SOCIETÀ

L'editoriale. Via la razza dalla costituzione tedesca

Alcuni giorni fa, il 20 di ottobre, è arrivato una notizia interessante sulla Germania: il governo ha deciso di avviare una procedura per un disegno di legge con l’obiettivo di eliminare il termine “razza” dall’articolo 3 della Costituzione tedesca. 

La proposta ha fatto discutere molto. L’articolo 3 è quello che protegge tutti i cittadini dalle discriminazioni e tra quelle da condannare c’è anche quella basata sulla presunta razza di appartenenza. I contrari alla modifica dicono che esiste un valore storico, legato a quanto era accaduto negli anni immediatamente precedenti alla scrittura della carta fondamentale tedesca. C’è poi un altro problema: con cosa si potrebbe sostituire il termine? Le ipotesi sono diverse, come per l’espressione origine etnica o etnia o ancora con il termine nazionalità.

Resta comunque il paradosso in sé: in queste costituzioni c’è un termine che ha perso il suo contenuto biologico e scientifico. È stato destituito di fondamento. Lo sappiamo: la specie homo sapiens è molto giovane e non c’è stato il tempo materiale per una divisione dei rami del popolamento umano in razze distinte in termini zoologici. Tutte ragioni tecniche e sperimentali che ci portano a dire che “razze” non si può usare. Rimane, oltretutto, un termine “avvelenato”, che si porta dietro un carico storico estremamente problematico. 

C’è ancora un elemento ulteriore interessante nella proposta di modifica avanzata dal partito dei Verdi tedesco: non si dice di togliere il termine e basta ma di sostituirlo con un affermazione ancora più forte, inserendo il termine “senza discriminazioni razziste” o “ senza atteggiamenti razzisti”. È un bel segnale: se le razze non esistono, il razzismo invece è purtroppo presente, in grado di colonizzare facilmente le nostre menti. Le razze umane non esistono, ma il razzismo sì. 

Anche la Costituzione italiana, proprio nell’articolo 3, utilizza ancora il termine “razza”.

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