SCIENZA E RICERCA

L’amministrazione dell’ambiente. Verso un cambiamento di rotta?

Il 27 e 28 febbraio si svolge a Roma la prima Conferenza nazionale del Sistema nazionale a rete per la Protezione dell’ambiente (SNPA). Alla presenza del presidente della Repubblica verrà presentato al Paese il nuovo sistema tecnico-amministrativo nazionale a rete per la protezione dell’ambiente,  istituito con la legge 28 giugno 2016 per monitorare l'intero territorio nazionale, effettuare controlli e ispezioni, garantire supporto tecnico-scientifico in caso di emergenza, svolgere attività di ricerca mirata e fornire dati ufficiali sullo stato dell'ambiente. Un sistema  che opera al servizio dei cittadini e delle istituzioni attraverso 10.000 addetti e 200 sedi operative, dislocate nelle 19 agenzie regionali (ARPA) e le 2 agenzie provinciali di Trento e Bolzano (APPA), coordinate dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.

I lavori potranno essere seguiti in streaming a questo indirizzo.

La progettazione amministrativa ambientale volge verso la ripartizione delle competenze istituzionali. I compiti dello Stato, delle Regioni, degli Enti territoriali, delle Agenzie e degli Enti di ricerca non devono subire sovrapposizioni, ma indirizzarsi verso una collaborazione sinergica. Con questo fine nasce il Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente (SNPA). Un servizio nazionale che rappresenta un’innovazione dell’amministrazione pubblica, per cui le decisioni ambientali assunte a livello politico-amministrativo non devono prescindere da un’adeguata e solida conoscenza scientificae dal ruolo sostanzialmente decisorio giocato dagli Organi tecnici coinvolti nei processi d’istruttoria, di preparazione di atti e provvedimenti, che altre autorità sono chiamate ad assumere in via definitiva.

Il SNPA è un nuovo modello a rete di amministrazione nazionale dell’ambiente, unico in Europa, che ha trasformato le singole componenti del pre-esistente sistema delle agenzie ambientali (ARPA/APPA) in una nuova identità istituzionale, introducendo sostanziali innovazioni organizzative e di funzionamento.Ognuno dei 22 enti che lo costituiscono è contemporaneamente soggetto attivo e parte integrante di un unico organismo nazionale. Il Sistema, istituito con la legge n. 132/2016, provvedimento di grande potenza e votata in Parlamento all’unanimità, mette insieme le capacità di coordinamento dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e la territorialità, le informazioni e i dati ambientali di base e locali delle ARPA/APPA

Fondamentali sono: i meccanismi di sussidiarietà, una governance che garantisca l’omogeneità delle procedure tecniche su tutto il territorio nazionale, attraverso norme tecniche vincolanti, e una cultura che abbia insita la responsabilità sociale, soprattutto ora che per legge i pareri tecnici che deve esprimere sui provvedimenti del governo in materia ambientale sono anch’essi vincolanti. Inoltre unisce le capacità di monitoraggio e controllo, di ricerca e di laboratorio, con la capacità di dialogare, confrontandosi ogni giorno con le istituzioni, gli operatori economici e i cittadini. Ciò permette di approcciarsi a un problema nuovo e allo stesso tempo interfacciarsi con i decisori politici, con i media e la società civile. Una rete capace di dare impulso allo sviluppo delle aree marginali e di tutelare gli ecosistemi e le risorse naturali, di controllare e prevenire il consumo del suolo, di accrescere la capacità di operare in diversi settori strategici a sostegno del risanamento e del risarcimento del danno ambientale, dell’economia circolare, delle valutazioni e delle autorizzazioni ambientali e delle nuove problematiche della plastica in mare. Scienza, tecnica e diritto sono i pilastri del SNPA, inaugurando così un nuovo modello di relazioni istituzionali tra stato centrale e territori ai fini del perseguimento dello sviluppo sostenibile del Paese. 

Protagonisti sono più di 10.000 operatori tecnici ambientali delle agenzie ambientali regionali e provinciali coordinati dall’ISPRA, e che a oggi hanno lavorato affinché il SNPA disponesse di centinaia di indicatori e di oltre 150.000 dati aggiornati in linea con gli obiettivi dell’azione europea in campo ambientale, dati ufficiali che forniscono in modo preciso lo stato attuale dell’ambiente nel nostro Paese. Tra le maggiori iniziative e attività ci sono le oltre 6.000 operazioni di controllo ispettivo ad impianti per gli insediamenti produttivi del Paese. Il Sistema inoltre ha già elaborato 45 documenti tecnico scientifici e ha ratificato 90 documenti prodotti negli anni precedenti dal Consiglio federale.

La l. 132/2016 dispone per il Sistema nazionale compiti importanti e sfide ambiziose, prima fra tutte di perseguire il raggiungimento di Livelli Essenziali delle Prestazioni Tecniche Ambientali (LEPTA), in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale e in applicazione del dettato costituzionale di cui all’art. 117, comma secondo, lettera m), quella alla “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. Le attività indirizzate al perseguimento degli obiettivi di prevenzione collettiva previsti dai LEPTA sono un compito difficile ma fondamentale per garantire legittimità costituzionale, per esempio, a un cittadino che abita in Basilicata affinché eserciti il diritto e il proprio godimento dei diritti ambientali esattamente come il cittadino emiliano o lombardo.

L’ISPRA, a cui è attribuito il compito di indirizzo e coordinamento del SNPA, lo scorso anno ha celebrato i 10 anni dalla sua istituzione. Un decennio importante attraverso il quale l’Istituto ha affermato un’identità solida per adempiere tutti i compiti affidategli dalla normativa vigente. L’ISPRA, con le sue peculiari connotazioni di Ente di ricerca e di “Agenzia”, è un Istituto che risponde sia alle direttive del Ministero vigilante, il MATTM, sia ai compiti e alle responsabilità che gli sono affidate ex-lege. Tra queste figurano le disposizioni contenute nel d.lgs. n. 218/2016 concernente la “Semplificazione delle attività degli enti pubblici di ricerca”, per cui l’ANVUR—di concerto con la Consulta dei Presidenti degli EPR—valuta le sue attività; le disposizioni della l. 221/2015, in materia di “green economy e contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”; le disposizioni della l. n. 68/2015 sugli eco-reati e il d.lgs. 104/2017 che aggiorna le funzioni in tema di supporto alla Commissione VIA - VAS in attuazione della Direttiva 2014/52/UE. In sostanza, svolge attività istituzionali, producendo servizi e conoscenze di interesse del governo, degli enti sovranazionali, della pubblica amministrazione, delle comunità scientifiche e dei cittadini; di ricerca scientifica, producendo conoscenza originale per un avanzamento nello stato del sapere consolidato a livello internazionale; di natura sociale, educativa e culturale, trasformando la conoscenza prodotta dalla ricerca in conoscenza utile a disposizione della società e a fini produttivi. Per tutto ciò, da più di un anno, l’ISPRA si è dato degli obiettivi strategici, soprattutto sulle emergenze ambientali, incluse quelle legate agli eventi meteo-climatici estremi, al dissesto idrogeologico, all’inquinamento atmosferico, al declino della diversità biologica, al marine litter, alla degradazione e al consumo dei suoli, all’inquinamento delle acque sotterranee e superficiali, agli agenti fisici. Il Piano Triennale dell’Ente prevede interventi relativi alla pianificazione e al restauro del territorio, al sostegno e alla promozione delle buone pratiche a vantaggio dell'ambiente e dell'uso sostenibile delle risorse, all’integrazione delle politiche ambientali nelle politiche settoriali, migliorando così anche la competitività e il risparmio delle imprese. Tra l’altro, nel vision statement dell’ISPRA emerge l’alta responsabilità pubblica e quindi il rapporto stretto e reattivo con la società, le autorità regionali e altri rappresentanti delle comunità locali, al fine di fornire servizi di consulenza tempestiva e pareri di alta qualità, sia per l’attuazione della politica e della strategia del governo sia per l’attuazione della legislazione internazionale, europea e nazionale e degli accordi multilaterali in materia ambientale.

L’ISPRA, dall’altro canto, come tanti enti pubblici, opera spesso con risorse limitate e, laddove occorrano scelte difficili, deve considerare le priorità e le responsabilità. Per questo la chiave è nel perseguimento dello sviluppo sostenibile, ovvero: porre la tutela del cittadino come priorità; svolgere attività a lungo termine; proteggere e migliorare l’ambiente considerando anche gli aspetti economici e sociali; essere un consulente tecnico scientifico indipendente per la definizione delle politiche ambientali volte al perseguimento dello sviluppo sostenibile.

A tal fine l’Istituto, nella prospettiva di accrescere le competenze specialistiche per le attività che deve svolgere, sta operando verso un’attenta ristrutturazione organizzativa nell’impiego delle risorse umane e finanziarie.  

Il 1° dicembre 2018 l’ISPRA ha stabilizzato 48 unità di personale specializzato. Gran parte di loro svolge da diversi anni attività di ricerca e d’implementazione in vari ambiti, tra cui scienze naturali, biologia, ingegneria, geologia, tecnologia e scienze giuridiche e sociali, ricoprendo così le funzioni multidisciplinari di cui ha bisogno la tutela ambientale.  Questo è un tema complesso e in continua evoluzione che necessita d’una governance multilivello e di politiche e leggi apposite. Altre 48 saranno assunte entro il 2021. Questo passaggio appare necessario, anche per rispondere alle nuove richieste che derivano dagli impegni sovranazionali che l’Italia ha assunto con la sottoscrizione di accordi multilaterali come l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile e l’Accordo di Parigi ratificato nell’ambito della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici. Inoltre, l'UE e i governi nazionali hanno fissato obiettivi specifici per orientare la politica europea in materia di ambiente elaborando una visione che spinge fino al 2050 e adottando gli standard ambientali più elevati al mondo con il sostegno di programmi di ricerca, normative e finanziamenti specifici.

La difesa dell’ambiente — essendo inestricabilmente interconnessa con i temi socio-economici e culturali — costituisce un presidio fondamentale per promuovere la dignità della persona umana, per contrastare la povertà, per promuovere lo sviluppo umano integrale,  integrando le conoscenze e le possibili azioni nella consapevolezza delle interdipendenze e delle interconnessioni tra i diversi ambiti di pianificazione e di intervento. È in questo scenario di importanti obiettivi che i neo-assunti e i futuri operatori dell’ISPRA dovranno esercitare le proprie attività, dando ciascuno il proprio contributo alla tutela dell'ambiente. Ogni esperienza sarà condivisa in ambito nazionale e internazionale, al fine di condividere e arricchire le esperienze maturate negli anni attraverso gruppi e consorzi di ricerca, gruppi di lavoro e comitati tecnico-scientifici, partecipazione a processi negoziali multilaterali, nei diversi settori: della tutela delle acque, del monitoraggio dell’ambiente atmosferico, del suolo, della conservazione della biodiversità marina e terrestre, della rigenerazione urbana e rurale, dell’informazione, dell’educazione e della comunicazione ambientale. 

L’ingresso in pianta stabile di nuove risorse umane da un lato arricchisce l’ISPRA d’un patrimonio di esperienze e di conoscenze, che contribuiscono a garantire - su tutto il territorio nazionale - know how e servizi capaci di rispondere alle crescenti esigenze del cittadino e di accrescere la capacità di operare in diversi settori strategici per la tutela dell’ambiente e per lo sviluppo sostenibile nel Paese; dall’altro contribuisce a definire meglio e potenziare il ruolo di ISPRA come Agenzia nelle strategie nazionali e internazionali per lo sviluppo sostenibile, soprattutto a seguito dell’Accordo di Parigi e l’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e l’istituzione del SNPA. 

Un modo diverso di pensare l’ambiente?

Il SNPA nasce su un modo diverso di pensare l’ambiente, collegando i diritti dell’uomo, tra cui quello alla salute, a quella dell’ambiente. Health planet, health people, recita il titolo della più recente edizione del Rapporto dell’Ambiente Globale dell’Unep (GEO-6). Il SNPA si propone quindi, attraverso le attività di ricerca, analisi, valutazione, reporting, informazione e comunicazione e in modo particolare dei suoi pareri tecnici vincolanti ex-lege, come un’entità al servizio dei decisori politici per promuovere nuovi modelli di sviluppo socio-economico, in discontinuità rispetto a un passato, in cui la crescita economica si è fondata sull’idea che le risorse naturali, dall’aria al suolo, dalle risorse energetiche fossili alla biodiversità, ritenute ‘un dono naturale’ o ‘senza prezzo’, sono state sottostimate sia dalla teoria sia dalla pratica economica. Il settore primario, l’industria, il turismo non hanno investito sulla preservazione del capitale naturale, viceversa lo hanno fatto sulle attività che ne hanno causato la distruzione e la degradazione, un immiserimento delle risorse e la generazione d’una quantità eccessiva di rifiuti. 

La maggiore attenzione  verso l’uso sostenibile delle risorse naturali e la salvaguardia dell’ambiente rappresenta, dunque, un cambiamento culturale importante, non solo per l’ambiente, ma per gli esseri umani. Il rispetto delle normative ambientali e sociali implica anche la promozione di una scelta di legalità e giustizia, incrementando la libertà di ciascuno. E difendere l’ambiente è quindi anche una lotta di equità sociale.

Questa proposizione culturale e di visione politica ed economica diversa rispetto a quella espressa finora sull’ambiente migliora la qualità della vita dell’uomo, e non solo in termini di salute fisica, tutelandone i bisogni, ma anche di libertà recuperata, che si realizza attraverso l’ appartenenza collettiva che ricrea nell’uomo quella socialità che è propria dell’essere umano. La tutela dell’ambiente costringe così a “sacrificare” l’individualismo di ciascuno per la collettività, nella quale è possibile realizzare quelle che sono le esigenze dell’identità umana. Conoscere, comprendere e sentire le questioni ambientali in una dimensione di socialità può aiutare a raggiungere quelle scelte politiche necessarie al nostro momento storico. Per cui si può arrivare a spendere una percentuale in più del costo del Prodotto Interno Lordo per la lotta al riscaldamento globale poiché si ha la consapevolezza che se non si agisce la temperatura globale nei prossimi 50 anni potrebbe aumentare oltre i 5°C, evento che, oltre a rappresentare un rischio per l’economia delle nazioni, comporterebbe drammatici effetti negativi sia sulla salute umana sia sulle condizioni di vita e sulla prosperità di milioni di persone che sarebbero costrette ad abbandonare i propri luoghi (anche in Italia). Ondate migratorie a cui assistiamo già da tempo, centinaia e centinaia di migliaia di esseri umani in fuga anche dalla desertificazione e dalla carestia.

Hanno collaborato:

Lorenzo Ciccarese

Stefano Laporta (Presidente ISPRA)

Francesca Zappacosta

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