SCIENZA E RICERCA
Il livello dei mari sta crescendo più velocemente del previsto
Il livello dei mari sembra stia crescendo molto più del previsto. Da anni la scienza ci avvisa che uno degli effetti più importanti e tragici dei cambiamenti climatici è l’innalzamento dei livelli del mare e la conseguenze potrebbero essere devastanti. Sono diversi oramai gli studi che confermano il continuo innalzamento dei mari e lo stesso IPCC ha concentrato tutto il suo ultimo rapporto, uscito nel settembre del 2019, proprio sui mari e sugli oceani.
🌊#IPCC Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate
— IPCC (@IPCC_CH) September 25, 2019
Our Ocean and Cryosphere - They sustain us. They are under pressure. Their changes affect all our lives. The time for action is now.#SROCC PR ➡️ https://t.co/HrSmr14Cu5
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La nostra Terra è coperta dal 71% circa dagli oceani e da un altro 10% circa dai ghiacci. Anche e soprattutto alla luce di questo fatto l’IPCC ha lanciato un monito: “Se non si attueranno politiche di contenimento dei gas serra il livello del mare potrebbe raggiungere i 30-60 cm entro il 2100, anche se riuscissimo a limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi C rispetto all’era preindustriale”.
Ora, un ulteriore studio pubblicato su Science conferma che lo scenario sembra essere più tragico del previsto. Lo scenario dell’IPCC infatti dichiarava che l’innalzamento dei mari fosse previsto di circa 3,2 mm all’anno. Questa era una previsione a medio e lungo termine basata su misurazioni satellitari effettuate dall'inizio degli anni '90.
Ora però, grazie allo studio di Benjamin Hamlington, scienziato del NASA’s Jet Propulsion Laboratory (JPL), sappiamo che la crescita negli ultimi anni è stata mediamente di 4,8 mm all’anno, dovuta principalmente dallo scioglimento più rapido del previsto del ghiaccio della Groenlandia.
Già nel 2018 lo scienziato ed il suo team di ricerca avevano riportato dei primi segnali di accelerazione dello scioglimento. Nel 2019 poi, in uno studio pubblicato su Nature Climate Change un team di ricerca della Old Dominion University, guidato da Sönke Dangendorf ha mostrato che i mari sono aumentati di ben 20 centimetri dal 1900. Lo scienziato inoltre ha ipotizzato che le correnti oceaniche siano la causa di un’oscillazione variabile dell’altezza. Studiando il mare norvegese, grazie a delle ricostruzioni che hanno analizzato dal 1960 al 2015, è giunto alla conclusione che proprio lo spostamento delle correnti fosse la spiegazione alle frequenti oscillazioni anche di 20 millimetri di altezza.
Aimée Slangen infine, una scienziata del clima del Royal Netherlands Institute for Sea Research, sta cercando di integrare le recenti proiezioni dei modelli climatici per prevedere quando il livello del mare salirà di 25 centimetri sopra i livelli del 2000. A quel punto, secondo il team della scienziata, inondazioni costiere che si sarebbero dovute ogni 100 anni, potrebbero invece accadere annualmente. Secondo la dott.ssa Slangen la fatidica soglia dei più 25 cm verrà raggiunta tra il 2040 e il 2060.
Il Sentinel-6 Michael Freilich
Per monitorare meglio la situazione ora ci verrà in aiuto Sentinel-6 Michael Freilich, cioè un satellite europeo costruito e messo in orbitain collaborazione con la Nasa appositamente per eseguire rilievi precisi dei cambiamenti del livello del mare. Sentinel-6 'Michael Freilich', che prende il nome dall'ex-Direttore di Scienze della Terra della NASA, morto quest’anno, fa parte del programma di Osservazione della Terra Copernicus dell'Unione Europea e di fatto funzionerà come i suoi predecessori. Una delle differenze più importanti però, sarà che questo satellite riuscirà a misurare l’altezza dell’oceano anche entro i 300 metri dalla costa.
Gli altri "problemi" degli oceani
Fino ad ora quindi abbiamo visto come l’innalzamento dei livelli de mare sia oltre le più pessimistiche previsioni che conoscevamo. Tutto ciò dev’essere raccontato senza tralasciare il problema dell’anossia, cioè un’insufficiente livello di ossigeno nel mari che può portare alla perdita di gran parte della biodiversità. Questo è già accaduto 444 milioni di anni fa, nel tardo Ordoviciano ed oggi i nostri Oceani potrebbero rischiare la stessa fine. C’è una grande differenza però: ne siamo consapevoli e potremmo e dovremmo fare qualcosa.
Per ora sembra che la perdita di biodiversità stia avanzando senza freno e le politiche per rallentare questa perdita sono altamente insufficienti. Dei venti obiettivi, chiamati anche Aichi Targets dal nome del luogo dove si era tenuta la decima Conferenza delle Parti della Convenzione, cioè a Nagoya, nella Prefettura di Aichi in Giappone, per proteggere la biodiversità ad oggi nessuno è stato raggiunto pienamente.