In meno di una settimana l’estinzione dei Neanderthal ha occupato di nuovo le prime pagine di molti giornali e le home page di molti siti. In entrambi i casi alcuni hanno lasciato a casa i dubbi e hanno proposto dei titoli secchi: svelato il mistero della scomparsa di quei nostri cugini.
Le proposte che hanno tenuto banco sono state due. Molto diverse tra loro. La prima trae origine da un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Reviews of Geophysics da alcuni scienziati italiani, del Cnr-Ismar, e dell’università della Florida, dove si avanza l’ipotesi che causa della scomparsa sarebbe stato un evento cosmico: il cambiamento del campo magnetico terrestre, avvenuto intorno a 40.000 anni fa e durato all’incirca 2.000 anni. Ciò avrebbe comportato l’arrivo sulla Terra di una maggiore quantità di raggi ultravioletti (UV). I neanderthal ne sarebbero stati colpiti mortalmente, mentre i sapiens, che coesistevano con loro, si sarebbero salvati grazie alla variante genetica di una proteina, il recettore arilico (AhR), sensibile alla pericolosa radiazione.
A tambur battente è arrivata un’altra proposta (o meglio, l’interpretazione apodittica di un’altra proposta), a opera di un gruppo francese guidato da Anna Degioanni dell’Università Aix-Marseille in Provenza, che ha pubblicato sulla rivista Plos One. In questo caso la causa dell’estinzione dei Neanderthal sarebbe la crescente sterilità delle donne del gruppo del genere Homo con cui i sapiens hanno condiviso per millenni in Europa (e non solo in Europa) non solo gli stessi territori, ma spesso gli stessi letti, se è vero, come è ormai accertato, che nel nostro DNA, qui in Europa e anche in Asia, ci sono le testimonianze genetiche di quegli incontri amorosi.
Possiamo credere a questi annunci, così diversi e così apodittici?
Uno dei valori fondanti della scienza è lo scetticismo sistematico. Che va adottato sempre, in particolare quando leggiamo i titoli dei giornali (e dei siti). Sia chiaro, i lavori dei due gruppi, quello italo-americano e quello francese, sono ben fatti. E tuttavia non sono – non possono essere considerati – conclusivi.
Per almeno tre motivi. Il primo è che non forniscono prove dirette e inoppugnabili. Ma solo (e non è poco) compatibilità. È possibile che un flusso anomalo di raggi UV abbia condannato i Neanderthal e salvato i sapiens. Così come è possibile che una caduta di fertilità delle donne Neanderthal ci sia stato e abbia dato il suo contributo. Ma non abbiamo quella che gli scienziati chiamano “la pistola fumante”: una prova diretta e inoppugnabile. Dunque, prudenza.
Il secondo motivo è che non sappiamo quando siano scomparsi i Neanderthal. Se in Europa pare proprio che l’estinzione sia avvenuta, al più tardi, 37.000 anni fa, in altre regione dell’Asia i nostri cugini pare siano sopravvissuti molti altri millenni se non uno o addirittura due decine di migliaia di anni dopo. Se questo gradiente è reale, allora esso pone dei vincoli abbastanza stretti ad almeno una delle proposte, quella della variazione del campo magnetico.
Il terzo motivo è che di altre proposte in campo per cercare di spiegare la scomparsa dei Neanderthal ce ne sono molte altre. Anche molto diverse tra loro.
Una la fa risalire a un’eruzione vulcanica nei Campi Flegrei a Napoli. Un’esplosione titanica che lanciò in aria circa 250 km3 di magma e che devastò non solo la Campania e il Lazio, ma colpì duramente l’intera Europa. L’eruzione è avvenuta, all’incirca, 39.000 anni fa.
Altri sostengono che a determinare la scomparsa dei Neanderthal furono i cani. Sì, i cani: fedeli amici di Homo sapiens, che proprio in quel tempo le avrebbe addomesticati e con cui divenne imbattibile nell’arte della caccia. I Neanderthal non avrebbero saputo competere.
E poi ci sono le proposte della violenza (i sapiens avrebbero sterminato i Neanderthal compiendo il primo grande sterminio di massa della storia); oppure più semplicemente i Neanderthal sarebbero stati vittima di nuovi patogeni, forse introdotti in antichi territori proprio dai sapiens ormai immunizzati. E ancora c’è chi dice che loro, i Neanderthal, non sarebbero sopravvissuti a una nuova era glaciale o al suo contrario, sarebbero stati incapaci di competere coi sapiensin ere più calde e umide. E poi …
La verità è che, a tutt’oggi, non lo sappiamo. Ogni studio è utile. Ma nessuno, finora ha trovato la “pistola fumante”. Ammesso che esista la “pistola fumante” e che le cause dell’estinzione non siano state più d’una.
D’altra parte sappiamo che per molti millenni Homo sapiens ha convissuto in Europa, in Medio oriente e in tutta l’Asia fino alle isole australi con diverse altre specie del genere Homo. Ma alla fine siamo rimasti solo noi, che ci autodefiniamo sapienti. Dove “alla fine” è un periodo piuttosto lungo, definibile in alcune decine di migliaia di anni. Difficile sostenere che la scomparsa di tutti gli altri sia stata determinata da un’unica causa. È molto probabile che la gara e il suo risultato finale sia il frutto di una serie di contingenze fortunate (per noi). Un intreccio di concause difficile da prevedere e del tutto irripetibile.
Stephen Jay Gould amava dire che se riuscissimo a riavvolgere il film della vita e a riproiettarlo, difficilmente alla fine comparirebbe di nuovo Homo sapiens. Difficilmente gli eventi si svolgerebbero come si sono svolti storicamente.
Dipanare i fili di queste contingenze se non impossibile è molto difficile. Pensare, poi, che il nodo che ci ha premiato sia uno solo (la variazione del campo magnetico terrestre, i Campi Flegrei, i cani o la fertilità delle donne Neanderthal, i cambiamenti climatici, l’evoluzione culturale e chi più ne ha più ne metta) è un’ipotesi che certo si può fare. Ma su cui non scommetteremmo tutte le nostre fortune.
Dunque prudenza e spirito critico. Non daremo mai per certa un’ipotesi (per quanto logicamente plausibile) finché qualcuno non troverà l “pistola fumante”.