SOCIETÀ

Ucraina-Russia: storia di una divergenza

A oltre 10 mesi dall’inizio della guerra quanto conosciamo davvero dell’Ucraina e della sua storia? Ancora oggi infatti – specie in Italia – il dibattito pubblico continua a essere in larga parte influenzato dalla narrativa russa, tra accuse di nazismo e inclusione d’ufficio di Kyiv in un Russkiy Mir a guida moscovita da ricostituire con ogni mezzo. Ben vengano quindi a chiarire autorevolmente le idee libri come L’Ucraina e Putin. Tra storia e ideologia (Laterza 2022) di Andrea Graziosi, docente di storia contemporanea presso l’Università Federico II di Napoli e tra i massimi esperti mondiali di storia sovietica e postsovietica.

Un volume insieme divulgativo e documentatissimo che getta luce, dati e fatti alla mano, su questioni apparentemente inestricabili facendo pulizia di un bel po’ di luoghi comuni. A partire da quello che vede oggi contrapposti sul campo due classici ancorché opposti nazionalismi di tipo etnolinguistico. Nulla di più sbagliato: se da una parte Putin mira a ri-costituire un preteso ‘mondo russo’ che vada al di là della Federazione di cui è a capo, contrapponendosi a un Occidente corrotto e decadente, dall’altra l’Ucraina ha da tempo intrapreso un cammino opposto, perseguendo un modello di società aperta e pluralista che vede nell’Unione Europea un modello e un approdo.

Intervista di Daniele Mont D'Arpizio, montaggio di Barbara Paknazar

Una divergenza che risale alla spontanea dissoluzione dell’Urss nel 1991 e che si è allargata anno dopo anno fino allo scorso 24 febbraio, quando Putin ha rotto gli indugi per tentare alla sua maniera di recuperare un territorio giudicato essenziale per il suo disegno imperiale. “L’invasione dell’Ucraina è sicuramente uno spartiacque della storia europea e mondiale, anche se in realtà il conflitto era iniziato nel 2014 – spiega Andrea Graziosi a Il Bo Live –. Pensi solo all'impatto sull’Ue, che nel giro di pochi anni ha perso Londra con la brexit e adesso anche un partner economico e commerciale fondamentale come Mosca. Oggi abbiamo un'Europa continentalizzata che assomiglia a quella di Napoleone, con un confine non pacificato e militarizzato per centinaia e centinaia di chilometri. Il vecchio sogno di una casa comune europea, condiviso anche da Gorbačëv, non c'è più”.

Non si avvia un’invasione per paura. Putin ha attaccato perché voleva cambiare l'ordine mondiale, come ha sempre detto Andrea Graziosi

Un conflitto iniziato dal presidente russo per porre fine a un mondo percepito come unipolare ma che per il momento si sta rivelando una scelta suicida. “Non si avvia un’invasione per paura: Putin ha attaccato perché voleva cambiare l'ordine mondiale, come del resto ha sempre detto – puntualizza Graziosi –. Il timore vero non era rivolto alla Nato, un'organizzazione in crisi sia politica che militare, ma verso l’Unione Europea”. La richiesta di Kyiv di adesione dall’Ue si contrapponeva infatti al tentativo russo di lanciare la cosiddetta Unione Euroasiatica, di cui l’Ucraina avrebbe dovuto essere una pedina fondamentale: “per questo la guerra inizia già nel 2014, quando l'Ucraina si ribella al presidente filoputiniano Janukovič, nel momento in cui questi si rifiuta di firmare il trattato di associazione con l’Unione Europea”. Eppure c’è ancora chi parla della rivolta di Euromaidan come di un colpo di Stato: “tutte le rivoluzioni sono illegittime, il problema sono i motivi. L'oggetto vero del contendere era la scelta tra Mosca e l'Europa, se seguire o meno la strada della Bielorussia. Da questo punto di vista la fiera resistenza opposta all’invasione sembra certificare a posteriori che già nel 2014 la stragrande maggioranza della popolazione ucraina era orientata verso un’opzione filoeuropea”.

Sta di fatto che, pur essendo subito sfumate le prospettive di una fine rapida del conflitto, dopo 300 giorni di sanguinosi combattimenti non è ancora chiaro quale sarà l’esito finale. “Gli Ucraini hanno vinto la loro guerra di indipendenza mentre Putin ne esce ridimensionato, al momento però è difficile intravvedere un vincitore”, spiega lo storico. Che conclude: “Il problema di una soluzione armistiziale, alla quale credo a un certo punto si arriverà, è quello delle garanzie. La Russia ha le armi nucleari, e continua a rivendicare parte del territorio ucraino le appartiene. E l’Ucraina? L’associazione all’Ue è un primo passo, ma il problema è anche militare: bisogna ammetterla anche nella Nato? La situazione è davvero complessa ma, per terminare con un minimo di ottimismo, occorre anche dire che anche le situazioni più complicate prima o poi si esauriscono e si chiariscono. Vorrei chiudere dicendo che Putin ha davvero perso, e questo ormai è chiaro anche in Russia. Gli ucraini ora stanno soffrendo tantissimo, ma sul lungo periodo forse il loro Paese potrà rifiorire: la Russia invece rischia di pagare per decenni le conseguenze di questa guerra”.

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012