MONDO SALUTE

I tre fratelli che non dormivano mai

Stanotte non ho chiuso occhio”. […] Se c’è qualcosa che ci accomuna tutti, in questo nostro tempo preso d’assalto dalla frenesia del lavoro, dalla dipendenza dai social, dalla necessità di essere rapidi e multitasking in qualsiasi attività ci sia richiesta di compiere, è la difficoltà che poi incontriamo nel dormire”. Giuseppe Plazzi, presidente dell’Associazione italiana di medicina del sonno e responsabile dei laboratori per lo studio e la cura dei disturbi del sonno dell’università di Bologna, ne parla in uno dei suoi ultimi libri, “I tre fratelli che non dormivano mai” (Il Saggiatore, 2019). Tra le righe del volume, che incuriosisce per la molteplicità dei casi incontrati dal neurologo durante la pratica clinica, si legge di pazienti che picchiano il coniuge durante il sonno o ci fanno l’amore, di altri che dormono troppo e o non dormono affatto, di un prete che crede di essere perseguitato dal demonio e di bambini che si svegliano all’improvviso nel cuore della notte urlando. I disturbi del sonno interessano la quasi totalità delle persone, ma quando superano una certa intensità diventano vere e proprie malattie.

L’insonnia – spiega Giuseppa Plazzi – è senz’altro la patologia più diffusa. Sporadicamente nel corso della propria esistenza una persona su tre soffre di insonnia, almeno per un periodo. Quando però questo si verifica tutte le sere, in modo cronico (e ciò avviene nel 10% della popolazione italiana), è necessario talvolta assumere dei farmaci. Il secondo disturbo del sonno più diffuso è sicuramente il russamento con apnee notturne che creano tutta una serie di problemi. Tra questi, una sonnolenza diurna molto importante e un impatto significativo sul sistema cardiovascolare”.

Guarda l'intervista completa a Giuseppe Plazzi. Servizio di Monica Panetto, riprese e montaggio di Elisa Speronello

L’insonnia, in particolare, è considerata una patologia da sottoporre a trattamento o a una valutazione quando va a influire sulle attività che si svolgono durante il giorno, quando causa difficoltà di attenzione e di apprendimento, o un’alterazione del carattere o dell’umore. “Il primo passo da compiere – continua Plazzi – è valutare se l’insonnia corrisponde ad abitudini di vita, di ritmo sonno-veglia, decisamente sbagliate, come ad esempio andare a letto tardi o a orari irregolari, assumere pasti molto vicini al momento in cui si va a dormire, o restare a letto a lungo la mattina. Tutte queste cattive abitudini, una cattiva correlazione tra il tempo di sonno e il ritmo circadiano, sono la prima causa di un disturbo del sonno notturno”.

Le conseguenze non sono poche. “Un sonno di cattiva qualità – argomenta il docente – ha un impatto importante sulle nostre funzioni vitali e sul nostro fisico, innanzitutto sulla memoria e sulla concentrazione. Il nostro sistema cognitivo entra in crisi. Ma non solo. Se dormiamo molto male o dormiamo poco, tendiamo ad aumentare di peso, la nostra pressione si alza, il nostro sistema di controllo degli zuccheri comincia a funzionare male, dando luogo a una resistenza insulinica che è il primo passo verso il diabete”. Dormire male genera spesso anche stati di tipo depressivo e può provocare disturbi d’ansia.

Se l’insonnia è il disturbo del sonno più frequente, esistono poi altre patologie – di senso “opposto” – che pure vanno a intaccare in modo significativo la qualità della vita delle persone. È il caso della narcolessia, ad esempio, una malattia, spesso sottodiagnosticata, che provoca una eccessiva sonnolenza diurna (nonostante di notte il paziente riesca a riposare) e la necessità di dormire ripetutamente durante il giorno. Nel caso provi emozioni, dalla risata alla collera, la persona può perdere le forze fino a non essere più in grado di reggersi in piedi (cataplessia); si possono manifestare allucinazioni, “sogni ad occhi aperti” che possono interferire con la realtà, e paralisi del sonno, durante le quali si percepisce il corpo completamente immobilizzato. La malattia insorge in età infantile e ha un andamento cronico.

In generale, dunque, quando prendere provvedimenti? Secondo Plazzi, è il caso di rivolgersi a un medico quando si fatica a dormire, o ci si sveglia troppo presto al mattino, o ripetutamente durante la notte per alcune settimane. “È meglio evitare di assumere farmaci prima, perché si rischia di ingenerare una cronicità del disturbo e anche dell’assunzione dei farmaci. Oggi esistono studi che dimostrano come esistano dei trattamenti per l’insonnia, anche una psicoterapia precoce, una terapia cognitivo-comportamentale, che quanto ad efficacia non sono inferiori ai trattamenti di tipo farmacologico”.

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