CULTURA
Viaggio nei luoghi della scienza. Il Museo di Storia naturale di Venezia
La prima sala del Museo di storia naturale di Venezia. Foto: Matteo de Fina
Il palazzo del Fontego dei Turchi, casa-fondaco d’epoca altomedievale, accoglie i visitatori già a partire dal piccolo giardino aperto a tutti, anche a chi cerca solo un attimo di pace. Questa è la sede del Museo di Storia naturale di Venezia, oggi dedicato a Giancarlo Ligabue, ed è una delle tappe scelte per il viaggio estivo nei luoghi della scienza proposto da Il Bo Live.
"Tre sale e circa venti camere” piene di antichità, libri, quadri, argenti e oggetti di storia naturale: l’edificio e le collezioni naturalistiche ottocentesche costituivano parte del museo civico e raccolta Correr, provenienti a loro volta dalla collezione privata del patrizio veneziano Teodoro Correr. Il palazzo viene acquisito dal Comune di Venezia nel 1859, in pessime condizioni. Gli interventi di restauro iniziano l'anno successivo e l'edificio viene ricostruito totalmente. Oggi il Fontego dei Turchi si mostra in tutta la sua bellezza, affacciandosi sul Canal Grande, con una facciata decorata da patere e formelle: in una di queste un uccello cattura un pesce e l’immagine è diventata il logo del museo stesso.
Foto: Matteo de Fina
Le sale
Oggi il museo, con ampi spazi espositivi distribuiti su due piani, può vantare diverse collezioni di carattere paleontologico, etnologico, antropologico, geografico, provenienti da ricerche condotte in ambito locale e da donazioni da terre lontane. Le collezioni costituiscono il cuore del ricco allestimento espositivo: interessanti e numerose quelle zoologiche, in particolare entomologiche (la raccolta di imenotteri è una delle maggiori al mondo), ornitologiche e malacologiche, e quelle botaniche.
Al piano terra, sospesi al soffitto dell'ala ovest del porticato, due grandi scheletri accolgono il visitatore, sono i protagonisti della galleria dei cetacei: una Balenottera comune (Balaenoptera physalus), lungo quasi 20 metri, e un giovane Capodoglio (Physeter catodon).
La prima sala è dedicata alla spedizione condotta tra il 1972 e il 1973, a Gadoufaoua, nel deserto del Tenerè (Niger), da Giancarlo Ligabue e Philippe Taquet dell’Istituto di paleontologia del Museo di Storia naturale di Parigi. Il viaggio alla scoperta del museo veneziano inizia da qui, dalla paleontologia e dai fossili ritrovando le tracce di un tempo antichissimo popolato dai dinosauri, con un esemplare di oltre sette metri, Ouranosaurus nigeriensis, e il cranio del gigantesco coccodrillo Sarchosuchus imperator.
Foto: Matteo de Fina
A metà percorso troviamo le sale che presentano le raccolte degli esploratori: da Giovanni Miani (1810-1872) con una selezione dei 1800 reperti da lui raccolti durante dal spedizione del 1859 alla ricerca delle sorgenti del Nilo, a Giancarlo Ligabue (1931-2015), passando per la sconvolgente collezione di Giuseppe De Reali (1877-1937), frutto di quelle che oggi potremmo definire riprovevoli campagne di caccia grossa condotte dall'ultimo discendente di una famiglia di latifondisti veneti. Una raccolta di 300 reperti, costituita soprattutto da animali cacciati e uccisi, che sconvolgono, invitano alla riflessione sull'importanza della tutela e del rispetto del mondo animale (messi in atto anche grazie alla nascita di grandi parchi e riserve) e, ancora oggi, funzionano come monito.
Risultato di tante altre esplorazioni sono le Wunderkammer, ovvero le cinquecentesche camere delle meraviglie, con oggetti preziosi, rari, bizzarri, grotteschi: il museo ne propone una perfettamente allestita. Infine, ecco la sala, illuminata da grandi vetrate, dedicata alla nascita della museologia scientifica con raccolte di reperti - uccelli, pesci, minerali, preparati anatomici, reperti conservati in liquido - finalizzate alla classificazione, allo studio e all’interpretazione di fenomeni naturali sistemati all'interno di un lungo armadio con vetrine. Qui troviamo anche lo scheletro del campanaro di San Marco, protagonista di una leggenda veneziana che abbiamo raccontato su Il Bo Live.
Gli spazi dedicati alle strategie della vita offrono una esplorazione alla scoperta della biodiversità e della complessità delle forme viventi, con focus su movimento - dagli animali corridori e saltatori, scavatori e arrampicatori, nuotatori e galleggiatori, volatori e planatori, a quelli che hanno scelto di restare immobili -, nutrizione e ciclo dell'energia.
Foto: Matteo de Fina
The Living Sea
Tra la galleria dei cetacei e gli altri spazi del piano terra è allestita la mostra temporanea The Living Sea (fino all'11 settembre), a cura di Marevivo onlus, Marevivo Veneto e Fon - Focused on nature, realizzata con l'obiettivo di far conoscere le meraviglie del mare, le sue fragilità e le creature che lo abitano. Firmata dal fotografo ambientalista Hussain Aga Khan, in collaborazione con il regista, istruttore e videografo subacqueo Simone Piccoli, la mostra propone fotografie in grande formato e la videografia frutto del lavoro comune dei due autori nel mondo sottomarino di Egitto, Tonga e Messico. Non solo bellezza, l'esposizione si concentra sulle minacce alla biodiversità marina - inquinamento da microplastiche, shark-finning - per sensibilizzare il visitatore e renderlo più consapevole, anche attraverso una serie di incontri di divulgazione.