SCIENZA E RICERCA

Dal 2021 la UE dice addio alla plastica monouso

Le problematiche ambientali sembrano essere sempre più importanti per la società odierna, come dimostrato dalla forza trascinante della giovanissima attivista Greta Thunberg, la cui caparbietà ha convinto migliaia di persone in tutto il mondo a unirsi alla sua protesta. Se tanti cittadini sembrano ormai aver interiorizzato la necessità di vivere in modo più sostenibile, lo stesso non si può dire di molti rappresentanti politici che, per un motivo o per l'altro, hanno sempre tardato nella promozione di politiche atte a tutelare il nostro pianeta.

Tuttavia, il Consiglio europeo ha approvato in via definitiva la legge che proibisce l'uso della plastica monouso dal 2021. Gli stati membri sono invitati ad agire già da adesso e a sviluppare politiche nazionali atte a recepire la direttiva europea, che non si limita ad abolire alcuni oggetti, ma prevede una serie di iniziative specifiche e graduali, come ci spiega Michele Modesti, professore di Processi di trasformazione e riciclo delle materie plastiche e di Processi industriali chimici, presso il dipartimento di Ingegneria industriale dell'università di Padova: “La nuova legge europea sul divieto dell'utilizzo di plastica monouso, vuole contrastare il cosiddetto marine litter, cioè l'abbandono dei rifiuti in mare. Perciò gli stati dovranno adottare tutta una serie di misure necessarie alla sostituzione di certi materiali, alla riduzione del loro consumo e al loro riciclo. Secondo i dati dell'Ue, sul totale dei rifiuti abbandonati in mare, il 43% deriva dalle plastiche monouso, mentre un altro 27% dagli attrezzi da pesca, come le reti dei pescatori. La somma di queste due famiglie di materiali costituisce il 70% dei rifiuti marini che poi troviamo sulle nostre spiagge. La nuova legge, basandosi su questi report, chiede l'immediata sostituzione, obbligatoria entro il 2021, qualora ci fossero soluzioni sostenibili – ad esempio biopolimeri o derivati della cellulosa – di oggetti in plastica usa e getta quali cotton fioc, piatti, posate, cannucce e stick per palloncini”.

Marine Litter - Un Environment

“Invece – continua Modesti – per altri materiali come quelli che compongono i food container e i tappi delle bottiglie, non esistono dei validi sostituti sostenibili, perché devono avere delle caratteristiche particolari per entrare in contatto col cibo, per impedire che entri ossigeno nella confezione e per permettere una conservazione duratura. Per questi prodotti, quindi, è prevista una riduzione. Inoltre, i produttori di questi materiali dovranno contribuire al costo della loro raccolta e del loro riciclo, nonché alla pubblicità per aumentare la consapevolezza dei cittadini sulle problematiche ambientali relative. Per le bottiglie la situazione è più complessa, infatti la normativa prevede che si dovrà riciclare almeno il 90% entro il 2029, con un target intermedio del 77% entro il 2025. Nel testo si introduce anche l'obbligo, a partire dal 2024, di avere il tappo attaccato alla bottiglia per evitare che venga disperso con facilità. Viene introdotto anche un minimo di contenuto di materiale riciclato: il 25% entro il 2025 e il 30% entro il 2030. In modo da favorire la raccolta e il riciclo di questi materiali.”

“Per quanto riguarda gli attrezzi da pesca, la direttiva prevede che gli stati membri debbano definire dei target nazionali di raccolta e adottare dei piani di monitoraggio per verificare il raggiungimento degli obiettivi stabiliti. Per i prodotti monouso per i quali non esistono valide alternative, gli stati membri dovranno mettere appunto piani nazionali, con misure dettagliate per ridurre significativamente il loro utilizzo, che saranno trasmessi alla Commissione europea entro due anni dall'entrata in vigore del decreto-legge. La novità importante è anche l'introduzione di costi aggiuntivi per chi produce queste plastiche, in modo da sostenere tutta la catena della raccolta e del riciclo. È anche previsto un sistema di tassazione per altri strumenti, ad esempio per le reti da pesca, per evitare che vengano abbandonate in mare. Ogni stato dovrà provvedere a istituire un sistema di raccolta, selezione e smaltimento nei porti”.

Addio alla plastica monouso dal 2021 - Riprese e montaggio di Elisa Speronello

Quali sono i materiali sostenibili che andranno a sostituire la plastica monouso nella produzione? Il professore ci spiega che: “Questi materiali non sono tantissimi. A livello industriale ci sono il famoso Mater-Bi, l'acido polilattico (di cui sono fatte alcune bottiglie che erroneamente buttiamo nella plastica di origine fossile), miscele di amidi e così via. Attualmente la quantità di questi materiali al mondo è meno dell'1% di tutte le plastiche prodotte, quindi è una produzione ancora relativamente limitata. Il concetto è molto delicato: la sostituzione di materiali di origine fossile con materiali ottenuti da fonti rinnovabili può farci pensare che sia sicuro gettarli per terra o in mare. In realtà così facendo si peggiorerebbe la situazione, infatti le bioplastiche si degradano più velocemente, ma poi rimangono sotto forma di coriandoli che, essendo tanti e più piccoli, si disperdono, finendo per inquinare di più. Per questo motivo è necessario che il legislatore, nel recepire questa legge, prenda in considerazione anche tutto il sistema di raccolta e di smaltimento di questi materiali, progettandone uno specifico: la loro fine naturale è il compostaggio e questo va organizzato. Se le bioplastiche finiscono erroneamente nelle plastiche, rovinano il loro riciclo, perché hanno delle caratteristiche molto diverse”.

“Per concludere, un aspetto fondamentale per l'applicazione di questa normativa sarà il contributo dei diversi stati all'accrescimento della consapevolezza e dell'informazione dei cittadini sui danni ambientali dovuti all'abbandono dei rifiuti e sul loro corretto smaltimento. Inoltre, le indicazioni in proposito saranno molto più chiare, grazie alle nuove etichettature, che renderanno più facile al cittadino differenziare i rifiuti. Tutto ciò comporterà la sfida più grande: un cambiamento nel nostro stile di vita”.

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012