SCIENZA E RICERCA

Alla conquista dell'inospitale. Paolo Ferri racconta "Le sfide di Marte"

Pochi corpi celesti hanno catturato l’immaginario scientifico, artistico e culturale come Marte. Svelare il mistero di quel punto rosso nel cielo notturno è un desiderio accomuna gli esploratori spaziali di oggi e gli astronomi antichi attraverso i secoli. La storia di ciò che sappiamo del pianeta rosso – e di come lo sappiamo – è raccontata da Paolo Ferri nel libro Le sfide di Marte. Storie di esplorazione di un pianeta difficile (Raffaello Cortina Editore 2023).

Ferri è un fisico teorico che ha alle spalle una carriera di oltre trent’anni al Centro di controllo dell’ESA di Darmstadt, come responsabile del controllo missione, ovvero di quel gruppo di persone che dalla Terra si occupa di seguire tutte le fasi di progettazione, monitoraggio e risoluzione dei problemi tecnici delle missioni spaziali. Dalla nascita di Mars express, la prima missione interplanetaria europea, fino agli obiettivi attuali e futuri di ExoMars, l’opera è un “dietro le quinte” delle imprese dell’Agenzia Spaziale Europea (ma non solo) dirette verso il pianeta rosso tra successi, soddisfazioni, difficoltà e traguardi ancora da raggiungere.

La principale lezione che possiamo trarre dal libro di Ferri riguarda l’utilità dell’insuccesso. Se infatti è vero che almeno la metà delle imprese marziane tentate finora non è riuscita, la fatica non è stata vana. Dal racconto di Ferri emerge come ogni fallimento ci abbia avvicinati, sebbene di poco, al raggiungimento di Marte, se non altro perché ha permesso di acquisire nuove informazioni sulle insidie che attendono i veicoli spaziali in avvicinamento e sugli errori tecnici che bisogna ancora imparare a correggere.

Decenni di missioni fallite ci hanno insegnato, innanzitutto, che arrivare su Marte è molto più complicato rispetto a quanto immaginassimo negli anni Sessanta, quando iniziarono i primi programmi spaziali. Tanto per dirne una, le sonde interplanetarie che servono a raggiungere l’orbita marziana vengono telecomandate dalla Terra, ma devono comunque essere in grado di correggere autonomamente eventuali errori di rotta o malfunzionamenti durante le immancabili interruzioni di segnale causate dall’attività solare. Basta una minima deviazione di percorso perché la sonda vada persa nelle profondità dello spazio. Se tutto va bene e la rotta viene mantenuta, la parte più critica inizia poco prima dell’arrivo: la sonda deve frenare al momento giusto per non schiantarsi sulla superficie del pianeta, ma non troppo presto da non riuscire a farsi catturare nella sua orbita. Le difficoltà non finiscono qui, naturalmente. Anche le missioni di atterraggio, finalizzate all’esplorazione dell’ambiente marziano con veicoli ad hoc, sono messe a dura prova dall’ostilità di questo pianeta, la cui superficie ricoperta di canyon e solchi tracciati da antichi fiumi minaccia la resistenza dei rover che cercano di percorrerla.

Marte non collabora Mark Watney nel film “The Martian” di Ridley Scott (2015)

Va da sé che l’organizzazione di un viaggio umano su Marte resta ancora un miraggio. Inoltre, come riflette Ferri, un progetto del genere, anche se fosse un giorno realizzabile dal punto di vista tecnico, imporrebbe dei costi economici esorbitanti. Nonostante ciò, la conquista di Marte resta un sogno irrinunciabile non solo per gli studiosi di planetologia comparata, che grazie allo studio della sua evoluzione passata sperano di comprendere meglio quella terrestre, ma anche per gli astrobiologi, sebbene finora non sia mai stata rinvenuta alcuna traccia di vita extraterrestre su Marte.

Per non parlare, poi, di coloro che considerano come obiettivo ultimo dello studio del pianeta rosso la sua esplorazione e, in alcuni casi, persino la colonizzazione. Affrontando l’argomento, Ferri non può non citare i progetti visionari di Elon Musk, forse l’aspirante marziano più accanito al mondo. Da una parte l’autore considera Musk un personaggio “controverso e scomodo”, che divide l’opinione pubblica e rischia di alimentare fanatismi di sorta; dall’altra, però, riconosce al miliardario il merito di saper alimentare come nessun altro quell’atavica curiosità verso l’ignoto che è fondamentale, a sua volta, per ispirare quel progresso scientifico e tecnologico che un giorno permetterà di coronare uno dei grandi sogni dell’umanità. Insomma, è solo questione di tempo, sostiene Ferri a più riprese, perché un piede umano si posi sulla superficie polverosa di Marte. Resta solo da scoprire quando.

 

“Le sfide di Marte. Storie di esplorazione di un pianeta difficile” è tra i cinque finalisti del premio Science book of the year, alla sua prima edizione. La premiazione avverrà a fine settembre durante il festival Trieste Next.

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