SOCIETÀ

Cingolani: “La crisi energetica è un fenomeno complesso e di lunga durata”

Le prime bollette del gas del nuovo anno sono ormai state aperte e molti italiani si saranno resi conto che il 2022 sarà un anno difficile per le spese energetiche. Le situazioni variano a seconda dei contratti firmati e a seconda delle utenze, domestiche o aziendali, ma per un utente domestico tipo con un contratto nel mercato tutelato, Arera (l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) ha fissato il costo del gas in bolletta a 0,92 euro al metro cubo per tutto il primo trimestre del 2022. Si tratta di un aumento compreso tra le 4 e le 5 volte rispetto al costo che il gas aveva nel primo trimestre del 2021.

Il governo è intervenuto in Legge di Bilancio con misure per 3,8 miliardi di euro volte a mitigare l’impatto dei rincari sugli utenti, riducendo i costi in bolletta diversi dalla componente energia, ovvero le spese derivanti dalle imposte, da gestione e trasporto del contatore e dagli oneri di sistema. Nonostante questi interventi, la bolletta del gas aumenterà di oltre il 40% rispetto al trimestre precedente (il quarto del 2021), riporta Arera.

Le cause dell’aumento vertiginoso del prezzo del gas vengono da lontano. Una crescita di domanda di gas da parte dell’Asia (con cui gradualmente sostituirà il carbone) ha comportato minore disponibilità per l’Europa, soprattutto per quanto riguarda quello proveniente dalla Russia. A questo oggi si aggiungono le tensioni geopolitiche che gravitano intorno all’Ucraina. Ma incide anche un maggior costo delle emissioni di anidride carbonica che nell’ultimo anno è più che raddoppiato, passando da 33 a 79 per tonnellata di CO2 emessa.

Il risultato è che il mercato di riferimento europeo per il gas naturale (TTF) ha segnato un aumento del 500% da gennaio a dicembre scorsi, passando da 21 a 120 €/MWh nei valori medi mensili, riporta una comunicazione di Arera di fine 2021.

Di riflesso anche il costo dell’energia elettrica è aumentato del 400%, passando nello stesso periodo da 61 a 288 €/MWh nei valori medi mensili. Se a gennaio 2021 l’elettricità costava 0,083 €/kWh di giorno e 0,068 €/kWh la sera, nel primo trimestre del 2022, nel regime di tutela, i costi sono rispettivamente 0,383 €/kWh e 0,340 €/kWh. Anche in questo caso, l’aumento del costo della componente energia è compreso tra le 4 e le 5 volte, mentre il rincaro della bolletta elettrica previsto per il primo trimestre del 2022 è del 55% rispetto al trimestre precedente, nonostante gli interventi governativi volti a contenerlo.

In Italia, circa il 40% dell’energia elettrica consumata è stabilmente prodotta da centrali termoelettriche alimentate a gas, mentre meno del 40% dell’elettricità consumata è prodotta da fonti rinnovabili: nel 2021 è stato il 36,4% secondo gli ultimi dati Terna.

In un’intervista rilasciata a Bloomberg il 28 gennaio, nel pieno delle contrattazioni per l’elezione del Presidente della Repubblica, il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani si è detto molto preoccupato della crisi energetica in corso, che sembra avere tutte le caratteristiche per essere un fenomeno duraturo e non passeggero, riferendosi in particolare ai prezzi del gas. “È un fenomeno molto complesso e di lunga durata, penso che dovremmo fare di più” ha dichiarato Cingolani.

“A livello europeo dovremmo discutere di un sistema di immagazzinamento e di approvvigionamento comune, che possa mitigare il costo globale del gas. E dovremmo rianalizzare il modo in cui è stato stabilito il prezzo dell’energia elettrica fino ad ora. Non credo che l’elettricità debba ancora essere legata al costo del gas. Non ha più senso ora. Inoltre dobbiamo tenere in considerazione la situazione geopolitica che è molto complessa al momento. Non dimentichiamo che oltre 800 miliardi di metri cubi di gas nel prossimo decennio verranno trasportati verso l’est del pianeta, per via della decarbonizzazione e del graduale abbandono del carbone. Questo renderà la situazione ancora più complessa per il nostro gas”.

Se le tensioni geopolitiche attorno all’Ucraina si tradurranno in nuove sanzioni alla Russia i prezzi del gas potrebbero risentirne ulteriormente. “L’Italia si basa principalmente sul gas” ricorda Cingolani, “il 95% del quale è importato, e sull’energia rinnovabile. Se il gas entra in crisi, l’Italia può entrare in crisi”.

Il ministro della transizione ecologica si è espresso anche sulla tanto dibattuta questione del nucleare: esclude che si possano costruire centrali nucleari di seconda e terza generazione, ma resta aperto per il futuro nei confronti di quelle di cosiddetta quarta generazione, gli Small Modular Reactors (SMR), più piccoli in termini di spazio e potenza (si parla di 200 – 300 MW) rispetto alle centrali EPR (European Presurrized Reactors) ad acqua pressurizzata (da oltre 1 GW). Tuttavia ad oggi la tecnologia nucleare di nuova generazione non è pronta ad essere portata sul mercato e adottata su larga scala: “Dobbiamo perciò investire in ricerca e sviluppo, ma deve essere uno sforzo mondiale, non di un singolo Paese”.

Il 2 febbraio la Commissione Europea ha dato il via libera all’inclusione di gas e nucleare nella tassonomia verde, ovvero nell’elenco delle soluzioni che in quanto ritenute sostenibili possono ricevere finanziamenti per realizzare la transizione energetica, nonostante il parere negativo degli esperti sentiti qualche settimana prima dalla Commissione stessa. “In Europa abbiamo 27 Paesi con mix energetici totalmente differenti tra loro, quindi la tassonomia deve essere flessibile e inclusiva” ha commentato Cingolani.

Tornando sulla crisi energetica, Cingolani ha infine stimato quanto potrebbe costare alla ripresa economica: “L’impatto può essere molto duro, ci aspettiamo un aumento di costi per il Paese di circa 30 miliardi in un anno. La nostra economia sta crescendo bene, ma i costi dell’energia spingono dalla parte opposta”.

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