A questa 75esima Biennale Cinema non sono mancati i film interessanti. Se da una parte c'è stata l'apertura a generi come l'horror e il thriller, non sono mancati i grandi classici.
Secondo Denis Brotto, docente per il corso di Cinema e nuove tecnologie di Padova, i grandi nomi non hanno deluso: Alfonso Cuarón con Roma è uno dei favoriti, ma anche The favourite di Yorgos Lanthimos ha qualcosa da dire e, assieme a Double vies di Olivier Assayas, otterrà spazio sui giornali.
Passato un po' in sordina, ma non per questo meno meritevole di visione, è il thriller politico L'heur de la sortie di Sébastien Marnier, con il suo messaggio ambientalista e le atmosfere thriller, mentre Monrovia di Frederick Wiseman costituisce un ulteriore tassello del percorso del regista attraverso la rappresentazione degli Stati Uniti, restituendo una visione che dentro limiti precisi riesce ad andare molto in profondità.
Rimanendo in America, è da menzionare anche Roberto Minervini con il suo documentario What you gonna do when the world’s on fire? sul razzismo che troppo spesso impera in questo continente (in Texas nello specifico).
Per quanto riguarda lo stile, è da rilevare lo sguardo innovativo di Schnabel nel suo At eternity's gate.