economico nell'ambito internazionale e un presente in cui la realtà geopolitica è caratterizzata da vari centri di potere con i quali gli Stati Uniti devono coesistere", spiega Francesca Benatti. "Vi è una discontinuità tra le politiche estere adottate dall'amministrazione Obama, che aveva tollerato l'espansione cinese, e quelle adottate dall'amministrazione Trump, che mira alla ridefinizione dei ruoli e delle reciproche posizioni in ambito internazionale. Nell'epoca dell'emergenza sanitaria causata dal Covid-19, la posizione degli Stati Uniti si è inoltre inasprita nei confronti della Cina anche per esigenze politiche dettate dalla campagna elettorale".
Gli Stati Uniti stanno esaminando anche la possibilità di vietare l'app per il timore che questa venga sfruttata dal governo di Pechino, e dunque dal Partito comunista cinese, come mezzo di sorveglianza e di propaganda. In risposta la società proprietaria di TikTok ha dichiarato che l'archiviazione dei dati avviene in server statunitensi ai quali il governo cinese non ha accesso e che verrà rifiutata ogni pressione da parte di quest'ultimo sulla rimozione dei contenuti.
Sulla stessa scia, anche il Ministro degli esteri britannico, Dominic Raab, ha proposto al parlamento di offrire percorsi per ottenere la cittadinanza britannica ai milioni di residenti permanenti di Hong Kong in del passaporto British National (Overseas). Tra i provvedimenti presi dal Regno Unito vi sarebbero inoltre l'avvio delle procedure per cambiare i rapporti con Hong Kong, oltre al blocco della nuova rete 5G di Huawei.
Mentre nello scontro a livello internazionale si sta delineando uno schieramento contro le politiche cinesi formato da Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Regno Unito e Canada, l'Europa, pur avendo condannato la legge sulla sicurezza, ha avuto una reazione più tenue. "Questo è dovuto ad una debolezza della politica estera europea, causata dal fatto che i paesi membri dell'Unione possiedono visioni e interessi differenti", conclude Franscesca Benatti.
Gli Stati Uniti stanno inoltre esaminando la possibilità di vietare l'app per il timore che questa venga sfruttata dal governo di Pechino, e dunque dal Partito comunista cinese, come mezzo di sorveglianza e di propaganda. In risposta la società proprietaria di TikTok ha dichiarato che l'archiviazione dei dati avviene in server statunitensi ai quali il governo cinese non ha accesso e che verrà rifiutata ogni pressione da parte di quest'ultimo sulla rimozione dei contenuti.
Sulla stessa scia anche il ministro degli Esteri britannico, Dominic Raab, ha proposto al parlamento di offrire percorsi per ottenere la cittadinanza britannica ai milioni di residenti permanenti di Hong Kong in del passaporto British National (Overseas).
Se da un lato la chiusura di TikTok sembra una risposta efficace alla censura dei contenuti e alla richiesta dei dati degli utenti da parte del governo, dall'altro i cittadini saranno privati di un mezzo potente per l'espressione dei propri diritti civili.