SOCIETÀ

Giorgio Metta: innovazione e tecnologia contro il cambiamento climatico

Fino a poco più di un anno fa era noto per essere il coordinatore del progetto di ricerca che ha creato iCub, il robot umanoide che oltre ad essere un punto di riferimento internazionale nello studio della robotica e dell’intelligenza artificiale è oggi anche una star mediatica. Ma da settembre 2019 Giorgio Metta è il nuovo direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia. Succede a Roberto Cingolani, di cui al 2016 al 2019 era stato vice, e che ora è approdato a Leonardo.

Sabato 24 sarà di casa al Festival della Scienza di Genova, dove parlerà di cambiamento climatico con l’epidemiologo Paolo Vineis e Neil Jennings, entrambi dell’Imperial College di Londra. Saranno moderati da Luca Carra, direttore di scienza in rete. Il titolo dell’evento: Fare squadra contro il cambiamento climatico.

“Io sono un grande supporter dell’approccio tecnologico al cambiamento climatico” spiega Giorgio Metta, “quindi fare ricerca per trovare nuove soluzioni. La tecnologia può essere d’aiuto, ma naturalmente ci vuole un intervento dello Stato o meglio degli Stati, perché il singolo da solo può fare poco. L’intervento dello Stato deve essere molto forte, perché si tratta di ridisegnare la nostra economia. In mezzo ci sono tutti i settori produttivi che devono raccogliere da una parte le innovazioni che vengono dalla ricerca e dall’altra l’invito legislativo dello Stato trasformando il proprio business in una veste di sostenibilità”.

Giorgio Metta, direttore dell'istituto Italiano di Tecnologia. Montaggio di Barbara Paknazar

Oggi assistiamo a una buona parte della popolazione giovanile che dal basso esprime una notevole consapevolezza e sensibilità nei confronti dei temi ambientali. Abbiamo inoltre i vertici delle istituzioni europee che stanno dando un indirizzo molto chiaro agli investimenti che dovranno essere fatti nei prossimi anni e decenni, per rendere il nostro sistema produttivo più sostenibile. Quanto è permeato questo messaggio di sostenibilità negli strati intermedi della società? Che ruolo devono giocare le industrie e le piccole-medie aziende nella transizione verso una produzione sostenibile?

“Penso che il messaggio di per sé sia passato, l’informazione è chiara ed è arrivata. Il problema rimane di sostenibilità del business. Finché non arrivano investimenti e una proposta concreta di come cambiare i modelli di business la piccola-media azienda può fare poco. In alcuni casi bisogna proprio ripensare il modello con cui si fa business. Ritengo l’innovazione possa dare un contributo importante anche in termini di competitività delle aziende. L’innovazione può portare al contempo più sostenibilità e più competitività”.

Il Piano Strategico 2018-2023 dell’Istituto Italiano di Tecnologia è basato su 4 macroaree di ricerca: robotica, nanomateriali, biotecnologie e scienze computazionali. L’attività di Iit viene coordinata dai laboratori di Genova, ma si dirama in 11 centri di ricerca distribuiti sul territorio italiano e in 2 sedi negli Stati Uniti (Harvard e Mit).

“Potessi decidere io dove investire a livello globale andrei ad affrontare i problemi macroscopici come la produzione di energia, la sua distribuzione, i trasporti. Dovremmo intervenire dove sappiamo che stiamo andando a toccare le risorse o la qualità dell’ecosistema planetario. Il problema probabilmente non è il micro consumo del singolo dispositivo, bisogna attaccare il problema a monte” spiega Giorgio Metta, che illustra anche cosa il suo istituto sta facendo sul fronte della ricerca e dell’innovazione.

“Noi ci stiamo spendendo molto nel settore dei materiali, per trovare materiali che siano completamente ricavati da scarto vegetale, che una volta finita la loro vita utile siano anche compostabili. È un esempio di economia circolare in cui prendo il rifiuto, lo trasformo in qualcosa di utile e a fine ciclo diventa un rifiuto biodegradabile. Poi stiamo lavorando al problema del ciclo dell’acqua, come intervenire sul disinquinamento dell’acqua, e anche qui servono i nuovi materiali.

Stiamo lavorando, e questo è più vicino al mio campo, alla robotica per l’agricoltura di precisione, quindi fare dei robot che permettano di utilizzare i fertilizzanti non in maniera indiscriminata ma che possano agire in maniera più mirata.

Per quanto riguarda la sostenibilità stiamo lavorando anche sul fronte della salute, con dispositivi point of care, quindi portatili, che consentano di fare analisi accurate di vari parametri biologici. È un altro aspetto legato alla sostenibilità spesso un po’ trascurato: se devo portare un sistema sanitario a una larga popolazione devo anche trovare delle soluzioni economiche per poter fare la diagnosi.

Poi esistono una serie di lavori connessi alla data science, quindi costruzione di modelli per l’uso più disparato. Stiamo sviluppando basi di dati che contengano sia informazioni sulla salute sia sullo stato di salute dell’ambiente. In realtà queste tecnologie si possono riciclare in tanti campi, una volta che si hanno gli algoritmi. Ad esempio per capire come utilizzare i trasporti per ridurre gli sprechi”.

Il sottotitolo dell’evento al Festival della scienza di Genova è ‘scienza e tecnologia a supporto dei decisori politici”. Come sta affrontando la politica la questione ambientale?

“Credo che l’attenzione ci sia. Il sottotitolo del nostro evento vorrebbe fornire delle chiavi di lettura, e speriamo che la politica ci venga a sentire, perché penso ci siano dei suggerimenti interessanti su come affrontare questi problemi. Credo che il messaggio sia usare un approccio scientifico, quindi studiare il problema nella sua interezza. Stiamo parlando di un ecosistema complesso dove vivono miliardi di persone, dove gli elementi da considerare sono tantissimi (salute, energia, trasporti). Bisogna essere coscienti che occorre un forte supporto scientifico per rispondere al cambiamento climatico.

Bisogna affrontare tutti quei problemi che in percentuale hanno un maggior impatto sul cambiamento climatico, quindi tutto ciò che produce CO2. Però non dimentichiamo che stiamo inquinando anche con la plastica, quindi dobbiamo toglierla e sostituirla con altri materiali. Tenere l’ambiente pulito in generale è importante perché ha un impatto sulla salute. E con un ambiente più pulito spendiamo anche meno nel settore sanitario. Credo non ci sia più tanto tempo, su questi aspetti bisogna muoversi in maniera pesante, perché se non interveniamo le conseguenze potrebbero avere un costo ben maggiore in futuro”.

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