SOCIETÀ

Visioni del futuro urbano: la città che vorremmo

Continuano le conversazioni intorno alle Visioni del futuro urbano, approfondimenti dedicati alla città, nati dall'incontro tra Il Bo Live e il dipartimento di Ingegneria civile edile e ambientale dell'Università di Padova. L'obiettivo è quello di offrire spunti e stimoli di riflessione ampia sul futuro delle nostre città e sul nostro futuro nelle città. 

Il protagonista del secondo episodio è il professor Michelangelo Savino, docente di pianificazione urbanistica del dipartimento Icea. Negli ultimi anni la città è stata messa al centro di un dibattito vivace, nel 2050 buona parte della popolazione mondiale abiterà in contesti urbanizzati, questo porta a una doppia riflessione: se da una parte la città è (e, sempre di più, sarà) il centro di tutto, punto di riferimento per opportunità sociali, economiche e di innovazione, dall'altra contribuisce in modo preponderante al consumo delle risorse naturali e al degrado ambientale. Nei mesi della pandemia, poi, è stata spesso criticata per l’assenza di buone condizioni abitative, per le forme di congestione, per l’inquinamento, la scarsa qualità, per l’insicurezza. 

Ma le nuove condizioni imposte dalla pandemia, lo smartworking per esempio, aprono anche strade alternative: quelle che portano a immaginare una vita nei borghi, nei piccoli centri, dove poter svolgere facilmente un lavoro a distanza, grazie all'uso della tecnologia.

Montaggio: Elisa Speronello

Molte cose stanno cambiando in maniera irreversibile, questo è evidente, e il futuro urbano va progettato sin da ora, cercando le soluzioni migliori.

Siamo davanti alla crisi della città come l'abbiamo conosciuta fino a oggi? Per Savino "la crisi della città è un fenomeno ricorrente nella storia della civiltà, soprattutto nei momenti in cui emergono con maggiore evidenza le sue disfunzioni e forme di degrado e di disagio legate alle disuguaglianze. Durante i mesi di pandemia la città è diventata luogo di estrema congestione e concentrazione, condizione che ha messo a rischio la salute. E così da molti studiosi ed esperti sono stati indicati i piccoli borghi come alternativa, per una vita più serena e lenta". La città resta comunque il luogo privilegiato per l’incontro, l’aggregazione, lo sviluppo, un luogo in cui si concentrano vantaggi per le imprese, le comunità, i singoli. "Il problema non è eliminare la città o sostituirla, ma piuttosto riprogettarla, rigenerarla, con nuovi approcci e nuove strategie per permettere a tutti di sfruttare i vantaggi offerti dalle città".

Ma allora quali caratteri dovrà avere la città del futuro e soprattutto come si dovrà intervenire, con quali approcci, quali metodi e quali strumenti? "La città dovrà essere inclusiva, affinché ogni cittadino si senta coinvolto e possa partecipare al progetto urbano, sostenibile e resiliente, smart, con una tecnologia non fine a se stessa ma al servizio degli abitanti. Più che slogan questi dovrebbero essere obiettivi complessivi e vere e proprie strategie di azione. Bisogna sperimentare nuovi metodi e pratiche per l’intervento nella città, con visioni di medio-lungo periodo, con pratiche innovative per costruire una consapevolezza collettiva indispensabile alla costruzione della città del futuro".


Pagine per approfondire:

Governare il territorio in Veneto, a cura di Michelangelo Savino (Cleup)

In the city on the cities, sulla città nelle città di Carlo Gasparrini (List)

Città e politiche in tempo di crisi, a cura di Laura Fregolent e Michelangelo Savino (Franco Angeli)

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