SCIENZA E RICERCA
Gli italiani non danno fiducia ad Immuni: meno del 10% l'ha scaricata
5,5 milioni di persone significa poco meno del 10% della popolazione italiana. E’ questo, a grandi linee, il numero di italiani che hanno installato Immuni, cioè l’applicazione che dovrebbe aiutare il contact tracing. Si sapeva che un’app non sarebbe bastata ad organizzare le tre T, cioè testare, tracciare, trattare, ma ad oggi il Sistema Sanitario nazionale deve praticamente fare a meno di un mezzo che potrebbe indubbiamente essere utile.
Gli italiani per ora non hanno dato fiducia all’applicazione ed i motivi ipotizzabili sono diversi. In primis c’è la confusione su cosa potrebbe succedere se nel proprio smartphone arrivasse la notifica di un possibile contagio. Nel sito di Immuni c’è scritto di seguire “le raccomandazioni che troverai all’interno dell’app, a partire dal contattare il tuo medico di medicina generale per i dovuti approfondimenti”
La prima T, quella del tracciare quindi è stata licenziata, manca però ora il testare ed il trattare. Qui entrano in gioco le divergenze di trattamento che vediamo anche nelle politiche regionali. Chi utilizza i test rapidi, chi i tamponi “classici” (leggi la differenza), da Regione a Regione e da Asl ad Asl o simili (la denominazione Asl è solo in Abruzzo, Campania, Lazio, Liguria, Piemonte e Puglia. In altre regioni la denominazione è diversa come ad esempio in Veneto che viene chiamata Azienda - Unità Locale Socio Sanitaria, con l’acronimo Azienda ULSS), le cose cambiano. Una volta aperta la notifica di Immuni quindi, non v’è certezza di cosa succederà. E’ vero che in periodo di lockdown da più parti si sentiva la necessità della responsabilizzazione dei cittadini, ma per ora, e per quanto riguarda l’applicazione Immuni, tutta questa responsabilizzazione non sembra essere bastata.
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Al via la sperimentazione di Immuni
5,5 milioni di download (precisamente 5.570.799 riferisce Il Post) avrebbero permesso di bloccare sette potenziali focolai. Sarebbero stati 155 gli utenti che dal primo giugno al 31 agosto avrebbero segnalato la loro positività su Immuni: un dato in crescita mensile, visto che a giugno sono stati 21 utenti, 38 a luglio e 96 in agosto. I dati sono stati rilasciati dal dipartimento innovazione alla presidenza del Consiglio al Sole24Ore che ha analizzato anche la diffusione regionale dell’applicazione di contact tracing.
La prima cosa che balza all’occhio è come la fatidica percentuale del 15% è stata raggiunta solamente nella provincia autonoma di Bolzano. Il 15% è un dato riscontrato dall’università di Oxford, che in uno studio ha valutato come anche questa piccola percentuale possa essere utile ad arginare la pandemia. I risultati sono ancora in pre-print, quindi per ora non ci soffermeremo troppo su questa percentuale, bensì analizzeremo altre percentuali che ci riguardano più da vicino.
La Regione in cui Immuni è stata maggiormente scaricata è il Trentino Alto-Adige, ed in particolare nella provincia autonoma di Bolzano, dove il 15,1% della popolazione ha nel proprio smartphone l’applicazione. Il Sud Italia, come sappiamo, è stato meno colpito dalla pandemia anche nel momenti peggiori per il nostro Paese. Questo sicuramente ha influito sul basso scaricamento di Immuni. In Sicilia infatti, solo il 5,4% dei cittadini l’ha scaricata, percentuali simili anche il Calabria (6,4%), Campania (6,6%) e Basilicata (7,9%).
Non va molto meglio in quelle regioni che hanno vissuto momenti tragici a causa del Covid-19. In Lombardia infatti solo il 10,8% delle persone ha scaricato Immuni. Percentuale simile anche in Veneto, con il 10,7%.
Una mancanza di adeguate campagne informative sull’utilizzo di Immuni, una scarsa attenzione alle campagne pubblicitarie per far conoscere le potenzialità del mezzo, il fatto che l’app stessa non possa essere scaricata da tutti per dei limiti tecnologici (funziona solamente dalla versione 13.5 di iOS e 6 di Android) possono essere tra i motivi di questo scarso utilizzo.
Sicuramente però, ora che riapriranno le scuole, e vale principalmente per le scuole secondarie superiori e le università, avere in tasca Immuni può essere un piccolo aiuto per poter organizzare al meglio le oramai famose tre T: testare, tracciare, trattare.