CULTURA

Venezia 1600. Un viaggio tra le carte di Venezia

Numerose sono le rappresentazioni della città di Venezia che sono state date nel corso tempo e di diversa tipologia. Non fanno eccezione le rappresentazioni cartografiche. Non importa che si tratti di una veduta prospettica della città, realizzata in una bottega locale, o di una carta di produzione veneziana, vale a dire realizzata da cartografi della città ma raffigurante un territorio al di fuori del regno della Serenissima. È sempre della cartografia di Venezia che si sta parlando.

Tre sono i fattori principali in base ai quali è possibile fare delle distinzioni all’interno di questo ricco patrimonio: la scala utilizzata per la realizzazione delle carte, l’influenza delle carte sul territorio e infine il cartografo che l’ha realizzata. La biblioteca di Geografia dell’università di Padova offre un’ampia serie di carte di Venezia, realizzate da cartografi veneziani o da altri esperti che gravitavano intorno alla Repubblica del Leone. Fra i primi, il più noto è senza dubbio Vincenzo Maria Coronelli che, vissuto a cavallo del Settecento, viene ricordato in particolare per i suoi globi terracquei e celesti realizzati per il duca di Parma prima, e per Luigi XIV di Francia poi. Oggi questi ultimi sono conservati alla Biblioteca nazionale di Parigi, mentre i primi sono andati distrutti. La sua attività non si limita ai globi, ma si estende anche a una vasta produzione cartografica: ne è un valido esempio la carta che raffigura la parte meridionale del bacino del Danubio, conservata nella biblioteca di Geografia dell’università di Padova. In questa mappa è possibile osservare con nitidezza la simbologia usata per rappresentare i rilievi montuosi, a “mucchio di talpa”. E ancora, è possibile distinguere chiaramente la rappresentazione di altri elementi significativi come le fortificazioni e le foreste. “In questa carta – aggiunge Silvia Piovan, docente di Cartografia e Gis all’università di Padova – è presente un cartiglio che contiene le informazioni principali relative alla carta stessa, arricchito da decorazioni”. Il cartiglio, con le sue decorazioni, è infatti un elemento molto importante della cartografia di produzione veneziana.

Servizio di Caterina Carradori, riprese e montaggio di Elisa Speronello - Luogo delle riprese: Museo di Geografia, università di Padova

Un altro celebre cartografo è Giovanni Valle. La sua pianta di Padova del 1784, composta da nove fogli, è nota ai più forse ancor prima del nome stesso del suo autore. In essa è evidente lo sviluppo del nucleo urbano di Padova lungo il doppio meandro del fiume Brenta. “Questa carta mostra molto bene la situazione del territorio nella seconda metà del Settecento – spiega la docente – e fa vedere, per esempio, tutti i canali che erano ancora presenti all’epoca e che poi sono stati tombinati tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento”. È invece il risultato della maestria del cartografo toscano Attilio Zuccagni-Orlandini la carta della città di Venezia che appare nel suo Atlante illustrativo delle città italiane, corredato di vedute pittoriche.

Anche se spesso si può essere indotti a pensare che buona parte del lavoro del cartografo si svolga sul campo, in realtà molto del frutto di tale lavoro altro non è che la “versione aggiornata” di rappresentazioni cartografiche precedenti. È il caso dell’Atlante novissimo, ad opera del cartografo veneziano Antonio Zatta, in particolare della carta delle Colonie Unite dell’America settentrionale. “Si tratta della prima carta dove appare questo toponimo – commenta Piovan – e descrive il territorio che va dalla penisola del Labrador fino alla Florida”. Dato alle stampe nella seconda metà del Settecento, per la realizzazione di questo atlante Zatta si ispira alla precedente carta di John Mitchell, medico e botanico americano. All’indomani del Trattato di Parigi (1783) che sancisce la fine della guerra d’indipendenza americana e la spartizione delle colonie, questa carta costituisce un'importante fonte di informazioni geo-storiche.

Grazie a importanti donazioni avvenute nel corso del 2021 da parte del collezionista veneto Armando Morbiato, il patrimonio cartografico del Museo di Geografia si è ulteriormente arricchito: le Cronache di Norimberga e la Guida d’Italia ne sono due esempi. In entrambi appare la città di Venezia. Stampato nel 1493, il primo dei due volumi si caratterizza per la presenza di oltre 1.800 immagini xilografiche “molte delle quali sono proprio vedute di città", spiega Chiara Gallanti, assegnista di ricerca al dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell’antichità dell’università di Padova. “Alcune di queste città hanno un ruolo speciale – continua – hanno una pagina doppia dedicata e sono rappresentate grazie a un’immagine molto caratteristica, non stereotipata: è il caso di Venezia”. E se nelle Cronache di Norimberga alla veduta della città viene dedicata una doppia pagina, nella Guida d’Italia è proprio Venezia che costituisce un punto di partenza della lettura e dell’itinerario. Realizzata e stampata ad Anversa nel 1600 per mano del belga Franz Schott, quest’opera è stata pensata ad uso e consumo dei pellegrini che in quell’anno sarebbero andati a Roma, in occasione del Giubileo.

A partire da dicembre del 2021 l’università di Padova ha inaugurato MapFly, un nuovo portale digitale di consultazione cartografica, che permette di interrogare la base dati dell’ateneo, andando a recuperare il patrimonio cartografico appartenente alle biblioteche di Geoscienze, di Geografia e alla biblioteca centrale di Ingegneria.

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