CULTURA

Il valore della libertà tra autodeterminazione e comunità. La lectio di Jean-Luc Nancy

“La libertà non è un concetto astratto, ma un dato esperienziale, una componente insostituibile della vita, che va declinata, vissuta e per la quale bisogna avere degli obiettivi sempre più alti”. Con queste parole il rettore Rosario Rizzuto ha introdotto la prima conferenza delle Padua Freedom Lectures 2020, il nuovo format del palinsesto Universa, con lo scopo di riscoprire e celebrare il significato di quella libertas che caratterizza il motto dell'Ateneo patavino Universa Universis Patavina Libertas.

Ed è infatti di libertà che si è parlato con il filosofo francese Jean-Luc Nancy, autore del trattato L’esperienza della libertà (2000) e professore emerito di filosofia all'università Marc Bloch di Strasburgo, che ha inaugurato questo nuovo ciclo di incontri con una lectio in videoconferenza sul tema della libertà come valore distintivo del mondo moderno.

Nel nostro uso quotidiano, la libertà può sembrarci un'idea semplice ed evidente, ma nel momento in cui ci soffermiamo a indagare quale sia il significato di questo termine e cosa voglia dire essere liberi, ci accorgiamo che il nostro pensiero rischia di perdersi in questa impresa.
Attraverso un dialogo acceso e proficuo con i professori Marcello Ghilardi e Laura Sanò, e con tutti gli altri professori e ascoltatori che hanno posto le loro domande nel corso della conferenza attraverso i social, Nancy ha sostenuto la sua idea della libertà come la capacità di agire secondo la propria decisione, la quale “presuppone che il soggetto sia costituito da una piena proprietà di se stesso, e solo secondariamente di ciò che gli appartiene”. È necessario, in altre parole, che sia capace di autodeterminarsi.

La libertà di giudizio e di scelta va garantita e protetta, e l'unica forma di organizzazione politica che le si addice è la democrazia, che consiste nella partecipazione di tutti alle decisioni in base alle quali si assicura l'esistenza comune Jean-Luc Nancy

Per Nancy, la libertà non è un'idea e non può essere oggetto di alcuna teoria, e allo stesso tempo non è una “proprietà” intesa come ciò che si “possiede”. Si tratta piuttosto di qualcosa da cogliere attraverso l'esperienza.
A partire da questa idea, si può comprendere la critica di Nancy a tutte le correnti filosofiche che, nel corso della storia, hanno tentato di imporre la supremazia del pensiero sulla libertà, senza, in realtà, riuscirci. È proprio la libertà, infatti, ad aprire lo spazio del libero pensare.

La riflessione di Nancy non tralascia di considerare quel sentimento collettivo di confusione, spaesamento, ma anche di rabbia, che tutti noi abbiamo provato quando ci siamo sentiti privare di alcuni diritti che crediamo ci appartengano in quanto esseri umani, in seguito alle restrizioni imposte per fronteggiare l'emergenza sanitaria. Questo, per Nancy, ha confermato che “la nostra società considera la libertà individuale il bene più prezioso, posto che la salute e la vita non siano seriamente minacciate”.
La libertà a cui si riferisce il filosofo è quella “di muoversi, riunirsi, esprimersi e intervenire nella gestione della vita comune all'interno di quadri legislativi liberamente accettati: conquiste incontestabili in questo mondo moderno”.

Ma la libertà, come ha sottolineato Nancy, deve anche “armonizzarsi con quelle altrui”.
Se, quindi, “libertà e soggettività sono due concetti reciproci e intercambiabili”, è vero anche che “l'uguaglianza dei soggetti è determinata proprio dal fatto che tutti siano identicamente e dunque ugualmente liberi”.

Nonostante l'esperienza della libertà sia soggettiva e singolare, essa è allo stesso tempo legata a quelle degli altri. Ed è proprio in questo senso che si può parlare di “coesistenza di uomini liberi”.

La libertà, per Nancy ,si configura come “il volto più proprio della comunità”, come sottolinea in un intervento la professoressa Sanò. Non c'è libertà se non in comune e non c'è libertà se non come affermazione dei singoli. La libertà come esperienza e come decisione di esistenza non è un diritto connaturato all'uomo, ma un dono che va guadagnato. Essere liberi, quindi, non significa “essere affrancati da” o “possedere” qualcosa da esercitare, ma è un'esperienza data dal vivere comune.

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