CULTURA

L'opera di Kiefer e Dusapin al Pantheon di Parigi: l'arte contemporanea dialoga con la storia

L'installazione permanente dell'artista tedesco Anselm Kiefer e l'opera sonora del compositore francese Pascal Dusapin sono state accolte nel monumento simbolo di Parigi, il Pantheon, mausoleo dei grandi di Francia. L'operazione artistica è stata fortemente voluta dallo Stato francese, in occasione della "pantheonizzazione" dello scrittore combattente Maurice Genevoix (1890-1980), che raccontò gli anni della Grande Guerra nel libro Ceux de 14.

A quasi cent'anni dall'installazione dell'opera di Louis-Henri-Bouchard (era il 1924), il presente dell'arte torna a dialogare con il passato, ritrova le tracce del secolo breve, il Novecento, e lo reinterpreta, portando con sé una serie di riflessioni sugli esiti dell'incontro tra arte contemporanea e memoria storica.

Servizio di Francesca Boccaletto, montaggio di Barbara Paknazar

Su Il Bo Live il commento di Guido Bartorelli, docente di Storia dell'arte contemporanea all'università di Padova. "Si tratta di un intervento eccezionale, che capita davvero raramente: alla 'pantheonizzazione' di Genevoix, voluta da Macron, si è affiancata infatti l'inaugurazione di un nuovo monumento, se possiamo chiamarlo così, dentro il Pantheon, affidato a uno dei più grandi artisti viventi Anselm Kiefer, che ha lavorato insieme al compositore Pascal Dusapin. Kiefer ha realizzato sei vetrine gigantesche, Dusapin ha creato una composizione musicale che accompagna e si ripete innalzandosi verso la cupola del Pantheon. Mi sembra si possa considerare una operazione intelligente, se pensiamo alla nostra difficoltà nel relazionarci con le glorie del passato: Kiefer ha giocato la carta opposta, creando situazioni che si ripetono nel transetto dove non troviamo la gloria immortalata ma, al contrario, vediamo le macerie, le rovine. Una concezione post monumentale, anti monumentale. Sono lavori di fango, filo spinato, vecchie mitragliatrici, a raccontare la follia della vita in trincea, di cui scrisse Genevoix. Per certi versi mi ha fatto pensare al monumento di Jannis Kounellis a Palazzo Bo", opera, quest'ultima, realizzata nel 1995 su una parete del Cortile Nuovo della storica sede dell'università di Padova. La scultura Resistenza e Liberazione, realizzata all'artista greco, scomparso nel 2017, per rievocare la lotta contro il fascismo e la liberazione dell’Italia, non è stata mai pienamente capita e amata, ingiustamente, sottolinea Bartorelli: "Si tratta infatti di un'operazione artistica più piccola rispetto a quella di Parigi ma molto intelligente, aperta a una nuova sensibilità: al nostro non credere più alla narrazione dell'eroe e, al tempo stesso, al nostro di bisogno di riconoscerci in qualche elemento. Kounellis aveva creato questa parete di travi sgangherate e lacerate che, ricostruendosi, riuscivano a trovare un equilibrio".

Possiamo rintracciare altri esempi di incontro tra arte contemporanea e storia, operazioni ambiziose che hanno fatto discutere, alimentando il dibattito tra grande entusiasmo e critiche feroci?

"Succede spesso in Francia. Io mi occupo d'arte contemporanea e guardo sempre con ammirazione la libertà che viene concessa agli artisti di confrontarsi con le glorie del passato. Una delle operazioni più riuscite e celebri, inizialmente accolta con molti dubbi, è sicuramente la piramide nel cortile del Louvre di Parigi realizzata da Ming Pei. Mi pare di poterlo considerare uno spazio straordinario. E ancora, l'intervento di Jeff Koons nella reggia di Versailles che ha fatto tanto discutere in negativo, ma per il quale io ho una posizione di grande apertura: Koons fece installare i suoi lavori negli spazi della reggia, tra cui il famoso Balloon dog. Si gridò allo scandalo, perché per molti non era possibile portare un emblema dell'anti-cultura popolare e consumistica dentro l'autenticità di quella dimora storica. Io invece mi son ritrovato, da turista, in quegli spazi, e mi sono reso conto che tutti noi, quando in massa andiamo a visitare un'architettura storica, la trasformiamo in un 'giocattolone' di Koons: lo sguardo del turismo di massa ha la capacità di trasformare tutto in stereotipo, in qualcosa di luccicante e pop. Questo non è un male, e del resto che alternativa c'è? Chiudere le porte e lasciare che entrino solo gli esperti? No, bisogna fare in modo che tutti abbiamo le stesse possibilità, accettando ovviamente che avvenga questa trasformazione, perché è naturale. Jeff Koons ce l'ha rivelato, portando fino in fondo la trasformazione di Versailles".

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