SCIENZA E RICERCA

Il valore della scienza secondo Giorgio Parisi

Quello tra guerra e comunità scientifica, nel bene e nel male, è un rapporto che dura da molto tempo. Nel male, perché il progresso scientifico spesso è stato usato per la fabbricazione di armi: su tutte la bomba atomica, ma si pensi anche alle più recenti armi autonome guidate solo da algoritmi e intelligenza artificiale. La stessa rete internet è stata sviluppata per la prima volta nel contesto di un progetto militare.

Nel bene, perché furono due scienziati, Alfred Einstein e Betrand Russell, premi Nobel per la fisica il primo e per la letteratura il secondo (che era un filosofo della scienza), a dare il via con una lettera-manifesto, del 1955, a un movimento pacifista globale che, passando per le Pugwash Conferences on Science and World Affairs (a cui è stato assegnato il premio Nobel per la pace nel 1995), ha contribuito alla firma dei trattati di non proliferazione delle armi nucleari della seconda metà del secolo scorso. Del resto, l’internazionalismo è un valore centrale nella scienza e oggi più che mai se ne sente il bisogno.

“Gli scienziati sono abituati alla cooperazione internazionale e l’attitudine scientifica è quella di discutere gli argomenti con la logica”. Con queste parole il presidente dell’Accademia nazionale dei Lincei, Roberto Antonelli, ha introdotto la XXII edizione delle Edoardo Amaldi Conferences dedicata quest’anno ai rischi nucleari e al controllo delle armi (Nuclear Risks and Arms Control. Problems and Progress in the Time of Pandemics and War). Valerio Negro ha portato i saluti del ministero degli esteri.

La conferenza è co-organizzata dalla National Academy of Sciences statunitense, che contribuì a far nascere questa serie di appuntamenti negli anni ‘80. Allora, fu il fisico Edoardo Amaldi, uno dei geniali ragazzi di via Panisperna, a organizzare nel 1987 la prima edizione su modello delle Conferenze CISAC (Committee on International Security and Armament Control) della National Academy of Sciences, inaugurate nel 1980.

Come ha ricordato Luciano Maiani, accademico dei Lincei e coordinatore della conferenza, la prima edizione italiana fu dedicata al ruolo delle accademie scientifiche nella sicurezza internazionale e nel disarmo. Durante i preparativi della seconda edizione, il 5 dicembre 1989, Edoardo Amaldi perse improvvisamente la vita e da allora le conferenze portano il suo nome.

I lavori della conferenza proseguono dal 6 all’8 aprile e vedranno la partecipazione, tra gli altri, di Paolo Cotta-Ramusino, fisico dell’università di Milano e presidente delle Pugwash Conferences, di Alessando Pascolini, del fisico Piero Martin, del filosofo Guglielmo Tamburrini, e di molti altri esperti internazionali, tra cui Robert Floyd, segretario generale del CTBTO, la Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty Organization.


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La presentazione di apertura è stata invece affidata al premio Nobel per la fisica 2021 Giorgio Parisi, che ha riflettuto, ad ampio spettro, sul valore della scienza.

“L’umanità sta vivendo sfide terribili” ha detto Parisi: crisi delle materie prime, carestie, cambiamento climatico, inquinamento, malnutrizione nel mondo e ora anche la guerra in Ucraina, che rischia di esplodere in un conflitto mondiale, persino con il coinvolgimento di armi nucleari. “L’umanità deve fare scelte fondamentali ora. La scienza può risolvere molti problemi, ma da sola non è abbastanza. Decisioni politiche sono necessarie per risolvere problemi nello spirito del whatever it takes. Le azioni prese dai governi fino ad ora non sono state all’altezza delle sfide, specialmente per il cambiamento climatico che sta già colpendo le vite delle persone” ha sottolineato Parisi, che ha ricordato anche quanto secondo lui siano state tardive alcune scelte prese in piena pandemia.

Dobbiamo aiutare l’umanità ad attraversare una strada piena di pericoli, anche se gli scienziati non sanno tutto, la scienza agisce con un consenso che si forma a poco a poco Giorgio Parisi

“Per il Covid non è semplice adottare misure efficaci in tempo. Abbiamo assistito a diverse misure, ma prese in ritardo e solo quando non potevano più essere rimandate. Sentivamo dire: non possiamo fare il lockdown prima che gli ospedali siano pieni, le persone non capirebbero”.

La scienza quindi, sembra voler dire Parisi, e gli scienziati soprattutto, hanno il compito di dover ricordare non solo al pubblico ma anche ai decisori politici cosa è giusto fare. “Dobbiamo aiutare l’umanità ad attraversare una strada piena di pericoli, anche se gli scienziati non sanno tutto, la scienza agisce con un consenso che si forma a poco a poco”.

E riguardo al ruolo che la scienza occupa nella società Parisi è preoccupato: “La società è altamente dipendente dalla tecnologia. Ma purtroppo ci sono anche tendenze antiscientifiche che si diffondono insieme a un consumismo tecnologico”. Tra queste elenca l’omeopatia, il negazionismo di Xylella in Italia, un negazionismo sull’efficacia dei vaccini, l’agricoltura biodinamica. “È difficile capire l’origine di questo fenomeno” si interroga Parisi. Potrebbe essere l’arroganza di mettere la saggezza popolare allo stesso livello della scienza, ma aggiunge che non sempre al pubblico arrivano tutte le informazioni. “Chi fa comunicazione della scienza a volte non parla dei limiti della scienza, spesso i risultati della scienza vengono presentati come stregoneria comprensibile solo a pochi eletti. Questo fa della scienza una sorta di magia inaccessibile agli occhi dei più. Se la scienza sembra una pseudo-magia, perché allora la gente non dovrebbe credere alla magia vera, piuttosto che a un suo surrogato?”

Per questo dobbiamo difendere la scienza anche per il suo valore culturale: il patrimonio scientifico di un Paese, al pari di quello artistico, è patrimonio culturale di quel Paese. “Ora la scienza riceve critiche per il suo declino, a prescindere che sia reale o percepito: la scienza è associata all’élite responsabile del declino. Non dobbiamo prendere per scontato il progresso della scienza”, le cui sorti Parisi lega a una tendenza più generale riscontrabile anche nell’ambito dell’istruzione e della scuola: “In Italia vedo che il prestigio degli insegnanti di scuola di ogni livello è calato progressivamente. Una volta invece a loro si intitolavano i nomi delle strade. Allo stesso modo, l’accademia italiana ha avuto un forte disinvestimento negli anni, speriamo che le cose stiano cambiando, ma non sappiamo quanto. Se perdiamo la nostra cultura cosa resta alla nostra civilizzazione?”.

Tornando al ruolo che la scienza deve ricoprire nell’affrontare le sfide epocali che l’umanità ha di fronte, Parisi torna a parlare di cambiamento climatico. “Gli incendi dell’Amazzonia potrebbero aumentare i gas serra in atmosfera, gli oceani stanno assorbendo molti gas serra. Lo scenario peggiore potrebbe essere di molto peggiore di quanto pensiamo. Dobbiamo ridurre le emissioni e sviluppare tecnologie per conservare l’energia e affidarci a nuove fonti di energia basate sulle rinnovabili. Fintanto che le temperature nelle nostre case rimangono costanti tra inverno e estate sarà difficile fermare le emissioni. I governi devono guidare la transizione e i costi devono essere distribuiti equamente”.

E poi c’è anche la minaccia della guerra nucleare. “La guerra fredda fu terribile, ma ora dobbiamo chiederci, perché non siamo già morti in una terza guerra mondiale? Perché siamo riusciti a controllare l’escalation? Oggi ci troviamo di nuovo nella stessa situazione”.

Nel rispondere a queste domande Parisi ricorda che le Pugwash Conferences, nate nel 1957 (in Canada nella Nuova Scozia, a Pugwash per l’appunto) per rendere lo sviluppo scientifico compatibile con l’equilibrio geopolitico mondiale, hanno giocato un ruolo importante: “hanno fornito il background per una serie di trattati per il bando all’uso di armi letali come missili a medio raggio e altre armi. Gorbaciov stesso ammise l’influenza delle Pugwash Conferences. Nacquero appena dopo la lettera di Einstein e Russell, ma le Amaldi Conferences sono un esempio di qualcosa di simile. Anche i Colloquia on Science Diplomacy organizzati dall’Accademia dei Lincei [di cui sono disponibili le trascrizioni, edite tra gli altri dallo stesso Parisi, ndr] sono nello stesso solco. Questi appuntamenti smorzano i nazionalismi e mettono l’accento sulla cooperazione internazionale. Sono fiducioso che le discussioni qui serviranno a fare progressi in questo senso”.

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