CULTURA

Van Gogh, i colori della vita del pittore eroe

In una lettera da Cuesmes nel Borinage del giugno 1880, indirizzata al fratello Theo, Vincent van Gogh scrive: "Sono un uomo passionale, capace e incline a fare cose piuttosto insensate, di cui poi mi pento un po'. Mi capita di parlare o di agire un po' troppo impulsivamente, mentre sarebbe meglio attendere con pazienza. Non credo di essere il solo a cadere in simili imprudenze. Stando così le cose, che dovrei fare, considerarmi un uomo pericoloso e incapace di alcunché? Non credo. Si tratta piuttosto di cercare con ogni mezzo di trarre vantaggio da queste passioni stesse". Impulsivo, talvolta imprudente, prima di tutto passionale. Di più: un vero e proprio eroe, secondo Marco Goldin, curatore della mostra Van Gogh. I colori della vita, dal 10 ottobre 2020 all'11 aprile 2021, al Centro Altinate San Gaetano di Padova. Un eroe mortale che ha cercato di catturare il fuoco, ma è poi caduto. "Van Gogh non era un pazzo - spiega e scrive Goldin - Si è avvicinato al sole, prima cercandolo, poi fuggendone via. Vi è rimasto impigliato, con un filo che mai più ha districato, stringendolo nella mano". 

Due anni più tardi, il 21 luglio 1882, in un'altra lettera, dall'Aja, sempre rivolgendosi al fratello, si interroga sull'idea che gli altri possono avere di lui, uomo fuori del comune ed estraneo al suo tempo: "Cosa sono agli occhi dei più? Una cosa da niente, un eccentrico, un uomo sgradevole; uno che non ha status sociale e non ne avrà mai: in breve, nient'altro che un'assoluta nullità. Bene, ammettiamo che sia così. Vorrei dimostrare attraverso la mia opera che c'è tuttavia qualcosa nel cuore di questo eccentrico, di questa assoluta nullità". 

Il cuore come un nido, tema caro all'artista, che custodisce "un sentimento umano sincero", da tradurre in quadri offerti come dono al mondo "in segno di gratitudine", si legge in una terza lettera del 7 agosto 1883. Sono così le sue stesse parole a tratteggiarne il profilo, a fornirci gli indizi per riconoscerne il cammino ("Cammino quando posso, è decisamente bello qui"). Arte e poche parole tratte dalle lettere, per lasciar traccia dell'incontro tra il mondo visibile e l'invisibile, tra la natura, le città attraversate e l'universo interiore dell'artista.

Vorrei dimostrare attraverso la mia opera che c'è tuttavia qualcosa nel cuore di questo eccentrico Vincent a Theo, lettera dall'Aja, 21 luglio 1882
Quando si cammina per ore e ore in mezzo a questa campagna, si sente proprio come non esista altro se non una distesa immensa di terra - la verde muffa del grano o dell'erica e quel cielo infinito Vincent a Theo, autunno 1883

Ottantadue opere, tra quadri della maturità e disegni della formazione (un numero addirittura aumentato rispetto all'iniziale progetto pre-Covid), sono ora riunite a Padova e provengono, per la maggior parte, dal Kröller-Müller Museum di Otterlo e dal Van Gogh Museum di Amsterdam (ma anche dal Centraal Museum di Utrecht, Musée Rodin di Parigi, Kunstmuseum di Winterthur e Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma). Accanto ai capolavori di Van Gogh sono esposte opere di Millet, Gauguin, Seurat, Signac, Hiroshige, da lui stesso ammirate. Ecco allora Autoritratto con il cappello di feltro, Il seminatore, affiancato dalla versione dai toni scuri di Millet, Alberi da frutto tra i cipressi, accanto alle xilografie di Hiroshige, Il postino Joseph Roulin, L’Arlesiana, i giardini, i campi di grano, i paesaggi attorno al manicomio di Saint-Rémy.

A sorpresa, quando ormai i giochi sembravano fatti, ad arricchire la mostra, sono arrivate cinque nature morte, inizialmente destinate a una esposizione giapponese mai realizzata. Le nature morte e i fiori assumono un ruolo centrale nel percorso artistico di Van Gogh e queste opere, accolte ora negli spazi padovani, ci dicono molto di lui e della ricerca di un colore nuovo condotta tra l'ultimo periodo olandese e i due anni vissuti a Parigi: colore che, sin dal titolo, si offre come grande protagonista di un allestimento ambizioso, dalla lunga gestazione e dal respiro internazionale.

Preview della mostra dedicata a Vincent van Gogh, dal 10 ottobre 2020 all'11 aprile 2021 al Centro culturale Altinate San Gaetano di Padova

Nella sesta sala, quella che più di tutte incanta, tra i ritratti degli amici di Arles e Il seminatore, trova posto anche Sentiero nel parco, olio su tela del 1888, che in qualche modo incrocia la storia di Padova. Il 16 settembre 1888 Van Gogh si trasferisce nella Casa Gialla di Place Lamartine ad Arles. Proprio in quei giorni legge un articolo, uscito un paio di mesi prima su Revue des Deux Mondes, dedicato alle conversazioni tra Boccaccio e Petrarca, avvenute nel giardino della casa di quest'ultimo, a Padova, vicino al Duomo. L'articolo lo colpisce e lo ispira, portandolo a immaginare se stesso e l'amico artista Gauguin nei panni dei due scrittori e a realizzare Sentiero nel parco, che anticipa la serie Il giardino del poeta e a cui fa riferimento in una lettera scritta proprio in quei giorni, tra il 17 e il 18 settembre: “In questo momento sto lavorando a un’altra tela da 30, un altro giardino o piuttosto una passeggiata sotto agli alberi, con una terra verde e neri rami di pini".

Infine, torniamo all'inizio, per aprire e chiudere il cerchio, per tornare al cuore del pittore-eroe che si sentiva estraneo al suo tempo. Nella prima sala, le tre tele di Francis Bacon (1909-1992) lo proiettano nel futuro che merita, facendo rivivere Il pittore sulla strada di Tarascona, dipinto nell'estate 1888 e distrutto da un bombardamento nel corso della Seconda guerra mondiale, in cui Van Gogh ritraeva se stesso in cammino sotto il sole.


Van Gogh. I colori della vita

Centro Altinate San Gaetano, Padova

10 ottobre 2020 - 11 aprile 2021

La mostra, a cura di Marco Goldin, è promossa e prodotta da Linea d’ombra e dal Comune di Padova, con la collaborazione del Kröller-Müller Museum

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