SOCIETÀ

1950-2020. Settant'anni di Cuamm

È un anniversario importante quello che l’organizzazione non governativa Medici con l’Africa Cuamm celebra nel corso di questo 2020. Un compleanno speciale, che il 3 dicembre prossimo, segnerà i 70 anni di ‘vita’ dell’associazione. E proprio di ‘vita’, anzi di ‘vite’ l’organizzazione si è occupata nel corso di tutti questi anni. Di quelle più fragili, degli ultimi, di quelli che vivono e muoiono lì nell’ultimo miglio del mondo, l’Africa.

Medici con l’Africa Cuamm è la prima ong in campo sanitario riconosciuta in Italia e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. È presente oggi in 23 ospedali e in oltre 1100 strutture sanitarie di otto Paesi dell’Africa sub-sahariana (Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania e Uganda) con circa 3000 operatrici e operatori europei e africani. Con progetti di assistenza sanitaria a lungo termine, in un’ottica di inclusione sociale e collaborazione con la popolazione e il personale locale, opera negli ospedali, nei piccoli centri di salute, nei villaggi, nelle università coinvolgendo in particolare le fasce più deboli della popolazione, in particolare le mamme e i bambini, con programmi di cura e prevenzione, interventi di sviluppo delle strutture sanitarie, attività dedicate ai malati HIV/Aids, tubercolosi, malaria, formazione di medici, infermieri e infermiere, ostetriche e altre figure professionali.

Nasce da un sogno il Collegio universitario aspiranti medici missionari (Cuamm), quello del medico vicentino Francesco Canova che nel 1933 a venticinque anni si laurea a Padova. È lui che nel 1950 riesce a coinvolgere l’allora Vescovo di Padova, Monsignor Girolamo Bortignon, nel suo progetto: dare vita a un collegio per la formazione medica di giovani studenti di medicina italiani e stranieri intenzionati a dedicare un periodo della loro attività professionale al servizio degli ospedali missionari e delle popolazioni più bisognose nei paesi in via di sviluppo. Un sogno che in 70 anni si è trasformato in solida realtà, riconosciuta da enti e organizzazioni nazionali ed estere.

Andrea Borgato, vice direttore Medici con l'Africa Cuamm. Intervista di Francesca Forzan, montaggio Elisa Speronello

In occasione di questo anniversario, lo scorso ottobre il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto a Roma una delegazione di Medici con l’Africa Cuamm con i quali si è intrattenuto e a cui ha lasciato un messaggio che sarà possibile ascoltare nel corso del tradizionale annual meeting che si terrà, quest’anno online, sabato 7 novembre.

Don Dante Carraro, direttore del Cuamm. Questi 70 anni, oggi, rappresentano un punto d'arrivo o di partenza? Guardando al passato e al futuro, sono di più i risultati raggiunti o le sfide da raccogliere?

Siamo riconoscenti e grati per dove siamo arrivati, 70 anni sono un grande traguardo, sono tanti i risultati raggiunti. Quello che ci portiamo dentro è un cuore che pulsa, perché il sogno che abbiamo di un accesso alla salute che sia un diritto per tutti e non un privilegio per pochi, ci spinge verso una ripartenza, verso le sfide che abbiamo davanti. Negli ultimi 10 anni abbiamo aiutato a partorire un milione di mamme. È un gran risultato, ma sono ancora 350.000, quasi tutte concentrate in Africa sub-sahariana, quelle che muoiono dando alla luce un figlio. È uno scandalo. Sappiamo tutto del parto, eppure ancora muoiono. Penso al Sud Sudan che ha un’ostetrica ogni 20.000 mamme che partoriscono, alla Repubblica Centrafricana con 4 pediatri in tutto il Paese, penso alla Sierra Leone con un solo anestesista. Negli ultimi anni abbiamo formato 36.000 operatori sanitari. È una sofferenza che gode dei buoni risultati, ma che sarà tale fino a che non avrà raggiunto quei risultati che permetteranno di dare dignità a questo Paese che chiede di poter camminare con le proprie gambe, da protagonista. Direi quindi che questa è una ripartenza perché quel sogno si avveri.

Il 2020 è stato un anno particolarmente difficile in tutto il mondo. Per voi che operate in contesti già duramente colpiti, cos’ha significato?

È stato un anno indubbiamente duro, su due versanti. Bloccati gli aeroporti di tutti i paesi, in contemporanea: nessuno esce, nessuno entra. Avevamo sul campo gli operatori fermi per le sostituzioni, per un po’ di riposo. Bloccato tutto. E dall’Italia nessuno parte, nessuno va a sostituire, ad aiutare sul campo chi ha bisogno. Per noi arrestare le partenze è fermare la vita. Noi siamo nati con questo verbo che è ‘partire’. Mobilitare la vita, spingerla, muoverla. Muovere le mani, le braccia, i cuori, le menti. Bloccare il partire è bloccare la vita del cuore, quindi è stata una grande sofferenza. Adesso siamo ripartiti e speriamo che questo non si ripeta. Il secondo aspetto è che il Covid-19 ha amplificato le fragilità e le disuguaglianze, sociali prima di tutto. Sta crescendo il numero dei più poveri, quelli che vivono con meno di due dollari al giorno. In Africa ci sono 200 milioni di estremamente poveri su un miliardo e duecento milioni totali di abitanti e il Covid-19 ha ingrandito in maniera esplosiva questa fascia estremamente povera. Questo virus amplifica, da una parte, le disuguaglianze e la povertà, dall’altra le fragilità dei sistemi sanitari, già di per sé debolissimi in Africa. Cresce, infatti, il numero delle mamme che non vanno in ospedale a partorire, si sta abbassando la copertura vaccinale del 25-30% e ciò vuol dire che alcuni bambini muoiono anche di morbillo o di tetano. Stiamo perdendo i pazienti sieropositivi, tubercolotici, i diabetici, che hanno bisogno di terapie quotidiane e il monitoraggio dei bambini malnutriti non si fa più. Per gli effetti indiretti del virus sta esplodendo, in questi Paesi, il dramma sanitario.

Questa pandemia ha cambiato il mondo e anche le persone. Portare avanti la vostra attività, oggi più che mai forse, richiede ancora più coraggio, passione ed energie. Con quale messaggio si sente di augurare 'buon compleanno' a tutte le persone che 'fanno e faranno' il Cuamm dei prossimi anni? 

È un buon compleanno che voglio augurare a tutti: amici, sostenitori, volontari, operatori del Cuamm. Voglio augurare un cuore grande, di coltivare quella passione, quel sogno di una giustizia che sia vera per tutti, anche per i più fragili, mamme e bambini in testa. Un cuore grande, una mente lucida. Bisogna conoscere, studiare, approfondire i problemi, conoscere le nuove malattie, le pandemie, le epidemie, affrontarle con mente lucida. E infine mani sporche, vita sporca, vicino ai più poveri, con l'Africa. E da lì, passo passo, insieme, risalire la china. Ecco il mio augurio: un cuore grande, una mente lucida e mani che non abbiano paura di sporcarsi.

 

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