SOCIETÀ

La governance post-emergenza Covid-19: un nodo non più rinviabile

Nessuno ne parla, ma la grande sfida che l’Italia, l’Ue e il mondo stanno affrontando nella pandemia Covid-19 è inerente alla soluzione di problemi di governance post-emergenza. Ci troviamo oggi a fronteggiare problemi di frammentazione delle competenze, disallineamento tra livelli di governo/agenzie e organismi di varia natura, e la perdita di credibilità e di fiducia dei cittadini se le risposte non arriveranno forti e chiare. I fallimenti nella prevenzione, comunicazione e gestione del rischio, come insegna la storia di altri settori (sicurezza alimentare), è quasi sempre dovuta a problemi di asimmetria informativa, dove si perdono di vista i bisogni e i diritti dei beneficiari ultimi delle politiche e dei sistemi: i cittadini. La governance pre-Covid ha visto la centralità di attori e problemi i cui interessi, se presi singolarmente e in una situazione radicalmente mutata, non garantiscono un funzionamento efficace del sistema: ospedali, centri di ricerca, imprese del medicale, sistema diagnostico pubblico e privato, istituti di assistenza...

Qualunque vantaggio accumulato oggi da questa o quella regione, questa o quella struttura, questo o quel nodo del sistema rischierà, in futuro, di risultare nuovamente inadeguato se non valutato alla luce della funzionalità complessiva del sistema.

Oggi dobbiamo chiederci quali possono essere i meccanismi che ci portano fuori da questo stallo. Quali le relazioni tra attori e lo scambio di risorse informative e di conoscenza che possono facilitare la governance per il futuro, come già facciamo in altri ambiti, ad esempio nella ricerca e nelle politiche di sostegno economico. Oggi confidiamo nella adozione di specifici strumenti: futuri vaccini, app e crediti bancari, senza però porci la domanda centrale. Se il problema della pandemia è globale, le soluzioni locali, per quanto tecnicamente buone, saranno in grado di riportarci a livelli di vita normale e di risollevare le sorti dell’economia? La risposta è no, se le singole soluzioni e strumenti non saranno integrati e coordinati a livello globale, o quantomeno sovranazionale, per essere davvero efficaci.

Il futuro si gioca sulla valutazione, comunicazione e gestione del rischio di diffusione di virus che – ora non sappiamo – in futuro potranno essere altrettanto se non più pericolosi del Covid-19. Di fronte a questo fondamentale interrogativo, mi sembra manchi un disegno adeguato alle sfide.

Il dibattito non può limitarsi al tema sanità pubblica - sanità privata. Di fronte a rischi globali, come insegna ancora una volta il settore della sicurezza alimentare, la soluzione non può che essere globale. Una soluzione che a un tempo protegga i cittadini, gli operatori del settore sanitario e garantisca anche gli operatori economici contro paralisi del sistema.

Un modello di governance è il RASSF (Rapid Alert System of Food and Feed), che si occupa di sicurezza alimentare a livello europeo

Su quali aspetti strutturali e funzionali della governance possiamo e dobbiamo agire? Appare chiaro che le future politiche di gestione delle emergenze sanitarie non possono più essere gestite solo a livello regionale, né tantomeno statale.

Se il problema delle pandemie virali è la diffusione incontrollata, il punto centrale sarà la costruzione di una governance il cui disegno include l’integrazione coordinata tra sentinelle locali del rischio (medici di base e pediatri), sistema ospedaliero, rete di assistenza delle fasce deboli della popolazione (residenze) e le autorità sanitarie. Il caso della sicurezza alimentare insegna che, di fronte a incertezze derivanti dalla inevitabile globalizzazione, una governance flessibile, condivisa e solidale a livello europeo, è più efficace.  È pertanto auspicabile la creazione di task force europee interstatali, con poteri di intervento che aiutino a limitare i danni futuri da contagi con sistemi efficaci di valutazione, comunicazione e gestione del rischio.

Come nel caso della sicurezza alimentare task force dedicate possono, a chiamata, entrare in azione ogni qualvolta le sentinelle locali, attraverso il monitoraggio proattivo e un sistema informatizzato e condiviso di segnalazioni territoriali, sul modello del RASSF (Rapid Alert System of Food and Feed), notificheranno la presenza di un rischio, rendendo visibili tali notifiche a tutti i nodi del sistema. Questo disegno è legato ad alcuni principi: capillarità dei punti di accesso e notifica, integrazione dei data base, tracciabilità dei dati e cooperazione transnazionale e rapidità di intervento. Sulla base di questi principi è in corso una petizione che chiede il trasferimento alle istituzioni comunitarie del coordinamento e della gestione integrata delle emergenze sanitarie, con modalità analoghe a quelle che ispirarono la riforma della governance europea dopo la crisi della “mucca pazza”. I risultati raggiunti su quel fronte ci dicono che la strada è quella giusta, con le adeguate soluzioni dei problemi relativi alla tracciabilità delle persone e dei loro dati personali.

Per fronteggiare le emergenze, dovremo accettare la transizione da un sistema sanitario basato su forti autonomie regionali a geometria variabile a un sistema di interdipendenze funzionali coordinate da un centro sovranazionale. La governance per il futuro è quindi uno scenario in cui non solo aspiriamo a sentirci più sicuri, ma anche lavoriamo congiuntamente e in modo solidale per la prevenzione del rischio come condizione fondamentale per garantire, in condizioni di incertezza, uno sviluppo sostenibile dal punto di vista umano, sociale ed economico.

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Per approfondimenti

Maria Stella Righettini, Giulia Bazzan, From Certification to Coordination: Mechanisms for Better Results in European Food Safety Policy, in "Rivista Italiana di Politiche Pubbliche, Rivista quadrimestrale" 3/2017, pp. 309-332, doi: 10.1483/88191

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