SOCIETÀ

Autismo e sessualità: l’importanza di sbagliare

Sam, un adolescente nerd con l’ossessione per l’Antartide, vuole trovarsi una ragazza e iniziare a esplorare il mondo delle relazioni amorose. Tutto regolare, se non fosse che Sam è nello Spettro Autistico. Questa è la trama di Atypical, una serie Netflix, che racconta – seppur stereotipando alcuni tratti dell’autismo – del desiderio di un ragazzo con autismo lieve di trovarsi una compagna per la vita, come fanno i pinguini che tanto ammira. Con i suoi limiti, Atypical porta all’attenzione pubblica un tema molto importante: quello delle relazioni e della sessualità nello Spettro.

Amy Gravino è una public speaker professionista, advocate per l’autismo e consulente. Lei stessa all’età di 11 anni, nel 1994, quando i criteri per la diagnosi della Sindrome di Asperger erano stati appena inseriti nel DSM-IV, scoprì di essere autistica. Nel DSM-5, in vigore dal 2013, non esistono più delle differenziazioni per tipologia di autismo, i disturbi sono stati fusi in un’unica categoria. La distinzione deriva dal livello di gravità – in scala da 1 a 3 – che si misura con la capacità del singolo di adattarsi alla vita. Per questo motivo oggi è tecnicamente scorretto parlare di Sindrome di Asperger, ma si parla di disturbi dello Spettro Autistico, specificandone il livello.

Amy Gravino ha iniziato la sua attività di consulente come college coach per gli studenti autistici che aspiravano a un’istruzione superiore. La sua area di interesse è diventata col tempo quella dell’autismo e della sessualità, perché molte persone, durante la sua attività di coaching, le parlavano della loro vita amorosa: “Tante persone potrebbero pensare che chi è nello Spettro non abbia interesse nelle frequentazioni o nelle relazioni, tendono a stereotipare le persone autistiche come asessuali. Ovviamente ci sono persone che non sono interessate in questo aspetto della vita e, comunque, va bene così. Ma tantissime persone nello Spettro dell’autismo, invece, vorrebbero avere una relazione e vorrebbero frequentare qualcuno. Però farlo è molto impegnativo, a causa delle sfumature sociali che sono coinvolte nel processo e che lo rendono particolarmente difficile”.

“Le persone nello Spettro dell’autismo sono particolarmente vulnerabili – continua la Dott.ssa Gravino –  qualcuno potrebbe approfittarsene perché tendono a fidarsi, pensando che le altre persone abbiano delle buone intenzioni come loro. Inoltre, desideriamo così tanto essere amati e accettati, che ci viene difficile distinguere tra il buono e positivo del piacere così come si è, contro il ricevere attenzioni perché l’altra persona pensa di poterci usare per ottenere qualcosa in cambio. Può essere molto difficile capire la differenza anche perché le persone autistiche tendono a essere molto letterali nelle conversazioni, a volte non capiamo quando qualcuno sta scherzando o quando è sarcastico. Io, ad esempio, riesco a capirlo quando si tratta di persone che conosco molto bene, ma se è qualcuno che ho appena conosciuto non riuscirò sempre a capire le battute. Questo mi ha portato a vivere diversi momenti imbarazzanti”.

Quando cresci essendo autistico pensi che ciò che gli altri dicono su di te ti definisca, perché non hai altro modo di scoprire come sei. Può essere molto difficile andare oltre e permettersi di scoprire che tipo di persona si è o si sarà in una relazione Amy Gravino, international public speaker, college coach, consulente per l'autismo

Si capisce che, se la ricerca di una compagna o di un compagno è particolarmente complessa per le persone neurotipiche, diventa ancora più impegnativa per le persone nello Spettro che hanno difficoltà nell’area comunicativa, nell’area sociale e nell’area dell’immaginazione, come ci spiega la Dott.ssa Marya Procchio, educatrice professionale presso ASST Santi Paolo e Carlo, Centro per lo studio e la cura dell’Autismo e i Disturbi generalizzati dello sviluppo.

La Dott.ssa Procchio lavora con bambini e ragazzi, accompagnandoli nella loro crescita col supporto psicoeducativo: “Abbiamo osservato con l’esperienza che, seguendo le persone negli anni, quello della sessualità diventa uno degli elementi di lavoro e di crescita all’interno dello sviluppo della persona, così come è per tutti. Non c’è una modalità specifica di esercitare la sessualità, perché ognuno di loro è diverso. Ci sono persone che sono interessate alle relazioni affettive, altre persone, invece, non lo sono per niente. Così come ci sono persone che hanno interesse per una relazione sessuale, ed altre assolutamente no”.

“Noi preferiamo lavorare sull’aspetto dell’affettività con i ragazzi che stanno crescendo. Quindi le relazioni di amicizia che prevedono un lavoro tutto sulla teoria della mente: per immaginare cosa l’altro pensa, cosa l’altro sente, realizzare cosa io penso. Si lavora sulla consapevolezza, quindi la coscienza di sé. Tutto ciò crea le capacità, il terreno per poi poter accedere alla conoscenza della propria fisicità e sessualità. Sicuramente possono avere delle esigenze che non sono corrispondenti alle loro capacità, cioè persone che vorrebbero una ragazza, però non hanno idea di come dovrebbero comportarsi. Lavorare a livello psicoeducativo è fondamentale proprio perché crei le abilità per permettergli di entrare in relazione con le altre persone”.

“Le persone che non sono state trattate – continua la Dott.ssa Procchio –   si trovano spesso in situazione di fraintendimenti sociali, di difficoltà di comunicare al proprio partner. Il fatto che le persone nello spettro abbiano una bassissima capacità di comunicazione non verbale è un elemento che non aiuta. Ci sono tanti impliciti nelle relazioni affettive e questa è una difficoltà: noi abbiamo coppie miste, cioè persone neurotipiche con persone autistiche e il loro livello di consapevolezza, comunicazione e rispetto è la parte fondamentale che permette una buona relazione, come per tutte le coppie, ma in questo caso in modo amplificato. A volte devono essere accompagnati in questa conoscenza, infatti se io non so che l’altro dice o fa delle cose perché in realtà la sua mente funziona in un certo modo, non posso andargli incontro”.

L’educatrice sottolinea l’importanza, alla base di tutto, della diagnosi, soprattutto nelle ragazze: “Sono più difficili da diagnosticare. Si è osservato che le donne hanno una capacità di imitazione molto più forte: si adeguano al contesto, anche se spesso fanno fatica a capire le intenzioni degli altri. Spesso, quindi, non vengono diagnosticate, perciò è più facile che incorrano in qualche pericolo per ingenuità o perché hanno una bassa capacità di capire le intenzioni altrui e di prevedere le conseguenze di certe azioni. Il rischio per i ragazzi è che non capendo i codici comunicativi degli altri, facciano degli errori di relazione: non capiscono che l’altro è interessato, oppure non capiscono che l’altro non è interessato”.

Importantissima è, in sintesi, l’educazione alla affettività e alla relazione per lo sviluppo di tutte quelle capacità che permetteranno di accedere all’aspetto della sessualità e la coscienza che si può fraintendere a livello comunicativo.

Hanno fatto uno studio a Toronto qualche anno fa, hanno scoperto che solo il 9% degli adulti con autismo era sposato. Non perché non ne sentano il bisogno, ma perché non sanno come fare. Suo figlio ha lo stesso desiderio di essere amato, come tutti Julia Sasaki, terapista di Sam Gardner in Atypical

Amy Gravino aggiunge la sua prospettiva personale su come vada supportata una persona con autismo perché viva una vita relazionale serena: “Quando pensiamo alle relazioni amorose di un autistico, alle sue frequentazioni, il primo pensiero è quello della sicurezza: come lo proteggiamo, come facciamo sì che non venga ferito. Le persone nello spettro non ricevono un’adeguata formazione sulle frequentazioni e sulla sessualità, ma quando non informi qualcuno lo rendi ancora più vulnerabile. Una persona nello spettro può incorrere nelle stesse situazioni delle altre persone, ma se non abbiamo un’istruzione chiara ed esplicita come possiamo fare la scelta giusta? Per iniziare sarebbe bene dare alle persone accesso a queste informazioni, a conferenze sulla sessualità, e poi darci la possibilità di commettere degli sbagli. Frequentare qualcuno comporta commettere errori, frequentare la persona sbagliata, per poi realizzare che quella relazione è stata terribile, mi permette di chiedermi cosa ho imparato da quella esperienza. Le persone autistiche, invece, spesso non fanno questo tipo di esperienze: come possiamo imparare dal nostro passato se non ne abbiamo uno? Dobbiamo far sì che le persone sappiano che va bene commettere degli errori. Permettiamo che le altre persone lo facciano, ma, per qualche ragione, se una persona nello Spettro lo fa, si scatena il panico”.

Lasciamo semplicemente che le persone si mettano in gioco e che abbiano le informazioni di cui hanno bisogno Amy Gravino, international public speaker, college coach, consulente per l'autismo

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