CULTURA

Atelier d'artista: Simone Settimo

"Ho ricevuto il regalo di vivere l'arte fatta dagli altri e oggi spero che la mia arte sia un regalo per gli altri". Sin da bambino frequenta gli studi degli artisti della sua città, accompagnato da genitori appassionati che lo introducono in ambienti creativi, non convenzionali, di pura meraviglia. Fotografo e pittore, sperimentatore di discipline e linguaggi, Simone Settimo è il protagonista del tredicesimo episodio della serie Atelier d'artista. Lo incontriamo nel suo studio all'ombra della Specola, l'osservatorio astronomico di Padova, luogo di grande suggestione, storia e scienza, e con lui cerchiamo di tirare le prime somme di un ricco percorso artistico fatto di scelte, esplorazioni, incontri fortunati e alcune interessanti deviazioni, tra studi scientifici e la passione per il rugby.

Servizio di Francesca Boccaletto e Massimo Pistore

Sono entrato in questo studio il giorno in cui mi sono diplomato all'Accademia Simone Settimo

Pittura e fotografia sono territori da attraversare ricercando sempre l'esperienza dell'incontro con l'altro, della relazione, della scoperta e di continue ripartenze. "Per me la fotografia significa stare fuori, sulla strada, per annusare, percepire le persone attorno a me. Il processo della pittura è in qualche modo simile perché io mi incammino nella realizzazione di un quadro: posso infatti avere un'idea iniziale ma le cose evolvono, cambiano strada facendo. Questa è la bellezza della libertà dell'arte: accettare che un errore possa aprire una nuova via o, ancora, considerare la possibilità di cancellare tutto e ricominciare". 

Negli anni della formazione, lasciati gli studi scientifici ("ero totalmente avverso alle formule matematiche") si dedica a quelli artistici, diplomandosi al liceo Modigliani per iscriversi poi all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove incontra "persone fondamentali a livello culturale, professionale e di amicizia". Con Giorgio Andreotta Calò, Jasa Mrevlje e Peter Furlan, nei primi anni Duemila, fonda un gruppo per lavorare a diversi progetti, anche personali, inseriti in unico contenitore creativo. Seguono vent'anni di esperienze, prove, incontri, tra maestri locali (dall'amico fotografo Stefano Vallin a Giovanni Umicini) e grandi artisti da cui trarre ispirazione: "Amo Matisse, Gerhard Richter, Sigmar Polke, Picasso: più che l'opera in sé, a intrigarmi è il loro atteggiamento nei confronti dell'arte e della vita. Si raccontano le carriere meravigliose ma la verità è che anche questi artisti hanno avuto difficoltà, battute d'arresto, crisi. Sono piccole scoperte che possono dare una nuova spinta al lavoro".

"Sono entrato in questo studio il giorno in cui mi sono diplomato all'Accademia", nell'anno in cui viene selezionato per la Biennale dei giovani artisti dell'Europa e del Mediterraneo. È il 2005 e, per l'occasione, Settimo vuole realizzare una grande opera, che occuperà l'intero atelier. "Inizialmente era una tela bianca. Con l'avanzamento del lavoro, sono iniziate a entrare tante cose in questo spazio: oltre alla produzione dei quadri, ho portato dischi, libri, il divano di un amico...".

L'atelier gli somiglia, anzi di più: "Questo posto sono io - precisa -. Sono sempre stato qui, a parte una breve parentesi a Berlino nel 2007: lì avevo uno studio meraviglioso, ho dipinto tantissimo e ho iniziato a fotografare. Quando sono tornato in Italia, con tutti i miei rullini, non sapevo cosa fare, così mi sono affidato a un caro amico, che ora purtroppo non c'è più, e quando ho visto il primo sviluppo sono rimasto folgorato: per quindici anni mi sono dedicato alla fotografia con progetti personali o accostandomi ai lavori degli amici artisti incontrati in Accademia. Da un anno ho ripreso a dipingere, dopo aver incontrato i galleristi di Lunetta11 che hanno riacceso il mio interesse per la pittura. In generale, mi interessa l'immagine e non esco mai dallo studio senza la macchina fotografica: sono pronto ad accogliere tutto ciò che mi colpisce".

"La routine non mi piace, ma aiuta: la disciplina è utile per poter avere ritorni di consapevolezza. Da quando ho ripreso a dipingere, ho riscoperto la dedizione al lavoro, quella che Gerhard Richter definisce la pratica quotidiana della pittura. Me la sto imponendo ma in un senso molto libero: lavoro ogni giorno - otto o dieci ore, se riesco - anche perché, dopo un lungo periodo di sospensione della pittura, la mano si era un po' arrugginita. Alla fine della giornata c'è sempre qualcosa di realizzato".

Amo Matisse, Gerhard Richter, Sigmar Polke, Picasso: più che l'opera in sé, a intrigarmi è il loro l'atteggiamento nei confronti dell'arte e della vita Simone Settimo

Atelier d'artista

Una serie ideata e realizzata da Francesca Boccaletto e Massimo Pistore

Intervista di Francesca Boccaletto, riprese e montaggio di Massimo Pistore

Con la consulenza artistica di Giulia Granzotto


Tutti gli episodi della serie Atelier d'artista sono QUI

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