CULTURA
200 anni dalla nascita di Engels, fine economista e instancabile rivoluzionario
Economista, filosofo e rivoluzionario. Friedrich Engels si impegnò per tutta la sua vita sul piano teorico e politico per denunciare le insostenibili condizioni di vita della classe operaia negli anni successivi alla Rivoluzione industriale e le conseguenze più disumane del capitalismo.
Il nome di Engels, nella storia della filosofia e del pensiero politico, viene quasi sempre associato a quello di Marx. Questo è dovuto al fatto che i due hanno coltivato un'amicizia eccezionale e si sono dedicati con grande impegno alla stesura di testi fondamentali come Il manifesto del partito comunista e L'ideologia tedesca.
“Engels nacque nel 1820 in una cittadina chiamata Barmen, che a quel tempo era uno dei maggiori centri industriali tedeschi e che oggi è incorporata nella città di Wuppertal, nell'attuale Renania settentrionale-Vestfalia. La sua famiglia possedeva fabbriche sia in Prussia che in Inghilterra, e aveva quindi un tenore di vita elevato.
Date le sue origini, Engels ebbe quindi modo di osservare dall'interno la realtà industriale tedesca. Conosceva bene l'ambiente in cui lavorava il padre, ma assunse una posizione radicalmente critica rispetto a quel mondo”, spiega il professor Luca Basso, docente di filosofia politica al Dipartimento di scienze Politiche, giuridiche e studi internazionali dell'università di Padova.
“Nel 1841 si trasferì a Berlino per il servizio militare, dove, oltre ad appassionarsi agli studi di strategia militare, accentuò il suo interesse per la filosofia, entrando in contatto con i Giovani hegeliani. Verso la fine del 1842 si spostò poi in Inghilterra, dove seguì direttamente una fabbrica di Manchester di cui il padre era comproprietario.
Proprio osservando da vicino la vita degli operai della fabbrica, Engels scrisse La situazione della classe operaia in Inghilterra (1845), un testo fondamentale che sarebbe stato costantemente tenuto in considerazione da Marx. Ben due decenni dopo, infatti, Marx traeva ancora ispirazione da quest'opera, che cita moltissime volte nel primo libro de Il capitale.
Il testo rappresenta una delle prime inchieste “in presa diretta” sulle condizioni concrete della classe operaia. In quelle pagine, Engels evidenzia e critica con radicalità gli aspetti più devastanti che caratterizzano il sistema capitalistico in Inghilterra: il rapporto operaio-macchina, la competizione per la sopravvivenza tra gli operai, le condizioni degradate del lavoro, l'utilizzo sistematico di forza lavoro femminile e minorile e il rischio costante di contrarre malattie e di subire mutilazioni. Il proletariato, dice Engels, “è come un esercito che torna da qualche campagna militare”.
Il riferimento alla sua esperienza a Manchester è decisivo, perché l'Inghilterra era il paese dove era iniziata la rivoluzione industriale e dove erano particolarmente evidenti le caratteristiche del modo di produzione capitalistico, che iniziava a diffondersi, secondo modalità e tempistiche differenziate, anche negli altri paesi europei. Con uno sguardo estremamente realistico e allo stesso tempo profondamente critico, Engels non considera la condizione della classe operaia in termini puramente vittimistici, ma ne valorizza le potenzialità soggettive, in vista della costruzione di un movimento politico in grado di mettere in discussione il dominio capitalistico”.
Fu in quel periodo che avvenne l'incontro con Karl Marx. Come racconta il professor Basso, “dopo essersi conosciuti nel 1842, a partire dal 1844 Marx ed Engels formarono un sodalizio inscindibile sul piano insieme personale, teorico e politico. La straordinaria peculiarità della loro interazione emerge chiaramente dal fatto che, a differenza di ciò che avviene per gli altri pensatori, abbiamo l’edizione delle Opere complete di Marx e Engels (e non di ciascuno dei due, considerato separatamente), in cui è contenuto anche un amplissimo epistolario fra i due.
Quando si sono conosciuti, Marx aveva una formazione giuridica e filosofica, mentre quella di Engels era maggiormente orientata verso l'economia e risentiva, per certi versi, di uno spirito più pratico rispetto a quello di Marx. Engels diede un contributo decisivo all’organizzazione del movimento operaio. Negli anni successivi i due giocarono un ruolo cruciale nella fondazione dell'Associazione internazionale dei lavoratori (che sarebbe stata in seguito chiamata “la Prima internazionale”) e nella nascita del Partito socialdemocratico tedesco, e appoggiarono la Comune di Parigi.
Monumento a Marx ed Engels, Berlino
“Marx morì nel 1883”, continua il professor Basso. “Engels visse invece fino al 1895, e in quegli anni la sua attività fu instancabile. Svolse infatti un ruolo decisivo nella nascita del marxismo. Si occupò infatti di favorire la diffusione e la nuova pubblicazione di alcuni testi di Marx. Vari fondamentali scritti di quest'ultimo non erano ancora stati pubblicati, e uscirono in seguito grazie all'iniziativa di Engels, come il secondo e il terzo libro de Il capitale, che furono completati da lui.
Dopo la caduta del muro di Berlino, Engels e Marx subirono una sorta di damnatio memoriae, e quando, in anni recenti, è stata operata una rivalutazione di Marx anche a livello internazionale, il contributo di Engels è stato invece sottostimato, spesso perché considerato filosoficamente meno profondo rispetto al pensiero marxiano.
Tuttavia, insistere unicamente su una (presunta o reale) subalternità filosofica di Engels rispetto a Marx non solo non permette di cogliere appieno la peculiarità dei testi che hanno elaborato insieme, come La sacra famiglia, L'ideologia tedesca e il Manifesto del partito comunista, ma porta anche a svalutare sia l'impegno di Engels nell'organizzazione della classe operaia, sia la rilevanza della sua riflessione. A lui dobbiamo infatti scritti come La situazione della classe operaia in Inghilterra, di cui abbiamo parlato, ma anche, ad esempio, come La guerra dei contadini in Germania e Note sulla guerra franco-prussiana del 1870-1871, che contengono analisi storico-politiche estremamente acute”.