SCIENZA E RICERCA
L'editoriale. Quei legami tra pandemia e cambiamento ambientale globale
Un pangolino. Il commercio di animali esotici è uno dei fattori di rischio per l'aumento di probabilità che si verifichi una pandemia
Abbiamo bisogno che gli scienziati comunichino meglio i legami tra le pandemie e il cambiamento ambientale globale. È il titolo di un commento comparso su Nature Ecology Evolution. Non posso che essere favorevole, visto che ho sentito spesso posizioni negazioniste rispetto al rapporto tra pandemia, ecologia e crisi ambientale.
Nello studio si ribadisce che le pandemie sono parte di “una sindrome degli effetti umani sul pianeta”, cioè di una patologia che c’è nel rapporto attuale tra uomo e ambiente.
Nell’articolo è messa in evidenza anche una mappa che dimostra come le azioni dell’essere umano portano a un aumento probabilistico di sviluppare una pandemia.
I dati non sono comunque nuovi: l’anno scorso uscì una review firmata da Anthony Fauci e David Morens in cui si parla dell’”era pandemica. I due scienziati spiegano come ci siano tutta una serie di ragioni (dalla deforestazione, al commercio illegale degli animali esotici passando per il cambiamento climatico) che aumentano la possibilità che animaliportatori di virus entrino in contatto con gli esseri umani. Di conseguenza, è tutto connesso con un rapporto specifico tra deforestazione, climate change e pandemie.
È un aspetto importante da ricordare: usciremo, speriamo presto, dalla pandemia grazie ai vaccini. Questi farmaci sono le nostre difese di prima linea. Occorre agire anche su tutto il resto, cioè ridurre le probabilità che succeda di nuovo (una difesa di seconda linea) e per farlo è necessario capire che ci sono queste connessioni ecologiche in atto. Tutto è collegato: non si può più disgiungere una riflessione sulla salute umana con quella degli animali e con quella dell’ambiente.