CULTURA

La scienza nascosta nei luoghi di Padova: la stazione idrobiologica "Umberto D'Ancona" a Chioggia

Un pezzo di Università che si affaccia sul mare, proprio per indagare quel mare che di cose da raccontare e scoprire ne ha molte. A Padova le ricerche di biologia marina si fanno a Chioggia, in una delle sedi distaccate dell’Ateneo, la Stazione Idrobiologica “Umberto D’Ancona”. La sua missione è quella di fare ricerca scientifica e analizzare le ricadute sulle attività del territorio, in un luogo che ospita uno dei più grandi mercati ittici d’Europa.

La storia della stazione

Una volta era una Stazione sanitaria, poi è cambiata la seconda parola. Nel 1941 Umberto D’Ancona, a quel tempo docente di zoologia all’Università di Padova, decide di avviare il progetto di una Stazione Idrobiologica a Chioggia, sfruttando uno slancio di ferventi attività a livello sia europeo che internazionale, che ha portato alla creazione di molte stazioni di idrobiologia marina.

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Il fondatore della Stazione, Umberto D’Ancona

Come mai proprio in questo luogo? Chioggia è uno dei punti con accesso al mare più vicini a Padova, e quando si è cominciato a pensare di creare una stazione idrobiologica per l’Università, la vicinanza è stato un importante fattore di scelta, ma non l’unico. Le acque nei dintorni di Chioggia sono infatti più pulite, rispetto a quelle veneziane, e maggiormente ricche di biodiversità. La vicinanza al mar Adriatico, così come al Delta del Po, e la presenza delle valli – aree lagunari di acqua salmastra, recintate, nelle quali si pratica l’acquacoltura – rendono il panorama biologico ancora più interessante da studiare. C’è poi una ragione storica. Queste zone conoscono una grande tradizione di attività legate alla pesca e al mare: nascono nel periodo romano e si intensificano dal quindicesimo-sedicesimo secolo in poi. Oggi Chioggia ospita una delle marinerie più importanti d’Italia e d’Europa: gli studi legati alla pesca, così come quelli sull’acquacoltura, continuano ad essere centrali per questo territorio. Lo scopo della stazione era, ed è ancora oggi, quello di poter condurre una serie di studi su due filoni principali: studi teorici e studi applicati. Nel primo caso si tratta di attività di laboratorio, di analisi, legata soprattutto allo studio dei diversi organismi marini, mentre in quello applicato si studia la biologia della pesca e dell’allevamento.

La Stazione in una foto del 1942. Da “La Pesca Italiana”, 1942, 8

All’inizio la Stazione era costituita da un piccolo edificio ad un piano, integrato con un secondo livello dagli anni 60. Due stanze contenevano gli acquari, tre locali funzionavano da stanze da lavoro, un’altra stanza serviva per la preparazione e completava il tutto un locale che conteneva le pompe, oltre ad altri piccoli spazi di servizio e di deposito.

La stazione oggi

La stazione si trova ancora nella sua sede storica, sull’Isola di San Domenico. Ci si arriva attraverso una delle tante minuscole e belle calli di Chioggia, dopo aver attraversato uno dei suoi ponti. Se vi sta accompagnando qualcuno e perdete il passo non preoccupatevi, può capitare che lo sguardo rimanga incastrato verso il mare. L’edificio principale contiene i laboratori, le vasche (sia interne che esterne) e i locali con le attrezzature. È una stazione di lavoro, in ordine e precisa, ma con quel piccolo caos creativo che ci si aspetta da un luogo in cui stare seduti rappresenta solo una parte del lavoro. Idrobiologia fa rima con acqua, ecosistemi, mare. Gran parte del lavoro dei ricercatori della Stazione si svolge sul campo, che in questo caso coincide con la laguna. La stazione ha a disposizione alcune imbarcazioni per l’attività di campo, che servono a raggiungere punti specifici in cui ci si immerge per osservare e raccogliere campioni.

Il rapporto con la città

La città e la Stazione sono due mondi che si toccano. Lavorano assieme. I ricercatori lavorano in collaborazione con e maestranze chioggiotte, quei pescatori che costituiscono una parte importantissima dell’economia locale. Tra gli intenti del fondatore D’Ancora, ancora profondamente attuali, c’era proprio l’intenzione di creare una forte sinergia con le realtà produttive.

Uno dei canali di Chioggia: per spostarsi si usano le barche

Visto che si tratta di vero e proprio lavoro sul campo, il fattore umano assume una rilevanza quasi strategica. I ricercatori hanno un’interazione diretta coi pescatori, fanno visite periodiche al mercato ittico, analizzano le dinamiche dei popolamenti delle specie commerciali e controllano le specie particolarmente vulnerabili alle attività di pesca, come squali e razze. E diventano un po’ antropologi, psicologi, compagni d’avventure. Si crea insomma un legame forte, che come in tutte le relazioni ha i suoi momenti di alti e bassi.

Non è un laboratorio qualsiasi

Accanto all’edificio della Stazione c’è la foresteria, allestita nell’ex casa del custode. È un luogo centrale per chi passa qui il suo tempo, e dove si rivivono alcune dinamiche tipiche di un appartamento di studenti. La cucina è in comune, in salotto si chiacchiera sul divano, e quando qualcuno prepara il tè chiede anche agli altri se ne vogliono. C’è insomma una grande condivisione di attività, e la cosa rende ancora più particolare il lavoro, e probabilmente contribuisce con qualche slancio di serendipità.

Una parte del team che lavora alla Stazione, ritratti vicino al molo

È una condivisione di vita, visto che spesso ricercatori, studenti e personale vivono stanziali a Chioggia. I diversi orari di lavoro – capita spesso che si esca in acqua per delle osservazioni fuori dall’”orario d’ufficio” – si combinano con i racconti delle diverse attività quotidiane, ci si scambiano pareri e consigli, e fortunatamente succede anche che si smetta di pensare al lavoro e ci si rilassi un po’. Gli studenti che sono passati di qui prima o poi ci ritornano, un po’ come si va in pellegrinaggio alla scoperta dei luoghi amarcord dell’università.

Sono varie le analisi e le ricerche che oggi vengono condotte alla Stazione: biologia applicata alla pesca e all’acquacoltura, biologia evoluzionistica, ecologia comportamentale di pesci e uccelli, connettività genetica delle popolazioni, studio degli ecosistemi e delle specie invasive, ed anche l’effetto dei cambiamenti climatici e delle attività antropiche.

La prossima volta che qualcuno racconterà la Stazione avrà una nuova area da esplorare. Procedono spediti i lavori per il restauro di un nuovo edificio, che integrerà le attività e gli spazi già a disposizione. Questo nuovo spazio sarà la casa per nuovi e più sofisticati laboratori di biologia molecolare e cellulare, così come nuove vasche per le sperimentazioni, per permetterci di scoprire sempre di più sul nostro mare e sul suo intrigante equilibrio.

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