CULTURA

Biennale arte 2019: “i tempi interessanti” e l’arte aperta (e al femminile) di Ralph Rugoff

“Che tu possa vivere in tempi interessanti” (May you live in interesting times). Alla fine degli anni Trenta del Novecento, inserendolo in un discorso pubblico, il parlamentare britannico Sir Austen Chamberlain cita questo antico anatema cinese, in verità mai esistito nonostante sia citato dai politici occidentali da oltre un secolo, e osserva: “Non vi è alcun dubbio che l’imprecazione ci abbia colpito. Passiamo da una crisi all’altra, in un susseguirsi di traumi e disordini”. Si tratta di un falso che si è perfettamente integrato nella retorica e nel dibattito pubblico. Partendo da una considerazione del passato raggiungiamo il tempo presente e la sua complessità per esplorare questi “tempi interessanti” attraverso la libertà dell’arte, tra realtà e invenzione, scienza, tecnologie, religioni, confini, muri e aperture. La 58esima Esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia si terrà dall’11 maggio al 24 novembre prossimi tra i Giardini e l’Arsenale, presentando 90 Partecipazioni nazionali con 4 Paesi presenti per la prima volta: Algeria, Ghana, Madagascar e Pakistan. La Repubblica Dominicana e la Repubblica del Kazakistan parteciperanno per la prima volta con un proprio padiglione, il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, sarà a cura di Milovan Farronato. Sono 21 gli eventi collaterali proposti da enti e istituzioni internazionali e due gli eventi speciali. Il numero degli artisti è stato ridotto (sono 79) e ad ogni artista è stato chiesto di realizzare due opere diverse. Questo in sintesi, ma c’è di più: “Abbiamo appena scoperto che a questa Biennale c’è una maggioranza di donne tra gli artisti, non ce ne facciamo un vanto ma esprimiamo la nostra soddisfazione”, ha commentato il presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta, che ha aggiunto: May you live in interesting times. Il titolo di questa mostra può essere letta come una sorta di maledizione che si riferisce a eventi sfidanti e minacciosi, ma può essere anche un invito a considerare sempre il corso degli eventi umani nella loro complessità, un invito che ci appare particolarmente importante in tempi nei quali troppo spesso prevale un eccesso di semplificazione, generato da conformismo o da paura. E io credo che una mostra d'arte valga la pena di esistere, in primo luogo, se intende condurci davanti all'arte e agli artisti come una decisiva sfida a tutte le inclinazioni alla sovrasemplificazione”. E ancora: “In tempi di grandi cambiamenti, siamo chiamati a offrire stimoli e sollecitazioni. Questa mostra è uno strumento di conoscenza, imperfetto ma vitale, consapevole delle ambivalenze che ogni fenomeno porta con sé, senza ridurre in schemi e formule ciò che per sua natura è molteplice”.

Ralph Rugoff, direttore del settore Arti visive con l’incarico di curare questa edizione 2019 della Biennale arte, spiega: “In un’epoca nella quale la diffusione digitale di fake news e di fatti alternativi mina il dibattito politico e la fiducia su cui questo si fonda, vale la pena soffermarsi, se possibile, per rimettere in discussione i nostri punti di riferimento”. Citando Opera aperta di Umberto Eco (“rileggendolo ci si accorge della sua contemporaneità”) e presentando un'anteprima dei lavori proposti dagli artisti di questa Biennale 2019, Rugoff ha sottolineato la vocazione dell'arte all’apertura, al dialogo con il pubblico, il quale a sua volta è invitato a rispondere alle domande poste dalle opere: “Per me l’arte è un’arena di discussione che prende in considerazione tanti aspetti, considera la complessità e richiede impegno. Ciò che ha valore nell’arte è la sua volontà di confrontarsi con le contraddizioni. Nell’epoca dei social, la comunicazione è ridotta a frammento, l’informazione ci arriva adattata ai nostri interessi, ma così si finisce per avere meno informazione. Il paradosso di un mondo più libero nella comunicazione è che è diventato anche più libero nella disinformazione. Ci sono divisioni molto profonde”. E sulla mostra Rugoff ha aggiunto: “Ci si concentra sul lavoro di artisti che mettono in discussione le categorie di pensiero esistenti e aprono a una nuova lettura di oggetti e immagini, gesti e situazioni. Gli artisti gestiscono prospettive alternative, io volevo celebrare i vari aspetti dell’arte contemporanea, non volevo avere un tema ma ci saranno comunque dei leitmotiv: muri, identità divise, contrapposizioni. Volevo attuare una sperimentazione. Per me l’esposizione è una provocazione per celebrare il tema delle prospettive alternative, e così quest’anno le proposte saranno due: una all’Arsenale e l'altra ai Giardini, con gli stessi artisti presenti con opere diverse nei due diversi luoghi”. 

L’edizione 2017 si chiuse, dopo sei mesi, registrando oltre 615mila visitatori, a cui si aggiunsero 23.531 presenze nel corso della vernice. Dati che, confrontati con i 501.502 visitatori del 2015, registravano un incremento del 23% con una massiccia presenza di giovani sotto i 26 anni. Nel 2019, per il decimo anno consecutivo, viene proposto il progetto Biennale sessions alle università, alle accademie e a tutte le istituzioni operanti nella ricerca e nella formazione nel campo delle arti, dell’architettura e nei campi affini: l'obiettivo è quello di offrire una facilitazione a visite di tre giorni da loro organizzate per gruppi di almeno 50 tra studenti e docenti, con la possibilità di organizzare seminari in luoghi di mostra offerti gratuitamente e assistenza per viaggio e soggiorno. “Sono trascorsi 20 anni dalla presentazione della mia prima mostra - ha ricordato Baratta - dopo l'importante riforma della Biennale del 1998. Posso dirvi sono stati tutti very interesting times. In questi anni abbiamo aumentato i visitatori, che sono diventati il nostro principale partner, più della metà hanno meno di 26 anni. Ricordare questo risultato mi pare il modo migliore per festeggiare i vent'anni trascorsi dal 1999”. Aspettiamo, dunque, l’apertura di maggio, accompagnando l'attesa con le parole di Baratta in chiusura di conferenza stampa: "Un ringraziamento alla Biennale, che ancora una volta fa il suo miracolo”.

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