SOCIETÀ

K-assandra, il podcast di denuncia politica e sociale che dà voce alle nuove generazioni

Come parlano i ragazzi e le ragazze di oggi di paura, stanchezza, frustrazione, delusione, rabbia? E cosa ne pensano di quella società capitalista e individualista in cui si trovano immersi loro malgrado e che li fa sentire sempre più soli, fragili, se non addirittura colpevoli?

K-assandra è un podcast che parla sia al cuore che alla mente degli under 30 non solo per quel giusto equilibrio tra contenuti, parole e musica, ma anche perché può aiutare a dare forma a quel senso di frustrazione e disagio che a volte non è facile mettere a fuoco, e permettere, in un certo senso, di entrare in contatto con sé stessi per provare a capire che cos'è che ci fa paura e perché ci sentiamo fragili.

Questo podcast è nato dall'incontro tra Ludovica, che nel suo percorso universitario ha approfondito in particolare lo studio della teoria critica, e Luca, studente di scienze cognitive e aspirante producer. Gli autori di K-assandra ci hanno chiesto di essere raccontati solo con i loro nomi propri perché desiderano che il loro lavoro trascenda, per quanto possibile, le loro individualità.
“Ci piace immaginare K-assandra come una creatura indipendente che un giorno magari ci scapperà dalle mani”, racconta Ludovica. “Volevamo dare vita a un progetto che rispecchiasse noi e la nostra generazione, ma senza la pretesa di parlare al posto degli altri nostri coetanei e coetanee. K-assandra è il podcast che avremmo sempre voluto ascoltare e visto che non c'era, lo abbiamo fatto noi”.

La creatura a cui Ludovica e Luca hanno dato voce deve il suo nome alla Cassandra della mitologia greca, la donna che prediceva il futuro ma veniva puntualmente ignorata, perché creduta matta. Allo stesso tempo, la parola K-assandra è un omaggio al blog K-punk di Mark Fisher, teorico del capitalismo contemporaneo, le cui idee sono la fonte principale di ispirazione per gli autori del podcast.

K-assandra spinge a confrontarsi con alcuni sentimenti e stati d'animo che danno il nome alle puntate, come stanchezza, fragilità, rabbia, che animano potentemente le più disparate riflessioni su temi tratti dalla psicologia cognitiva e sociale, la filosofia politica e l'antropologia. Ludovica sostiene, infatti, che “in ambito accademico questi argomenti vengono affrontati spesso da un punto di vista teorico o filosofico, ma senza tenere conto dell'impatto che hanno sulla sfera emotiva delle persone. Per questo abbiamo voluto parlare dei problemi che spesso si trovano ad affrontare i ragazzi e le ragazze della nostra generazione. mettendo al centro le loro emozioni e gli stati psicologici”.

“Ci siamo trovati più volte a riflettere sugli aspetti che ci differenziano dalle generazioni precedenti per quanto riguarda, ad esempio, il significato che associamo allo spazio universitario e alle soggettività dei nostri corpi”, racconta Luca. “Per scrivere le puntate partiamo spesso dalla nostra esperienza personale e dalle riflessioni che emergono quando ci ritroviamo a domandarci, ad esempio, chi siamo e cosa stiamo facendo. Nelle puntate del podcast cerchiamo poi di esprimere quel sentimento evitando però etichette diagnostiche e categorizzazioni. Per questo motivo abbiamo deciso di chiamare la puntata #0 stanchezza, e non depressione, termine che rischia di trasmettere un significato decisamente troppo patologizzante, che avrebbe rischiato di ferire qualcuno”.

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L'intervista a Ludovica e Luca, autori del podcast K-assandra

Non a caso, K-assandra aspira ad essere “il podcast che ti parla di futuro senza farti venire l'ansia”. Resta però da capire se questo sia ancora possibile in un mondo pandemico, capitalista e consumista come quello che denunciano i suoi autori.

“Non sappiamo se sia possibile, però noi ci stiamo provando, riflette Ludovica. “Di futuro si parla tantissimo, se non addirittura troppo. Paradossalmente, quindi, forse sarebbe meglio smettere di parlare di futuro e cercare piuttosto di riappropriarsi del presente e, in particolare, di un presente politico significativo fatto di cambiamento reale”.

“Dalla classe politica che ci rappresenta e dal potere capitalista ci viene venduta l'idea secondo la quale il futuro sia un ideale da rincorrere e che possa essere raggiunto solo attraverso spinte propulsive e la ricerca di una resa sempre migliore”, aggiunge Luca. “Noi invece vogliamo cercare di smarcarci da questa idea: preferiamo immaginare un futuro più reale, meno distante e che possiamo iniziare a costruire già adesso, nel presente”.

K-assandra è a tutti gli effetti un podcast politico che cerca di denunciare alcune storture che caratterizzano il mondo di oggi. Ad esempio, nella puntata #1, dal titolo fragilità, viene proposta una riflessione sulla cura che non riguarda solo la salute del corpo ma anche quella mentale e quella del pianeta, entrambe decisamente trascurate, se non completamente tradite, da parte dei decisori politici e dalla società occidentale in generale.

“La nostra generazione sta cercando di riappropriarsi di alcune sensibilità che negli ultimi decenni sono state trascurate”, commenta Ludovica. “È come se i nostri genitori e i nostri nonni ci avessero lasciato in eredità un mondo pieno di vuoti che noi stiamo cercando di riempire con dei valori che non sono importanti solo per noi, ma che di fatto ci permettono di stare al mondo. Non voglio vivere in un mondo devastato dalla crisi climatica e depredato dall'estrattivismo capitalista. Voglio vivere in un monto giusto, in cui possiamo stare bene tutti e tutte. Questo è uno degli ideali di cui ci stiamo riappropriando e che credo ci differenzi dalle generazioni precedenti.

Non voglio vivere in un mondo devastato dalla crisi climatica e depredato dall'estrattivismo capitalista. Voglio vivere in un mondo giusto, in cui possiamo stare bene tutti e tutte

In Realismo capitalista Mark Fisher scriveva che l'accelerazione capitalista, che è in grado di distruggere tutto sul suo cammino, ogni tanto apre delle crepe che non si possono nascondere: noi crediamo che la crisi climatica e la questione del disagio mentale rappresentino alcune di queste crepe: sono questioni che secondo noi vanno di pari passo e sono il pus che esce dalla ferita di un mondo malato. Noi cerchiamo di affrontarle ricollegandole ad altre tematiche, come quelle che riguardano la giustizia sociale, la salute in generale e i diritti dei corpi e delle menti”.

Gli autori di K-assandra sollevano alcune obiezioni anche per quanto riguarda il tema dell'eco-ansia, che nell'ultimo periodo è diventato oggetto di studio da parte della comunità scientifica nell'ambito della psicologia clinica e ambientale. Studiare questo disagio generazionale può essere un primo passo per comprenderlo, ma questo, forse, non è abbastanza.

Non vogliamo essere riassunti o riassumibili in un'etichetta diagnostica”, protesta Luca. “Non basta coniare un termine accademico per descrivere davvero quel malessere profondo che stiamo attraversando noi e i nostri coetanei. Al contrario, preferiamo riappropriarci di quello spazio che riguarda la nostra sofferenza, per la quale sappiamo di essere responsabili, in quanto persone bianche e occidentali, ma che non è colpa nostra”.

Luca e Ludovica ci tengono infine a esternare la loro volontà di fare di K-assandra un progetto collaborativo che possa raccogliere i pensieri e le esperienze di altre persone che desiderano far sentire la propria voce.
“Gli ascoltatori e le ascoltatrici che vogliano contattarci per partecipare al podcast o per condividere con noi la loro musica o le loro idee sono i benvenuti”, conferma Ludovica. “Gli incontri con le persone che ci hanno segnalato articoli, musica e spunti di riflessione sono state tra le esperienze più belle che ci siano capitate e in cui abbiamo trovato tanta ispirazione per alimentare K-assandra, che consideriamo una creatura al di fuori di noi e di cui siamo innamorati”, aggiunge Luca.

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