Non capita tutti i giorni di festeggiare il compleanno di una poesia, ma quando si tratta di uno scritto di Giacomo Leopardi si fa volentieri un’eccezione. Ad ottobre del 2019 “L’Infinito” compirà 200 anni e vogliamo arrivare preparati alla celebrazione.
Mettiamo da parte i ricordi agrodolci delle lezioni di letteratura del liceo e prendiamoci il tempo per gustarci una poesia simbolo della letteratura italiana. È un componimento pieno zeppo di quelle frasi che si sentono sempre – a volte scopiazzate a caso in qualche citazione che gira sui social – a ulteriore riprova della sua “bellezza pop”.
“È una poesia che cerca di fornire la sensazione dell’infinito, anche se secondo me sarebbe più corretto dire indefinito – ha detto Gaspare Polizzi, vice presidente della classe di discipline umanistiche e scientifiche dell’Accademia delle Arti e del Disegno. È un tema sul quale Leopardi ha meditato a lungo, anche nei suoi studi giovanili e quelli scientifici: i primi ragionamenti che faceva partono da ragionamenti sull’infinito della materia, studi di tipo fisico e chimico”.
La poesia, composta in endecasillabi, è contenuta negli Idilli, una serie di composizioni pubblicate nel 1826, che contengono anche altre hit leopardiane come “Alla luna” e “La sera del dì di festa”. In queste poesie le parti “idilliache”, che parlano di natura con richiami bucolici, si intrecciano con concetti più filosofici come “l’eterno” o “l’immensità”.
Far di conto, oltre che scrivere versi
I versi non sono certamente una scienza esatta, ma le tematiche raccontate dal poeta di Recanati – che proprio lì, sul famoso colle, ha trovato l’ispirazione – intrecciano temi legati alla vita dell’uomo con altri più legati al mondo della scienza.
Immagine: Wikimedia. Engraved by Gaetano Guadagnini (Bologna 1800-1860) from the drawing of Luigi Lolli. - sconosciuta, Pubblico dominio
“Leopardi ha una formazione scientifica di alto livello – ha aggiunto Polizzi – legata ai suoi studi giovanili e alla volontà paterna: i famosi anni di studio matto e disperatissimo, dal 1809 al 1816, da quando aveva 11 anni a quando ne aveva 18, sono anni in cui le discipline scientifiche sono studiate con grande impegno e interesse”.
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Astronomia, Storia naturale e Chimica sono le tre materie che hanno una grande importanza nella formazione di Leopardi, e in tutti e tre questi ambiti di studio l’interrogativo sull’infinito è molto forte. “Il cielo è sempre stato una grande forma d’ispirazione per Leopardi – racconta Polizzi – fin da quando a 6 anni potè vedere un’eclissi di sole e più avanti, a 13 anni, una cometa”.
Una poesia attuale
Prima o poi capita a tutti. Magari mentre si fa una doccia, o mentre si cerca di prendere sonno: le domande universali tornano spesso a farci compagnia, e la tensione “verso l’infinito” è proprio una di quelle. Perciò questa poesia leopardiana è ancora molto attuale: possiamo immaginarla come la descrizione, il simbolo della nostra ricerca verso il superamento dei limiti, anche quelli fisici, che rendono la nostra esistenza così particolare e unica.
Gaspare Polizzi commenta e chiude così la nostra chiacchierata: “abbiamo ancora bisogno di qualcosa che ci permetta di riprodurre quella sensazione dell’infinito: la poesia di Leopardi è un classico, e tale deve rimanere, ma non è cambiata la voglia dell’uomo di interpretare questa tensione, magari attraverso nuove forme espressive”.
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
v comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.
Giacomo Leopardi (1798–1837) [Public domain]