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L’Intesa di Gedda chiude la guerra tra le due Coree africane

A due mesi di distanza dallo storico incontro tra il primo ministro Abiy Ahmed e il dittatore Isaias Afewerki, i leader rispettivamente dei nemici giurati Etiopia ed Eritrea, domenica 16 settembre è stato firmato il tanto atteso accordo di pace.

Si tratta di un accordo che mette definitivamente fine a un conflitto antico e contemporaneamente spiana la strada a un cambiamento dell’assetto geopolitico tra Africa Orientale e Medio Oriente.

Il luogo prescelto per sancire la fine delle ostilità tra quelle che sono state definite “le due Coree del Corno d’Africa” è stata Gedda, la seconda città per grandezza dell’Arabia Saudita. Invitati speciali alla corte del re saudita Salman, tra i principali mediatori della pace insieme agli Emirati arabi, il presidente della Commissione dell’Unione africana Moussa Faki Mahamat e il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.

Il documento d’intesa firmato a Gedda prevede “il ripristino di normali relazioni tra i due Paesi, sulla base degli stretti legami geografici, storici e culturali tra le nazioni e i rispettivi popoli”. Questo risultato è l’ultima tappa di un processo iniziato a luglio che ha visto il progressivo riavvicinamento dei due Paesi, dall’incontro storico tra i due leader, al ripristino di comunicazioni telefoniche e voli aerei, per arrivare alla riapertura delle frontiere e alla prima nave etiope attraccata a Massawa, in Eritrea.

Uno degli effetti più immediati dell’intesa di Gedda può rivelarsi la riduzione del flusso migratorio dei profughi eritrei, dato che era proprio da questa sanguinosa guerra che stavano scappando. Nel frattempo, il consenso interno verso il primo ministro etiope Ahmed è in grande ascesa, grazie alla sua politica giudicata “illuminata” e innovativa, mentre si osserva con curiosità quali cambiamenti verranno attuati dall’uomo forte di Asmara, Isaias Afewerki. Il dittatore eritreo è il primo e (finora) unico presidente dell’Eritrea nei 25 anni di indipendenza del Paese che, oltre a essere considerato il fautore dell’esodo di decine di migliaia di profughi verso Etiopia ed Europa, è anche accusato di crimini contro l’umanità e di totale assenza di diritti umani nel Paese.

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