"Un giorno ho visto il sole tramontare quarantatré volte", dice il Piccolo Principe del romanzo di Antoine de Saint-Exupéry. Sul suo microscopico asteroide personale, B-612, il principe bambino vede sorgere e tramontare il Sole in brevissimo tempo e può andare in pochi minuti da una parte all'altra del pianeta. Quante persone, leggendo questo libro, hanno sognato di avere un mondo tutto per sé, seppur piccolo quanto quello del romanzo, sapendo che si trattava solo di un sogno? Eppure nel mondo reale ci sono state e ci sono persone che, per scoperta o onori, hanno dato il proprio nome ad un pianetino che circola intorno al Sole.
Fa pensare a un altro scenario da fiaba l’asteroide doppio 2017 YE5, con due blocchi di roccia grandi quasi un chilometro ruotanti l’una attorno all’altra, osservato in questi giorni coi radiotelescopi di Arecibo e Green Bank, durante il suo passaggio ravvicinato alla Terra. Il filmato delle immagini radar di questa coppia di asteroidi è straordinario per la sua nitidezza. Atterrando su questo asteroide, un astronauta vedrebbe in cielo una massa rocciosa grande come una montagna sospesa sopra di sé, come nel dipinto surrealista di Magritte “Le châteaux des Pyrénées”.
Le cronache risvegliano l’interesse del pubblico e degli appassionati di astronomia verso questi piccoli oggetti del Sistema Solare, per lo più ignorati finché qualcuno di essi non passa accanto alla Terra evocando scenari catastrofici. La maggior parte degli asteroidi non rischia di collidere con la Terra, ma circola all’interno della Fascia Principale tra Marte e Giove, oppure in una fascia più esterna oltre Nettuno, dove orbita anche il pianeta nano Plutone, la Fascia di Kuiper.
Il primo asteroide scoperto, ora classificato come "pianeta nano", è stato Cerere. Il suo nome completo è "1 Ceres" col numero progressivo di scoperta seguito dal nome definitivo, secondo la denominazione ufficiale dell'Unione Astronomica Internazionale, l'unica che può attribuire un nome ai corpi celesti. Il suo scopritore, l'abate Piazzi dell'Osservatorio di Palermo, lo osservò la notte di capodanno del 1801 e gli diede il nome della dea protettrice della Sicilia. I successivi asteroidi scoperti hanno nomi tratti dalla mitologia. Finita la lista delle le divinità classiche, gli astronomi del passato – in grande prevalenza uomini – decisero di dare alla propria scoperta il nome di mogli, figlie, sorelle, eccetera. Per questa ragione al giorno d’oggi, tra più di 523.000 asteroidi scoperti di cui 21348 con un nome assegnato, una gran parte ha un nome di donna, per esempio 164 Eva o 265 Anna. Oggi ci sono asteroidi con nomi di astronomi, di città, di nazioni o continenti. Nella fascia di Kuiper gli asteroidi traggono i nomi dalla mitologia dell’India o della Groenlandia, come 20000 Varuna e 90377 Sedna.
Avere un pianetino intitolato al proprio nome dall’Unione Astronomica Internazionale è un onore e probabilmente un piacere. Per esempio, tra i professori in servizio presso l’Università di Padova, la planetologa Lazzarin ha visto dare il suo nome a un asteroide di dimensioni ragguardevoli, circa 14 km, una dimensione che ha solo i 3 per mille degli asteroidi. Se esso si scontrasse con la Terra, potrebbe cancellare in un solo istante un’area grande come le isole britanniche! Per fortuna l’asteroide 7512 Monicalazzarin, scoperto nel 1983 dall’astronomo Bowell del Lowell Observatory, circola tranquillo nella Fascia Principale e non rischia di turbare i nostri sonni. Nel database del Jet Propulsion Laboratory per i pianeti minori l’attribuzione del nome è giustificata dal lavoro di spettroscopia astronomica di questa scienziata, per i risultati ottenuti sulla relazione tra asteroidi e comete, sulla alterazione acquosa degli asteroidi di tipo C e sulla comprensione della natura degli asteroidi della fascia di Kuiper noti come Centauri. Anche la città di Padova ha ricevuto l’onore di dare il proprio nome ad un asteroide, 363 Padua, scoperto da Charlois a Nizza nel 1893 e di 97 km di diametro. Questo asteroide “padovano” è anch’esso un asteroide “tranquillo”, un frammento di roccia primigenia nata insieme alla Terra circa 4,6 miliardi di anni fa.
Entrambi troppo grandi per vedere tramontare il sole quarantatré volte in un giorno, come per il pianetino del Piccolo Principe, questi asteroidi insieme a molti altri sono oggi una nuova frontiera per l’esplorazione spaziale, ricchi di materiali che sarebbero utilissimi per l’industria e su cui si progettano stazioni spaziali permanenti, come porti tranquilli in cui sostare per l’esplorazione del Sistema Solare esterno.