SOCIETÀ

L'editoriale. Il limite alla diversità culturale

Due notizie finite in un angolino della cronaca di pochi giorni fa meritano un commento contro corrente.

La prima riguarda l’Iran: le donne finalmente sono state ammesse negli stadi, solo in determinati settori e solo per le partite della nazionale. La seconda riguarda, invece, l’Arabia Saudita: finalmente i turisti che visitano il Paese, in coppia, potranno dormire nella stessa stanza di un hotel senza essere in possesso del certificato di matrimonio.

Sui giornali ho ascoltato recensioni quasi entusiastiche di queste notizie: “Conquista storica, notizia importantissima”, questo era il tenore. Io non sono d’accordo con questo entusiasmo, non lo comprendo: la mia reazione è di una certa indignazione e penso come sia possibile che nel 2019 ci siano ancora Paesi in cui le donne non possano vedere le partite allo stadio o dormire con qualcuno che non sia il loro marito? Solitamente si parla di “culture diverse dalle nostre che dobbiamo rispettare come loro devono rispettare le nostre”. Ecco, secondo me però c’è un limite anche alla diversità culturale, c’è un limite a questo rispetto e si chiama diritti umani, civili e fondamentali

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