CULTURA

Venezia, il teatro, le sue registe: un lunga storia per immagini, dalle origini ad oggi

Fateci caso, durante la quarantena si è realizzata una avventura di preziosa esplorazione dei numerosi archivi culturali italiani, con la sospensione della vita "fuori" riguadagnata e reinvestita nella memoria, attraverso la ricerca di tracce ed esperienze passate capaci di ridefinire le tante identità culturali del Paese: dal progetto cinematografico che ha coinvolto gli archivi nazionali di film di famiglia, alla versione online della Notte degli archivi organizzata da Archivissima e prevista per il 5 giugno, fino al documentario su Luigi Nono reso accessibile nel maggio scorso, per una decina di giorni, dall'archivio veneziano dedicato al compositore, in occasione dei trent'anni dalla scomparsa.

Questo viaggio nel ricordo continua, così sta facendo l'Archivio Storico delle Arti Contemporanee (Asac) che tutela, conserva e valorizza il patrimonio documentale della Biennale di Venezia e delle arti del Novecento, dal 1895 a oggi, e che, dopo aver proposto L'idea del corpo (ancora disponibile online) - dedicata a Merce Cunningham, Steve Paxton, Julian Beck, Meredith Monk e Simone Forti, dall'Archivio della Biennale 1960-1976, e curata da Virgilio Sieni, direttore del settore danza dal 2013 al 2016 -, presenta una seconda esposizione virtuale al femminile, curata dal direttore della settore teatro Antonio Latella, per raccontare, appunto, le donne del teatro: Registe alla Biennale - Biennale Teatro 1934 -2016. La mostra vera e propria risale al 2017, all'allestimento realizzato negli spazi veneziani del Portego di Ca’ Giustinian, ora viene riproposta nella versione virtuale attraverso una selezione di materiali raccolti in due stanze espositive. Una bella occasione per studentesse e studenti, studiosi e appassionati per ripercorrere, attraverso le immagini, un pezzo significativo di storia del teatro internazionale, così fortemente segnato dal genio e dalla creatività delle donne. 

Ritratti, fotografie di scena e manifesti degli spettacoli documentano la presenza e il lavoro di tutte le registe che sono state ospiti del Festival del Teatro a partire dalla sua fondazione, nel 1934, fino ai giorni nostri. L'esposizione è un omaggio che risponde allo spirito del 45. Festival internazionale del Teatro, la già citata edizione dell'estate 2017 dedicata alla regia e, in particolare, al lavoro delle donne. 

"La contemporaneità è figlia del nostro passato, che a sua volta si è fatto tradizione, risultando contemporaneo nel momento in cui ha creato nuovi linguaggi che il pubblico non sapeva codificare e che in qualche modo rifiutava, divenendo oggi normale alfabeto da seguire o a cui ispirarsi - scrive Latella - La mostra intende peraltro recuperare, attraverso adeguata documentazione, anche frammenti di esperienze forse cadute nell’oblio, passaggi di artiste che soltanto il necessario, fondamentale contributo offerto dal patrimonio dell’Archivio Storico può permettere di riportare alla luce".

Si inizia con un ritratto intenso di Edwige Feuillère, considerata “la nuova Sarah Bernhardt”, interprete e regista de La Dame aux Camélias, di cui si può ammirare anche il manifesto per la messa in scena al Teatro La Fenice del 17 e 18 luglio 1950, o Shelah Richards, che da Dublino approda a Broadway, regista dello spettacolo The Playboy of the Western World, presentato alla Fenice il 30 settembre 1960, fino a ritrovare il ritratto di coppia di Judith Malina e Julian Beck, fondatori del Living Theatre (New York, 1947), in scena al Teatro La Perla del Lido di Venezia, il 27 settembre 1965, con Frankenstein.

Gli anni Settanta e Ottanta sono attraversati dalle esperienze multidisciplinari di Meredith Monk, intellettuali e politiche di Dacia Maraini e Annabella Cerliani, tra le fondatrici de La Maddalena Teatro e della rivista effe, letterarie di Marguerite Duras, autrice e regista di Savannah Bay, nella struttura ad arca di Noè che Renzo Piano aveva ideato nella Chiesa di San Lorenzo per Nono, e dalla presenza nel 1985 di Pina Bausch, figura di confine tra danza e teatro, di straordinaria forza espressiva e, ancora oggi, fonte di ispirazione per artiste e artisti, invitata all'epoca da Franco Quadri, con Bandonéon, Kontakthof. Uno spazio è riservato al teatro ragazzi e al teatro di figura, con le produzioni di Catherine Dasté, erede della tradizione di Jacques Copeau, di Marise Flach, pedagoga e artista, formata alla scuola di Etienne Decroux, Leokadia Serafinowicz con il teatro di marionette polacco, e ancora Mara Baronti e Loredana Perissinotto.

E in attesa di rivivere l'emozione dello spettacolo dal vivo, con il 48esimo Festival internazionale del teatro, diretto da Antonio Latella, riadattato in tempi di resistenza e rinascita, e che si svolgerà a Venezia dal 14 al 25 settembre 2020, il viaggio nel tempo raggiunge la contemporaneità, offrendo le prove di registe icona come Lina Wertmüller, alla prese con Goldoni ne La vedova scaltra, in scena al Teatro Piccolo Arsenale il 18 e 19 luglio 2007, e di registe in piena attività come Emma Dante, Daniela Nicolò dei Motus e di Valeria Raimondi della compagnia Babilonia Teatri.

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