SOCIETÀ
La didattica in Italia durante la pandemia: tra lezioni online e carenza di banda larga
Il tema della ripresa della scuola a settembre è uno di quegli argomenti che quotidianamente vengono affrontati da stampa e politica. Il tema è cruciale, dopo mesi di lockdown e di didattica a distanza è importante trovare una nuova normalità anche per quanto riguarda la scuola. Mentre la politica si interroga sulle soluzioni migliori per affrontare il nuovo anno accademico, è utile anche analizzare proprio che cos’è successo durante i mesi più caldi della pandemia in Italia.
L’analisi l’ha fatta Carlo Giovannella, docente di Tecnologie didattiche all’università Tor Vergata di Roma che, con i colleghi Marcello Passarelli, sempre dell’università di Roma Tor Vergata e Donatella Persico del CNR di Genova, è autore di uno studio analitico condotto nel mese di maggio 2020 su un campione rappresentativo di insegnanti italiani. L’obiettivo di Giovannella, che è anche presidente di ASLERD (Association for Smart Learning Ecosystem and Regional Development), è stato quello di valutare le esperienze ed analizzare la scuola dal punto di vista di coloro che quotidianamente sono sul campo: gli insegnanti.
“ Con la didattica a distanza si è perso il contatto con il 6-10% degli studenti
Due sono le cose che emergono in maniera preponderante: una perdita di contatto con il 6-10% degli studenti e un aumento significativo del carico di lavoro che ha causato sfide individuali nella gestione del tempo da parte dei docenti. Lo studio, disponibile in pre-print su Researchgate, è partito da una call inviata via mail ed attraverso i social network a cui hanno participato circa 60 mila sottoscrittori non unici.
Il questionario, che era diviso in 3 sezioni e comprendeva in tutto circa 80 domande, è stato aperto dal 13 al 24 maggio scorso. I numeri sono relativamente bassi in quanto il sondaggio è stato completato in tutto da 336 insegnanti (306 femmine, 29 maschi, 1 non binario) di cui 142 impegnati nelle scuole primarie, 84 nelle secondarie inferiori e 110 nelle scuole secondarie superiori. Analizzando l’area si nota che il sondaggio è stato completato da 142 insegnanti del Nord Italia, 97 insegnanti del Centro Italia e 113 insegnanti del Sud Italia e delle isole.
“ Oltre il 92% degli insegnanti ha affermato di aver avuto bisogno di meno di due settimane per adattarsi all'istruzione online
Oltre il 92% degli insegnanti ha affermato di aver avuto bisogno di meno di due settimane per adattarsi all'istruzione online. Didattica che per oltre l’86% degli insegnanti italiani è stata fatta attraverso un laptop.
Ma la rete era pronta a supportare la didattica online? In merito abbiamo già analizzato la situazione infrastrutturale italiana, ma da questo studio, che ricordiamo non aver ancora affrontato la peer review, emerge che solamente il 44% degli insegnanti aveva accesso alla banda larga. Il 36% accedeva tramite una connessione ADSL, mentre il resto si basava su smartphone, connessioni satellitari o altre tecnologie. Una limitazione che però non sembra aver influito troppo sulla didattica. Secondo lo studio infatti solo il 12% avrebbe lamentato la mancanza o la disponibilità limitata di dispositivi adeguati per svolgere le attività online, mentre oltre il 36% si sarebbe lamentato di una larghezza di banda insufficiente e l'8% di traffico limitato consentito dai propri provider di servizi Internet.
Secondo gli insegnanti inoltre, anche gli studenti avrebbero riscontrato problemi simili, che hanno impedito la loro partecipazione parziale o completa alle attività educative. Uno dei problemi della didattica online, in particolar modo per quanto riguarda le scuole primarie e secondarie, è il contatto tra insegnante e studente. Dai dati emerge come il 10% degli insegnanti abbia perso i contatti con il 20% o più degli studenti, il 20% di aver perso i contatti con una percentuale di studenti tra il 5% e il 20%, mentre il 45% ha perso i contatti con meno del 5% di gli studenti e circa il 25% con nessuno. Semplificando un po’ la questione potremmo dire che da questo studio emerge come mediamente gli studenti che non hanno avuto contatto con gli insegnanti sono stati tra il 6 e il 10%.
La mole di lavoro
C’è poi il tema della mole di lavoro. Secondo gli insegnanti che hanno partecipato allo studio, il lockdown ha cambiato non poco la loro routine lavorativa quotidiana. Secondo il 65% dei partecipanti al sondaggio infatti il lavoro percepito è stato superiore a quello effettuato in una situazione di normalità pre pandemia. Per realizzare le lezioni infatti, l’82% degli insegnanti ha dichiarato di impegnarsi quotidianamente più di 4 ore, tra cui un 29% ha detto di essere stato impegnato per più di 8 ore al giorno.
Analizzando infine le modalità con cui è stata effettuata la didattica a distanza possiamo notare come la stragrande maggioranza (88%) degli insegnanti ha tenuto videoconferenze sincrone. I compiti a casa da realizzare in modo individuale sono stati assegnati dall'82% degli insegnanti mentre solo il 27% ha organizzato il lavoro di gruppo. Questo, analizza lo studio, “probabilmente perché si ritiene che il lavoro collaborativo aumenti il carico di lavoro”.
Carico di lavoro che, come abbiamo visto precedentemente, ha portato il 44% degli insegnanti a rimanere ogni giorno online tra le 2 e le 4 ore, per effettuate delle attività. Un altro 30% invece ha dichiarato che la mole di lavoro online quotidiana è stata superiore alle 4 ore.
Il futuro della didattica
Rimane quindi da capire che cosa ne sarà della didattica nel prossimo futuro. La politica è al lavoro per cercare di trovare la soluzione migliore ma com’è normale che sia, anche lo studio citato riporta come la soluzione della didattica faccia a faccia in aula sarebbe la preferita per il 66% degli insegnanti. Un 32% però ha anche dichiarato che preferirebbe una didattica mista tra la presenza e l’online, sintomo di un feeling con le tecnologie utilizzate. Una didattica solamente online invece, sarebbe la soluzione migliore solamente per il 2% degli insegnanti inclusi nello studio a firma Giovannella, Passerelli, Persico.