SCIENZA E RICERCA

L'Amazzonia potrebbe essere stata inondata dal mare nel Miocene

Durante il periodo del Miocene, circa 10-20 milioni di anni fa, il Mar dei Caraibi potrebbe aver inondato l'Amazzonia occidentale. Secondo diversi studiosi di paleoecologia, palinologia e geologia questo evento avrebbe contribuito a plasmare la biodiversità della regione e spiegherebbe perciò la presenza di alcune piante e fossili tipici degli ambienti costieri neotropicali anche nelle foreste dell'entroterra.
Per capire quali sono le prove a supporto di questa teoria e ripercorrere alcune importanti scoperte degli ultimi anni abbiamo affrontato l'argomento con Claudia Agnini, professoressa di paleoecologia e paleoclimatologia all'università di Padova.

“Una prova indiretta è la presenza di Chrysobalanus icaco, un arbusto che solitamente si trova nell'ambiente a Mangrovia tipico delle coste marine tropicali, periodicamente sommerse dalla marea, che è stato ritrovato nei sedimenti affioranti in un'area che si trova al centro dell'Amazzonia. Questo suggerisce quindi che in un certo momento quella zona fosse un'area costiera e non continentale come oggi”, chiarisce la professoressa Agnini. “Una prova diretta, invece, è il ritrovamento di fossili di specie tipicamente marine appartenenti a gruppi di organismi come ostracodi, molluschi, dinoflagellati (sono state ritrovate ben 20 specie diverse) e ultimi, ma non meno importanti, denti di squalo e un bellissimo esemplare di stomatopoda, un crostaceo della stessa famiglia della cicala di mare”.

Inoltre, un recente studio sembra dimostrare che delle antiche specie costiere di mangrovia risalenti all'epoca della presunta incursione marina – delle quali è stato possibile studiare la composizione grazie al ritrovamento di alcuni fossili – dopo il ritiro delle acque salate si siano adattate a vivere in un nuovo ambiente nel corso dei millenni e siano perciò gli antenati di alcune piante attualmente presenti nella foresta pluviale.

Un'altra sfida da affrontare per trovare conferme di questo antichissimo evento sta nel ricostruire i processi tettonici e di innalzamento dei mari che lo hanno reso possibile. Di questo si sono occupati, in questi ultimi anni, alcuni studiosi che hanno costruito dei modelli geologici che potrebbero spiegare le cause dell'allagamento marino della regione amazzonica.

“I modelli geologici e climatici erano noti già da tempo ma sono stati integrati per creare uno scenario compatibile con una o più fasi di inondazione durante il Miocene”, precisa la professoressa Agnini. “È stato costruito un modello geodinamico che descrive la collisione delle placche sudamericana e di Nazca che ha portato al sollevamento delle Ande ma anche allo sviluppo di un'area depressa nella zona amazzonica legata alla subduzione della placca di Nazca. Un'altra ipotesi è che le variazioni eustatiche, legate all'espansione e al ritiro delle calotte possano aver prodotto un innalzamento del mare e la conseguente inondazione di una vastissima area corrispondente all'Amazzonia occidentale”.

Oltre ai modelli geologici e alla raccolta di quelle prove dirette e indirette che sembrano confermare l'ipotesi dell'inondazione marina, di quali evidenze c'è ancora bisogno per dimostrare con maggior certezza che tutto questo sia accaduto davvero? Lo abbiamo domandato alla professoressa Agnini.

“Esistono ormai pochi dubbi che questi eventi di inondazione di siano verificati. Sono stati trovati, infatti, rocce e sedimenti che conservano alcuni strati di natura marina”, ci spiega. “Altra cosa è dimostrare che queste condizioni marine siano perdurate per lunghi intervalli di tempo. Solo in questo caso, infatti, avrebbero potuto contribuire a un aumento della biodiversità.
La vera smoking gun potrebbe arrivare grazie a un progetto di campionamento che prevede la perforazione delle carote rocciose in tre siti brasiliani, di cui si parla in un recente articolo su PNAS. Questo consentirebbe per la prima volta di avere un record continuo degli ultimi 66 milioni di anni a una risoluzione incredibilmente alta e permetterebbe di capire se le due fasi di inondazione conclamate siano state le uniche o se invece il fenomeno sia avvenuto più volte e magari per intervalli di tempo molto lunghi.

In altre parole, il lavoro svolto finora è stato simile al tentativo di leggere una libro da cui sono state strappate delle pagine. Questo ha permesso comunque di raccogliere molte informazioni, ma avere a disposizione quello stesso libro completo di tutte le pagine rappresenterebbe un'occasione senza precedenti per ricostruire la storia della regione amazzonica in un arco di tempo durato milioni di anni”.

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