CULTURA

Fukushima, la frattura dell’anima

“L’acqua strappa il sacco delle nuvole, le apre con la sua lama, corre fra i timpani dei tuoni e il cortocircuito dei lampi, cuce la sua traiettoria trapuntando il cielo notturno, cade di faccia verso il mare come un tuffatore dal suo trampolino. L’acqua punge l’oceano, lo interroga, si immerge trasformando il piccolo in grande, l’angusto in smisurato, scorre fra tensioni sottomarine, estremi patagonici, canali fratturati, si riverbera fra isole e baie senza voce, naviga campi ultimi, spegne il fuoco gelido che scala le alture, esplora lo stretto di Magellano, scioglie le frontiere unendo il pacifico all’atlantico”.

Sono le parole dell’argentino Andrés Neuman, una delle voci più interessanti della letteratura contemporanea internazionale, con cui (quasi) chiude il suo ultimo romanzo, Frattura, pubblicato in Italia da Einaudi in cui si racconta la storia di Watanabe, un uomo sopravvissuto a Hiroshima e Nagasaki, cresciuto a Tokyo e poi ramingo a Parigi, Buenos Aires, Madrid, per poi tornare in Giappone e – davanti al terremoto e all’esplosione di Fukushima – incontrare la sua personale Samarcanda.

La prevaricazione dell’acqua che chiude la narrazione non è infatti quella del tristemente noto tsunami che colpì l’area giapponese, ma: “l’acqua scoppia contro la superficie, espande ogni circolo del Rìo de la Plata [...], l’acqua lavora la città, ne erode il profilo, contrae a poco a poco il male di Buenos Aires, gocciola con la sua insonnia, si diluisce nei suoi luccichii e nella sua sporcizia, risuona fuori tempo sull’arena Luna Park, manda un messaggio dall’antico Correo, sfila in plaza de Armas, assedia la Casa Rosada e gira intorno a plaza de Mayo, si deposita sul Banco de la Naciòn, rimbalza sui terrazzi […]”, è insomma un disastro altro, una metafora anche di quel male che portiamo dentro e che invade le vite. Nelle prime pagine, invece, è il terremoto di Fukushima a squarciare l’esistenza del protagonista, marcando il respiro di tutti coloro che sanno – quei giapponesi maestri per forza della progettazione antisismica – di essere costantemente sotto il tiro della Natura, e Neuman trova immediatamente il taglio con cui costruire la narrazione: “Un terremoto frattura il presente, spezza la prospettiva, smuove le placche della memoria”.

Gli eventi, catastrofici e non, appartengono a tutti e per paradosso in modo particolare a chi non li ha vissuti: la letteratura li trasforma in esperienza collettiva che esce dalle viscere e dall’anima di un singolo uomo. Che li lascia per sempre al mondo.

Qui, in Frattura, a raccontare la sciagura di Fukushima è un sudamericano naturalizzato spagnolo, e verrebbe di chiedersi come i romanzieri tipo lui facciano a fare questo loro benedetto, indicibile e a tratti inspiegabile mestiere che è quello di narrare le storie degli altri. Che siamo noi.

Abbiamo intervistato Francesca Scotti, autrice Bompiani e musicista che da dieci anni vive in Giappone.

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