SOCIETÀ

Israele, la sfida del nuovo governo e l'intramontabile Netanyahu

Il coronavirus irrompe sulla politica israeliana e spalanca la strada a un governo che in qualche modo, con una qualche maggioranza, dovrà fronteggiare il pericolo della pandemia. Intanto il presidente Rivlin ha rotto gli indugi e ha affidato a Benny Gantz, leader di Blu-Bianco, l’incarico di formare un nuovo esecutivo. I numeri ci sarebbero, ma siamo sul filo: il generale potrebbe ottenere una maggioranza alla Knesset di 61 seggi su 120, con dentro i partiti di centrosinistra, Yisrael Beytenu di Avigdor Liberman e l’appoggio esterno della Joint List, che riunisce i quattro partiti arabi (un’alleanza da molti digerita a fatica e di certo non solida).

Bibi Netanyahu, in questo caso, resterebbe all’opposizione nonostante il buon risultato del Likud alle ultime elezioni (ma con 58 seggi, non abbastanza). E nonostante abbia tentato fino all’ultimo di cavalcare l’onda dell’emergenza da Covid-19 per rilanciare l’ipotesi di un governo di unità nazionale, con dentro i due principali partiti, Likud e Blu-Bianco. «Per affrontare la situazione di emergenza nazionale e internazionale, dobbiamo unire le forze e formare un governo forte e stabile che possa approvare un bilancio e prendere decisioni difficili», aveva dichiarato Netanyahu, dopo aver disposto (è lui il premier uscente, e dunque in carica per gli affari correnti) la chiusura di cinema, bar, ristoranti e musei in tutta la nazione per contenere la pandemia (il numero dei contagiati ha superato i 250). Offerta immediatamente respinta: «Questa proposta non è un buon inizio. E’ solo un trucco per impedire a Gantz di ricevere il mandato di formare il governo dal presidente Rivlin», hanno commentato i leader di Blu-Bianco. E Gantz, su Twitter, è stato ancor più esplicito: «A differenza di te, continuerò ad agire in modo non politico supportando il governo quando prenderà le giuste decisioni. Quando sarai serio fammi sapere».

Lo scacco di Bibi: processo rinviato a fine maggio

Perché Netanyahu stavolta ha esagerato, nel tentativo di uscire dall’angolo e di tornare al centro della scena politica. Domani, 17 marzo, si sarebbe dovuta tenere la prima udienza del processo a suo carico per corruzione e truffa. Ma l’udienza non ci sarà, tutto rinviato, per decisione del Ministro della Giustizia ad interim, l’avvocato Amir Ohana (esponente del Likud, nominato dallo stesso Netanyahu), che nel cuore della notte tra sabato 14 e domenica 15 marzo, visto “lo stato di straordinaria emergenza” ha sospeso “tutte le sessioni giudiziarie non urgenti, ad eccezione delle udienze su cauzione e delle udienze dell'Alta Corte di giustizia”.

Se ne riparlerà non prima del 25 maggio. «Alla luce degli sviluppi riguardanti la diffusione del coronavirus e tenendo conto delle ultime linee guida fornite e della dichiarazione di uno stato di emergenza in tribunale, abbiamo deciso di annullare l’audizione programmata», hanno scritto i giudici del tribunale distrettuale di Gerusalemme, che si occupano del procedimento. Contro la decisione di rinviare il processo è già stato presentato un ricorso da parte della Ong Movimento per la qualità del Governo: nel ricorso si sostiene che il ministro non avrebbe la facoltà di prendere un provvedimento del genere, essendo «un ministro ad interim, in un governo di transizione».

La resa di Netanyahu è ancora lontana

Partita chiusa dunque? Tutt’altro. Bibi Netanyahu è un leone ferito, e feroce, che non ha alcuna intenzione di arrendersi. Nel peggiore dei casi ha guadagnato due mesi di tempo prima che il suo processo entri nel vivo. Nel migliore potrà cercare con ogni mezzo di assottigliare quella già esilissima maggioranza che consentirebbe a Benny Gantz di assumere l’incarico di premier, e di far approvare la tanto temuta legge che impedisce a un deputato incriminato di diventare premier. «La maggioranza di Gantz è un'illusione. Ci possono essere 61 deputati d’accordo per far uscire di scena Netanyahu, ma non per formare una coalizione con linee guida concordate», scrive il Jerusalem Post. Un paese nel caos, senza governo e dunque ingovernabile, manterrebbe comunque Netanyahu nel ruolo di premier uscente. Israele pagherebbe un prezzo altissimo, ma King Bibi ne uscirebbe vincitore.

Staffette e governissimo: tutte le opzioni sul tavolo

Le prossime ore saranno decisive per capire cosa accadrà. Ma una soluzione va trovata e anche in fretta (più in fretta dei 28 giorni che Gantz ha a disposizione per formare il nuovo governo), perché il virus è effettivamente una minaccia globale da affrontare con il massimo della coesione. In cuor suo il presidente Rivlin spera ancora di poter allargare la maggioranza anche al Likud («Gli israeliani si aspettano di vedere l’unità il prima possibile: nessuno vuole una quarta elezione», ha dichiarato), ma la politica spregiudicata e arrogante di Netanyahu ha prodotto tali rancori tra i suoi competitor (tra gli elettori invece continua ad andare di gran moda) che qualsiasi ipotesi di sua presenza viene puntualmente bocciata: solo se Bibi si farà da parte, il Likud potrebbe entrare nel governo.

E non è da escludere del tutto, almeno finora, neanche l’ipotesi di una staffetta Gantz-Netanyahu, ma esattamente in quest’ordine: prima il leader di Blu-Bianco e soltanto in un secondo momento King Bibi, e solo nel caso di un suo totale proscioglimento giudiziario. Sul tavolo rimane anche l’opzione di un governo d’emergenza che resterebbe in carica per 6 mesi, ma comunque Netanyahu non potrebbe guidarlo. Gli altri protagonisti attendono gli sviluppi. Avigdor Liberman (che alla proposta di entrare in un governissimo aveva  risposto sprezzante: «Conosco Netanyahu, non c'è nulla dietro alle sue richieste di unità se non un gioco d’interesse personale») è fermo nel suo sostegno a Gantz. Come anche la Joint List, l’unione dei quattro schieramenti arabo-israeliani. «Ma se Gantz o Netanyahu dovessero dar vita a un governo di unità o a un governo di emergenza, la nostra opposizione sarà totale», ha detto con chiarezza il leader della Joint List, Ayman Odeh.

«Un virus ci sta unendo, che ci piaccia o no», ha scritto David Suissa, caporedattore di Jewish Journal. «In questa brutta guerra improvvisa contro un nemico letale che non possiamo vedere, tutti noi siamo dalla stessa parte. La politica dovrà prenderne atto e fare un passo indietro».

Tecniche antiterrorismo per tracciare i contagiati

Intanto infuriano le polemiche in Israele per la decisione di Netanyahu di utilizzare tecnologia antiterrorismo (con il coinvolgimento dello Shin Bet, il servizio di sicurezza israeliano) per tracciare i movimenti degli israeliani che risultino infettati dal coronavirus: «Dobbiamo fare tutto il possibile, utilizzando al massimo le nostre conoscenze scientifiche, per contrastare la pandemia» ha spiegato il primo ministro uscente. «Si potranno monitorare in tempo reale i telefoni cellulari delle persone infette, per individuare violazioni della quarantena, per capire dove sia stato chi è uscito dall’isolamento e con chi sia entrato in contatto», ha spiegato alla Reuters  Avner Pinchuk, esperto di privacy per l’Associazione diritti civili in Israele.

Tuttavia, come riporta The Times of Israel, che a sua volta cita come fonte la tv Channel 13, alcuni ministri si stanno opponendo all'utilizzo della tecnologia, esprimendo preoccupazione per l’invasione della privacy nell’utilizzo di questi metodi. Non quello dei Trasporti, Bezalel Smotrich, che su Twitter ha scritto: «In Israele non ci sarà un Grande Fratello. Si tratta di una decisione estrema giustificata da una situazione estrema e pericolosa, per salvare le vite di decine di migliaia di israeliani». Mentre il ministro della Difesa Naftali Bennett ha invitato i funzionari pubblici a «infrangere le regole, se necessario, al fine di combattere la diffusione del coronavirus». Lo stesso Netanyahu, come riporta il quotidiano Israel Hayom, è stato ieri sottoposto al test per verificare l’eventuale positività al Covid-19, dopo una non meglio specificata “esposizione durante i suoi impegni ufficiali”. Il premier uscente non presenterebbe comunque alcun sintomo. Sottoposto al test anche il presidente Rivlin.

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