Con l’arrivo dell’estate e l’avvicinarsi delle vacanze i giornali iniziano a trattare spesso argomenti sull’evoluzione futura dell’essere umano: come cambierà il nostro corpo nei prossimi secoli? Le risposte spaziano dall’avere la testa più grande, la schiena più curva per il rimanere sempre a lavorare con smartphone e tablet, il pollice più curvo per digitare meglio sulle tastiere touch ecc…
Rimango sempre molto scettico su questi modelli. Primo perché questi modelli sono molto lamarchiani: danno per scontato che l’evoluzione funzioni per uso e disuso. Non è così: è da più di due secoli che sappiamo che l’evoluzione è lenta, richiede cambiamenti genetici che siano ereditari e che garantiscano una maggiore sopravvivenza. In secondo luogo l’evoluzione procede perché noi siamo dei trasformatori dell’ambiente: le tecnologie sono delle protesi al nostro corpo che ci fanno interagire in modo diverso con l’ambiente. L’evoluzione futura, e i ricercatori ne sono consci, si giocherà in questo modo: noi cambiamo l’ambiente che retroagirà poi su di noi. In passato è già successo: alcuni di noi digeriscono il latte fino all’età adulta, perché 7mila anni fa c’è stato un cambiamento culturale-tecnologico ed è arrivata una nuova pressione selettiva prodotta direttamente dall’essere umano. La partita evoluzionistica sarà interessante, sicuramente non tratteggiata come queste letture estive che possiamo derubricare semplicemente come divertimenti da spiaggia.