SOCIETÀ

L'editoriale. Liliana Segre e l'evoluzione dell'odio in rete

Agli inizi di dicembre dell’anno scorso abbiamo avuto ospite la senatrice a vita Liliana Segre. Il suo racconto delle leggi razziali e della deportazione fu vivido e tremendo allo stesso tempo. Infine ci fu il suo appello contro l’indifferenza. L’indifferenza come male superiore a qualsiasi altro. Le cronache di questi giorni mi fanno pensare che ai giorni nostri c’è qualcosa di peggio dell’indifferenza: l’ostentazione senza più vergogna dell’odio, l’oscenità dell’odio. Lo sappiamo: Liliana Segre è stata messa sotto scorta per il numero di messaggi di insulti antisemiti da lei ricevuti. 

Ritengo che questa cosa sia incredibile e vergognosa per il nostro paese. Come fenomeno antropologico non riesco nemmeno a credere che ci siano persone di questo tipo. Ma c’è dell’altro: c’è un senso di impunità dilagante, c’è una cattiva interpretrazione, totalmente fuorviante, della libertà di espressione. Ma c’è dell’altro ancora: Umberto Eco fece notizia dicendo che la Rete stava diventando una succursale del bar dello sport. Ma all’interno di questi locali c’era comunque una sorta di controllo sociale, di sanzione. Sul Web, invece, temo che questa sorta di controllo sociale, purtroppo, non ci sia più.

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