CULTURA

Un racconto sull'uomo e sulla morte: "Campo di battaglia" di Gianni Amelio

Sul finire della Prima guerra mondiale tre amici, due ufficiali medici e un’infermiera, si trovano a lavorare nello stesso ospedale militare, dove ogni giorno arrivano dal fronte i feriti più gravi. Parte da qui Campo di battaglia, il nuovo film di Gianni Amelio presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, dove ha attirato l’attenzione del pubblico e della critica per la profondità con la quale viene affrontato uno dei temi più complessi e meno trattati: il rapporto dell’uomo con la guerra, la violenza e, soprattutto, la morte. Spoiler alert: nell’articolo e nel video vengono anticipati alcuni elementi della trama.

“Molto è stato detto  questo film: pacifista, antimilitarista, una denuncia della guerra – spiega Marco Mondini, docente di storia contemporanea presso l’università di Padova –. Tuttavia, ridurre il film a semplici etichette sarebbe riduttivo se non fuorviante. Amelio, attraverso una narrazione sottile e sfumata, ci invita a riflettere su dinamiche più complesse, ponendo al centro del racconto non tanto la guerra quanto la morte, e il modo in cui essa incide sulla psiche e sulle relazioni umane”.

Riprese e montaggio di Roberto Debbia

Il film non segue il classico modello del war movie. I protagonisti Giulio, Stefano e Anna, interpretati da Alessandro Borghi, Gabriel Montesi e Federica Rosellini, non sono combattenti bensì persone di scienza, che affrontano la guerra dal punto di vista delle corsie di un ospedale da campo. La guerra, pur presente, non è mai al centro della scena e i combattimenti sono relegati a pochi momenti: Amelio ci spinge a considerare la morte non tanto come un evento fisico, ma come un’esperienza psicologica e culturale.

Nella seconda parte del film Amelio sposta l’attenzione su un nuovo nemico: l’epidemia di spagnola, che nel 1918 decima gli eserciti e la popolazione civile e costringe i protagonisti a fronteggiare un virus sconosciuto in un ambiente claustrofobico, un forte militare trasformato in lazzaretto. “Campo di battaglia non è solo un film sulla Prima Guerra Mondiale o sull’epidemia di spagnola – conclude Mondini –. Amelio ci invita a riflettere sul nostro rapporto con la morte: una presenza che, dopo decenni di benessere e consumismo, è tornata a bussare alle nostre porte, prima con il Covid e poi con il ritorno della guerra in Europa. Il film ci ricorda che essa, così come la guerra, fa parte della condizione umana e che, in un modo o nell’altro, dobbiamo imparare a conviverci”.

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