SOCIETÀ

Under the surface, o dello stato di salute dei bacini idrici sotterranei europei

“L’acqua non è un prodotto commerciale come qualsiasi altro, ma è piuttosto un patrimonio che deve essere protetto, difeso e trattato come tale.” Questa premessa, che apre la direttiva europea 2000/60/EC del 23 ottobre 2000 e che stabilisce un framework di azione comunitaria nel campo delle politiche sull’acqua, indica che per l’Europa, ufficialmente, l’accesso all’acqua è una priorità. L'Europa si è infatti sempre vantata della sua acqua pulita: accessibile, abbondante e potabile. La maggior parte dell'acqua che beviamo, con cui irrighiamo i nostri campi e che usiamo nelle nostre industrie proviene da vasti labirinti di acquiferi sotterranei. Una risorsa preziosa che ha contribuito a trasformare l'Europa in una delle regioni più prospere al mondo.

Da più di un secolo, tutti i paesi europei scavano sempre più in profondità per estrarre acqua. Una pratica che fino a tempi recenti è stata viziata, come in molti altri casi quando parliamo di risorse naturali, dall’idea di una sorta di disponibilità infinita dell’acqua, resa disponibile grazie al ciclo delle piogge. Oggi però sappiamo bene che le cose stanno diversamente. Negli ultimi anni, la comunità scientifica ha più volte spiegato che questo delicato sistema è in crisi. E che i cambiamenti climatici e lo sfruttamento industriale eccessivo hanno portato a un calo drammatico della quantità e della qualità di acqua dolce sotterranea in Europa.

Il progetto "Under the Surface", coordinato da Arena for Journalism in Europe e avviato da Datadista, un duo di giornalisti spagnoli indipendenti, ha esaminato i dati ufficiali dei paesi europei per rivelare per la prima volta l'entità del pericolo che affrontiamo. Complessivamente, il progetto vede coinvolti 14 giornalisti di sette paesi, tra i quali anche i due autori di questa nuova serie de Il Bo Live, che hanno analizzato i dati più aggiornati sullo stato delle acque a disposizione dell’Unione Europea e creato una mappa interattiva degli acquiferi della regione. 

La conclusione è che la nostra acqua sta scomparendo e ciò che rimane è quasi irreversibilmente inquinato. Il 15% degli acquiferi mappati è in cattive condizioni: pericolosamente sovrasfruttati, contaminati o entrambe le cose. I paesi nei quali la situazione è più grave sono quelli dove la produzione agricola è più intensiva, come Spagna, Francia, Belgio e Paesi Bassi. Se il dato non sembra fortemente significativo, basta considerare che ci sono enormi differenze tra lo stato di salute degli acquiferi sotterranei nei diversi paesi. O perlomeno questo è quello che si evince guardando ai dati, anche se è bene leggerli con una serie di attenzioni, come spiegato qui nella pagina della metodologia, che spiega anche la composizione del consorzio di giornalisti e i finanziamenti ricevuti per fare l’inchiesta.

Il quadro a nostra e vostra disposizione è comunque incompleto. In base alla direttiva europea, infatti, l'UE richiede a tutti gli stati membri, compresi anche Islanda e Norvegia, di fornire dati sullo stato dei loro acquiferi a cadenza regolare, ogni 6 anni. I dati vengono forniti dagli stati membri alla European Environmental Agency (EEA), con l’obiettivo di monitorare sia i corpi idrici sotterranei che le acque superficiali, gli impatti sul loro attuale stato di salute, classificati in termini quantitativi (e dunque disponibilità di acqua) e qualitativi (stato chimico, dovuto a presenza di inquinanti di varia natura), e le specifiche ragioni che lo causano (agricoltura, industria, etc). Il punto chiave di tutta questa attività di monitoraggio è raggiungere l’obiettivo di buono stato di salute che l’Europa ha posto per tutte le sue acque, entro il 2027.

MAPPA INTERATTIVA: Guarda lo status delle acque sotterranee dell'Unione Europea
 
Buono stato
 
Buono stato
 
Stato sconosciuto
 
Dati pubblici obbligatori non ancora consegnati
 
 
IMPATTO DESCRIZIONE DEL RISCHIO
L Diminuzione del livello delle acque sotterranee (profondità della falda acquifera, volume dell'acqua) a causa delle estrazioni.
N Inquinamento da nutrienti, principalmente da fertilizzanti e rifiuti animali, superiore al limite legale (50 mg/l) o vicino al limite con una tendenza al rialzo.
C Inquinamento chimico diverso dai nutrienti (principalmente pesticidi ma anche metalli, idrocarburi, ecc.) superiore al limite legale o prossimo e con tendenza al rialzo..
E Impatto sugli ecosistemi terrestri dipendenti dalle acque sotterranee.
M Contaminazione microbiologica.
O Contaminazione organica.
IMPATTO DESCRIZIONE DEL RISCHIO
Q Diminuzione della qualità delle acque superficiali associata a impatto chimico o quantitativo..
I Alterazioni della direzione del flusso dell'acqua dovute ad intrusione salina.
S Intrusione o contaminazione salina.
T Altri tipi di impatto significativo.
N Nessun impatto significativo.
A Acidificazione dei corpi idrici.
U Tipo di impatto sconosciuto.
H Habitat alterati a causa di cambiamenti idrologici.
Y Habitat alterati a causa di cambiamenti morfologici (include la connettività ).

Di questi 29 paesi, 16 hanno presentato dati completi e accessibili al pubblico. I dati di Germania e Portogallo sono accessibili solo alla Commissione europea e non sono dunque dati aperti e pubblici. Undici paesi non sono inclusi nella mappa: dieci non hanno fornito ancora alcuna informazione e uno, l'Austria, ha reso pubblici solo i dati in alcuni formati, scegliendo di non fornire dunque l’intero set come aperto e pubblicamente consultabile, se non alla Commissione. Gli esperti scientifici intervistati da alcuni dei colleghi europei e che hanno visionato i risultati del progetto "Under the Surface", le cui dichiarazioni sono visibili proprio sul sito internazionale del progetto qui linkato, sostengono che senza tutti i dati è dunque difficile stimare la reale entità del danno alle falde acquifere del continente.

Nonostante la situazione sempre più critica in alcune sue zone chiave, l'UE non solo fallisce regolarmente nel fare in modo che i paesi rispettino i requisiti minimi della legislazione vigente, ma sembra anche attenuare i suoi impegni, spesso sotto pressione delle lobby agricole e chimiche.

L'Europa sta esaurendo l'acqua - e per molti europei questo è un problema sempre più serio

Agricoltori, risicoltori, le comunità che vivono e producono nelle zone soggette a siccità – hanno tutti la stessa difficoltà: ogni anno la siccità e le acque inquinate hanno un enorme impatto sulla loro vita quotidiana e sulle loro attività. Negli ultimi mesi, mentre l'Europa si prepara per un'altra estate da record di temperature e probabilmente di siccità, i giornalisti e le giornaliste coinvolti in quest’inchiesta hanno parlato con molte persone che vivono e lavorano in diversi paesi europei e con numerosi scienziati, esperti e politici per capire le conseguenze che tutti noi dovremo affrontare in un'Europa che si sta prosciugando.

Le testimonianze raccolte vanno tutte in una direzione: le falde acquifere nell'UE sono sotto una pressione significativa a causa dell'irrigazione eccessiva, dello sfruttamento industriale e anche di un insieme di inquinanti diversi. Un mix di ragioni che rischia di mettere a serio rischio interi settori produttivi oltre che il semplice, ma necessario, accesso all’acqua per usi civici. In altre parole, la disponibilità di acqua per la nostra vita quotidiana.

"L'Europa ha un grave problema con l'acqua", ha dichiarato Hans Bruyninckx, professore di governance ambientale all'Università di Anversa, alle colleghe belghe. "In alcune aree la questione sta diventando estremamente urgente. Una questione ampiamente prevista dagli scienziati da molti anni e ora siamo effettivamente a quel punto. Ci sono posti che hanno raggiunto un punto di non ritorno."

“Abbiamo vissuto ben al di là dei nostri mezzi per decenni, assumendo che la risorsa acqua fosse infinita,” ha detto ai colleghi europei Henk Ovink, direttore della Global Commission on the Economics of Water, un gruppo di esperti che collabora con l’OCSE. Ovink è uno dei principali difensori mondiali dell’utilizzo di pratiche sostenibili di gestione dell’acqua. “Ma le nostre azioni stanno cambiando il corso e la disponibilità dell’acqua dolce. Non possiamo più contare sul fatto che ci sia acqua a sufficienza lì per noi.” 

Una terza esperta considera la situazione anche peggiore di quanto i dati non dimostrino. Elisabeth Lictevout, idrologa e direttrice dell’International Groundwater Resources Assessment Centre (IGRAC), suggerisce che se è possibile che “i paesi riportino lo status dei propri corpi idrici migliore di quanto non sia in realtà,” di sicuro  non lo riporterebbero mai come peggiore. “Questa mappa è il best case scenario,” ha dichiarato. 

Tutti e tre gli esperti sentiti dai nostri colleghi europei, Ovink, Bruyninckx e Lictevout, sostengono che la crisi sia ben peggiore di quanto la mappa non suggerisca. “Pare che manchino molti dati,” ha aggiunto Ovink, “Il che significa che molti stakeholders e molti paesi non stanno assolutamente considerando questo problema abbastanza seriamente. Evitano la scienza e i dati che ci dicono che stiamo operando in una zona di rischio.”

Le conseguenze dell’ipersfruttamento delle acque

Noi europei ci siamo abituati ad avere tutto l’anno una ampia disponibilità di prodotti alimentari, dalle fragole a dicembre alle arance in agosto. Le colture stagionali tradizionali sono una cosa del passato o rimangono una scelta di nicchia, di chi acquista ai mercatini locali dei produttori, preferendo una agricoltura di prossimità. L'olio d'oliva europeo, un tempo prodotto locale in alcune regioni del continente, è ora un'ossessione globale – un'industria da miliardi di euro che esporta in tutto il mondo. L'UE ha finanziato questa produzione di massa attraverso i generosi sussidi della sua Politica Agricola Comune (PAC). Un terzo del bilancio dell'UE – 54 miliardi di euro all'anno – va proprio alla PAC. Grazie a questo sistema, l'UE è diventata una superpotenza agricola e ha reso paesi come la Spagna campioni mondiali di produzione ed esportazione di cibo.

Ma tutto questo ha un costo.

La Spagna è uno dei paesi in Europa dove i bacini idrici sono più degradati. Quasi la metà delle sue falde acquifere è in cattive condizioni, sia in termini di qualità che di quantità. Poco meno di un terzo, il 27%, è sovrasfruttato, soprattutto nelle regioni del sud e dell'est, che una volta erano zone agricole tradizionali a produzione prettamente locale e ora invece si sono trasformate in aree a produzione agricola decisamente intensiva.

La Spagna rappresenta, e il lavoro dei colleghi di Datadista lo mostra molto bene, un esempio negativo che dovrebbe essere di monito al resto del continente. Una storia di successo che è stata costruita sul saccheggio di risorse scarse e che ora rischia di collassare. Il paese produce milioni di tonnellate di frutta, verdura e bestiame ogni anno, in larga parte esportati in tutto il continente europeo. Se questa produzione dovesse ridursi drasticamente le conseguenze si farebbero sentire ovunque. 

La crisi climatica naturalmente agisce come benzina sul fuoco. La mancanza di piogge in paesi aridi come la Spagna e l'Italia spinge le comunità locali e gli agricoltori a dipendere maggiormente dalle acque sotterranee. Basta rievocare le immagini del Po in secca dell’estate 2022, la peggiore siccità da 70 anni a questa parte, di cui abbiamo parlato anche qui su Il Bo Live, per capire immediatamente la serietà della questione. Gli acquiferi già sotto pressione non riescono a rifornirsi abbastanza rapidamente per soddisfare la domanda. 

E le famose regioni grigie e piovose dell'Europa? Il quadro che emerge è altrettanto preoccupante. Gli acquiferi in paesi come Belgio, Francia e Germania stanno registrando livelli allarmanti di scarsità.

La nostra ricerca mostra che in Belgio i corpi idrici sono sotto seria pressione, con il 75% delle falde acquifere profonde considerate sovrasfruttate e la maggior parte delle acque sotterranee superficiali contaminate da livelli eccessivi di nitrati causati dai fertilizzanti.

Gli inverni umidi e le piogge estive forniscono solo l'illusione di acqua abbondante. Come vedremo nelle prossime puntate di questa seria, anche la situazione italiana è preoccupante. Una stagione piovosa come quella che abbiamo appena vissuto, infatti, non ci mette al riparo da una siccità estiva che potrebbe causare comunque una serie di problemi. 

Le falde acquifere vuote non sono l'unica preoccupazione. Molti paesi europei devono anche affrontare gli effetti di decenni di inquinamento che sporca ciò che resta dell'acqua sotterranea.

Attivisti climatici, scienziati e professionisti della salute pubblica hanno criticato regolarmente l'UE per aver fornito ingenti fondi PAC agli agricoltori e alle aziende agricole che traggono profitto da monocolture super-intensive che estraggono i nutrienti dal suolo fino a quando nulla cresce senza pesticidi e fertilizzanti chimici. Queste sostanze si infiltrano attraverso la terra e contaminano l'acqua sotterranea, rendendola non sicura per il consumo umano e avendo un impatto sulla biodiversità. L'inquinamento delle falde acquifere legato all'uso eccessivo di nitrati nei fertilizzanti, nel letame e nei pesticidi è diffuso in Europa, ma particolarmente pronunciato nelle regioni agricole di Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Italia e Francia. E il problema è cumulativo. Man mano che i livelli delle falde acquifere diminuiscono, l'inquinamento diventa più concentrato.

In Spagna i colleghi di Datadista hanno visitato città dove le falde acquifere che avevano sostenuto le comunità per secoli si sono prosciugate o sono state contaminate da nitrati e altri elementi pericolosi. Uno di questi è l'arsenico, un metallo pesante velenoso naturalmente presente nelle formazioni rocciose sotterranee che viene rilasciato nelle acque delle falde acquifere profonde quando vengono sovrasfruttate. 

L'analisi dei dati fatta dai colleghi di Le Monde sull’acqua della Francia ha mostrato una diffusa contaminazione chimica da pesticidi, la principale fonte di inquinamento delle falde acquifere. Alcuni di questi sono di decenni fa. Le molecole cancerogene e tossiche dell'atrazina, vietata nel 2004, si possono ancora trovare nelle falde acquifere. "Abbiamo davvero chiuso un occhio sul fatto che l'acqua raccoglie tutte queste molecole [velenose] che circolano molto lentamente," ha detto Florence Habets, idroclimatologa al Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica (CNRS) in Francia al team di Le Monde. Commentando i dati raccolti dai giornalisti, la ricercatrice ha aggiunto: "Abbiamo trasformato le nostre falde acquifere in una pattumiera e questo avrà un impatto per molto tempo." Negli ultimi 30 anni, la Francia è stata costretta a chiudere 1300 pozzi a causa di livelli irreversibili di sostanze chimiche nella loro acqua.

Trattare l’acqua che arriva nelle nostre case richiede un trattamento idrico esteso - e costoso - per filtrare le sostanze nocive. Il costo di questo viaggio dalla falda o dal fiume al bicchiere è a carico del pubblico – o sempre più spesso dei clienti delle aziende idriche private. Maggiore è il numero di inquinanti, maggiore è il costo per rendere l'acqua potabile.

La reversibilità è possibile se la vogliamo

Gli esperti sentiti dai colleghi europei sono convinti che sia possibile recuperare un buono stato dell’acqua ma che questo richieda una azione immediata e strutturale. Alla fine del 2023, la Commissione Europea ha annunciato un'Iniziativa per la Resilienza Idrica per promuovere la sostenibilità e l'accesso all'acqua in tutto il blocco come parte del "Green Deal Europeo". La proposta di "garantire l'accesso all'acqua per cittadini, natura ed economia, affrontando anche inondazioni catastrofiche e carenze d'acqua" ha ottenuto il sostegno di una vasta gamma di stakeholder – non solo delle solite ONG ambientali ma anche dell'industria. A malapena cinque mesi dopo, la Commissione ha fatto marcia indietro e ha messo l'iniziativa in sospeso a tempo indefinito.

"L'iniziativa non è legalmente vincolante ma riconoscerebbe la necessità di affrontare le questioni idriche e metterle nell'agenda politica," ha dichiarato ai nostri colleghi europei Sara Johansson, responsabile politica senior presso l'Ufficio europeo dell'ambiente con sede a Bruxelles. "Potrebbe essere potenzialmente percepita come una minaccia per l'agro-industria. Tutto ciò che riguarda l'agricoltura al momento è molto sensibile."

Ultimamente, l'UE ha ammorbidito il suo approccio climatico, cedendo alle pressioni politiche dei partiti di estrema destra e delle lobby agricole e agrochimiche. "La cosa più stupida che possiamo fare ora è tirarsi indietro come sta facendo l'Europa indebolendo la legislazione ambientale," ha concluso Henk Ovink. "Questa battuta d'arresto peggiorerà molto le cose".

Hans Bruyninckx concorda. "Stiamo oltrepassando i punti di non ritorno. Stiamo andando profondamente nel rosso," ha detto. "È scioccante che i politici non prendano sul serio questa questione. Sembrano pensare o sperare falsamente che andrà tutto bene. Le prove scientifiche ora gridano quasi: non andrà bene."

Cosa racconteremo in questa serie

Se la Direttiva europea prevede il ripristino di un buono stato di qualità delle acque del continente entro il 2027, l’obiettivo appare oggi quanto mai lontano. Paesi come Bulgaria, Cipro, Finlandia, Grecia, Islanda, Malta, Ungheria, Irlanda, Lussemburgo e Slovenia sono in ritardo di 2,5 anni nella semplice presentazione delle informazioni richieste sullo stato delle loro acque sotterranee. Passaggio essenziale anche solo per iniziare a ragionare sulle strategie da mettere in campo. In alcuni paesi i problemi sono più strutturali. In Grecia non ci sono misurazioni delle falde acquifere effettuate nel 2016-2017 e dall'ottobre scorso. La Rete Nazionale di Monitoraggio delle Acque greca è finanziata esclusivamente dall'UE; quando i fondi non sono disponibili, le autorità non eseguono le misurazioni necessarie.

Nelle prossime puntate di questa serie, analizzeremo la situazione italiana, concentrandoci soprattutto sulle misure di contrasto alla siccità. Da maggio 2023, come sappiamo, l’Italia ha un Commissario Straordinario nazionale per l'adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica, Nicola Dell’Acqua, nominato con il DPCM 4 maggio 2023. La nomina è stata poi estesa dall’attuale governo fino alla fine del 2024. Nello stesso anno è stato anche promulgato un Decreto siccità, poi convertito in legge. 

Abbiamo così deciso di andare a fondo sulle politiche di gestione della siccità che il nostro paese ha messo e sta mettendo in atto, e sulle strategie che dovrebbero seguirne. Racconteremo anche storie esemplari, relativi alla gestione di alcune delle zone del nostro paese dove la criticità più si fa sentire. Secondo il Report Siccità del 2022, pubblicato dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), l’Italia ha visto una drammatica perdita annuale dei livelli di disponibilità media di acqua dolce disponibile, nel corso del periodo tra il 1951 e il 2022. Solo per anticipare un dato, che analizzeremo meglio nella seconda puntata di questa serie, la disponibilità media annuale dell’acqua nel periodo 1951-2021 è stata di 456,9 mm (138 km cubici). Nel 2022, anno drammatico per la siccità che ha colpito l’Italia, questo è dato è sceso a 221,7 mm, pari a 67 km cubici. I quattro distretti idrici che hanno subito la maggiore variazione sono stati: la Sicilia (-80% in 2022 rispetto alla media 1951-2021), la Sardegna (-73%) e il bacino del Po (-66%). Dati più recenti, pubblicati da ISPRA lo scorso maggio, dicono che la situazione di quest’anno è naturalmente piuttosto diversa, ma permangono profonde differenze e criticità in ampie parti del nostro paese, metà del quale è lontano dall’essere in zona di sicurezza idrica. La regione Sicilia, regione ad alta criticità idrica, ha dichiarato lo stato di calamità naturale a febbraio scorso, ottenendo dal governo anche una serie di stanziamenti e di misure straordinarie per la gestione della siccità. 

Da qui partiamo per capire se c’è ancora modo di ripristinare un buono stato di salute delle acque italiane e cosa si sta facendo, dove e come si sta facendo, per raggiungere questo obiettivo.

Credits

Il progetto di inchiesta "Under the Surface" è stato lanciato da Datadista e coordinato da Arena for Journalism in Europe. Si tratta di una collaborazione internazionale tra Le Monde (Francia), Datadista (Spagna), Reporters United (Grecia), De Standaard (Belgio), Dagbladet Information (Danimarca), Facta (Italia) e Investico (Paesi Bassi). 

Questo articolo è tradotto, integrato e adattato al contesto italiano dall'originale in inglese scritto dai colleghi del consorzio europeo: Zeynep Sentek, Jelena Prtorić, Sarah Pilz, Ine Renson, Maxie Eckert, Ana Tudela, Antonio Delgado, Raphaëlle Aubert, Myrto Boutsi, and Léa Sanchez.

Tutte le storie pubblicate anche negli altri paesi puoi trovarle su: europeanwaters.eu

Qui puoi avere maggiori informazioni su metodologia e attività e composizione del consorzio giornalistico.

Questo articolo e gli altri della serie de Il Bo Live, così come una parte del lavoro di altri colleghi europei come descritto nel sito in inglese e nella metodologia, sono supportati da una grant di Journalismfund Europe.

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