SCIENZA E RICERCA

L'editoriale. Salviamo il mare delle Galapagos

Poco prima della pausa estiva di agosto pochi giornali avevano parlato delle Galapagos e della presenza, nell’area marina protetta – in acque internazionali –  di centinaia di pescherecci, cinesi o riconducibili alla Cina, che stanno conducendo dell’attività di pesca intensiva estremamente preoccupante. Le Galapagos sono patrimonio Unesco in quanto riserva di biodiversità e sono un luogo meraviglioso e unico al mondo: un santuario di biodiversità, su terra e su mare.

Uno di questi pescherrecci è stato sorpreso con più di 300 tonnellate di squali, molti dei quali appartenenti a specie protette. Ci sono evidenze di uso di tecniche illegali di pesca, come quella a strascico.

C’è poi un tema che desta grande preoccupazione: si sta verificando una strana connessione tra gli aiuti e gli investimenti che diversi paesi, non solo la Cina, stanno facendo in zone povere e il fatto evidente che la “merce di scambio” per questi aiuti sono le risorse naturali, compresa la biodiversità. Non possiamo accettare questo scambio: non si possono barattare aiuti in cambio della depredazione di un territorio e delle sue risorse.

La Cina ha dato rassicurazioni a cui le organizzazioni internazionali credono relativamente poco e il quadro generale non è comunque rassicurante per la regolamentazione della pesca in acque internazionali lascia ancora molto a desiderare. È bene mantenere alta l’attenzione: sono piccoli capitoli di una questione più generale che riguarda l’economia predatoria. Altro non è, per quanto sofisticata, una forma di neocolonialismo che punta a depredare le ormai sempre minori aree del pianeta in cui sono presenti gli hotspot della biodiversità.

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