SOCIETÀ

I documenti della commissione parlamentare antimafia sono ora accessibili a tutti

Per una  commissione parlamentare antimafia che latita, un archivio diventa aperto ed accessibile a tutti. Spesso quando parliamo di dati ci troviamo di fronte a situazioni non troppo chiare e con una scarsa cultura della necessità di averli aperti e machine readable. Dal PNRR ai dati della pandemia, dal testamento biologico fino alle informazioni sull’edilizia scolastica, di dati cerchiamo di occuparcene da molto tempo sensibilizzando gli enti a rilasciarli in modo aperto.

C’è un tema però in cui più di 22 mila pagine sono state scansionate, riprodotte digitalmente e rese accessibili a tutti. Stiamo parlando degli atti della Ccmmissione parlamentare antimafia. Naturalmente sono disponibili per la consultazione solamente quelli desecretati ma il lavoro è stato encomiabile ed il portale DB-OPEN è ora una fonte interessante di documentazione su un tema da sempre delicato per la nostra Repubblica. Un tema talmente delicato che, dal 22 ottobre ad oggi, cioè dal giorno di entrata in carica dell’attuale governo, non è ancora divenuta operativa la commissione parlamentare antimafia. L’istituzione della Commissione in questa legislatura è stata approvata all’unanimità a fine gennaio, ma da allora, nonostante circolino diversi nomi, non c’è ancora stato un accordo né sui 25 senatori e 25 deputati che dovrebbero farne parte, e tanto meno sulla figura di chi dovrebbe presiederla.

In attesa che si formi e divenga finalmente operativa, non resta che capirne l’importanza andando a sfogliare i documenti resi accessibili. Il progetto, nato nel corso della scorsa legislatura, ha visto la commissione parlamentare antimafia, in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche, sviluppare appunto una banca dati tecnologicamente avanzata corredata da un motore di ricerca. Nella piattaforma DB OPEN sono liberamente fruibili e indicizzati atti precedentemente classificati come riservati e segreti, per un totale di 22.770 pagine e 26 contenuti multimediali. L'accesso ai documenti declassificati è agevole e facile da usare ed è utile a chiunque voglia approfondire una tematica che è tra le più importanti del nostro Paese. 

I documenti sfogliabili all’interno del portale vanno dal 1984 al 2001 e riguardano missioni, racconti stenografici e documenti dei vari gruppi di lavoro. Il materiale è corposo e riguarda sia documenti che da sempre sono pubblici sia quelli precedentemente classificati come riservati o segreti.

Nei documenti segreti troviamo ad esempio il resoconto stenografico del sopralluogo della Commissione a Palermo dell’8 e del 9 maggio 1984, in cui ci sono tra le altre, le dichiarazioni inedite di Paolo Borsellino, giudice istruttore a Palermo, e Giovanni Falcone, giudice istruttore a Palermo. In tale resoconto Borsellino faceva emergere un problema che, visto ora, ha il sapore anacronistico ed anche un po’ beffardo. “Desidero sottolineare la gravità dei problemi, soprattutto di natura pratica, che noi dobbiamo continuare ad affrontare ogni giorno - dichiarava il giudice istruttore -, facendo presente in particolare che con il fenomeno che stiamo vivendo in questo momento della gestione di processi di mole in credibile (ognuno dei quali è composto da centinaia di volumi che riempiono intere stanze) è diventato indispensabile, oltre che l'uso di attrezzature più moderne delle nostre semplici rubriche, l'uso di un computer che è finalmente arrivato a Palermo ma che, purtroppo , non sarà operativo se non fra qual che tempo perché sembra che i problemi della sua installazione siano estremamente gravi, anche se non si riesce a capire perché. So soltanto che è arrivato al tribunale di Palermo ed è stato collocato in un camerino. Ora stiamo aspettando…”

Un altro documento interessante, tra i molti presenti, è quello del 12 dicembre 1994, quando la commissione parlamentare antimafia andò in missione in Sicilia. In quell’occasione l’allora sindaco di Gela Franco Gallo, oltre a definire la propria città provocatoriamente uno “sgorbio” e dettare le cause storiche della situazione in cui versava il suo Comune, incalzato dalla domanda del Presidente della Commissione sul fatto dell’esistenza o meno di pressioni esercitate dalla mafia dichiarava: “Ho l’impressione che continui ad esservi, forse più di prima. Nel momento in cui vi furono 150 morti vi era una faida tra gruppi della criminalità organizzata, ed in una fase di guerra, inevitabilmente, si è costretti ad allentare la presa sulle vittime perché vi sono avversari da combattere rappresentati dalle cosche rivali; in questo momento invece, la guerra è finita (la guerra citata dal sindaco è quella che portò il 27 novembre 1990 alla Strage di Gela, quattro agguati coordinati in quattro punti diversi della città che provocarono 8 morti e 7 feriti ndr)”. Un documento interessante questo, perché nelle 392 pagine la Commissione riporta incontri che vanno da Gela a Niscemi, da San Giuseppe Jato a Corleone.

La commissione parlamentare antimafia non ha chiaramente compito repressivo ma ha il potere di accendere dei fari su situazioni complicate. Sapere che c’è una Commissione formata da deputati e senatori che ha gli occhi su un determinato territorio aiuta chi quotidianamente affronta queste tematiche in loco a sensibilizzare la popolazione stessa. Un esempio concreto di ciò è la visita della commissione parlamentare antimafia del 2015 a Verona. L’allora presidente Rosy Bindi aveva voluto conoscere a fondo le dinamiche del Comune che in quel periodo era governato da Flavio Tosi. Una situazione, quella veronese, che negli anni poi ha portato a due inchieste della magistratura incentrate sull'associazione a delinquere di stampo mafioso in città. Il primo processo, partito dall’inchiesta denominata Isola Scaligera, ha portato a confermare in Appello la presenza di una locale di ndrangheta, in collegamento con la cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, impartendo pene complessive per oltre 150 anni di carcere. Il secondo, denominato Taurus, ha visto la procura distrettuale antimafia di Venezia richiedere oltre 500 anni di carcere complessivi per i 50 imputati del processo che hanno chiesto il giudizio con rito ordinario (per il tiro abbreviato in primo grado sono già arrivate 24 condanne per circa un centinaio di anni complessivi di carcere ndr). 

In una situazione in cui il PNRR sta già facendo arrivare innumerevoli finanziamenti in tutto il territorio nazionale, in cui da poco è stato arrestato il latitante Matteo Messina Denaro con tutti i segreti che si porta dentro, ed in cui di mafia, purtroppo, sembra si parli sempre meno, avere una Commissione parlamentare che latita, non è un bel segnale. Non lo è nonostante in parlamento ci siano persone degne di nota, persone che il tema lo conoscono bene e che hanno impiegato gran parte della loro vita ad approfondirlo ed indagarlo. Persone che sarebbero perfette per far parte di una commissione parlamentare antimafia. Non resta che attendere di sapere chi saranno i membri di tale Commissione, sperando che l’attesa sia breve.

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012